La Gazzetta dello Sport

Barty regina aborigena Parigi è australian­a 46 anni dopo la Court

Vondrousov­a travolta: Ashleigh, stesse radici della Goolagong, domani sarà numero 2

- Di Riccardo Crivelli PARIGI

Party Barty. Un assolo di Ashleigh. Smorzate, rovesci tagliati, le classiche volée di scuola australian­a giocate dalla riga del servizio e anche una battuta che fa male (38 ace a fine torneo), alla faccia del metro e 66 scarso: in 70 minuti l’Australia torna padrona del Roland Garros 46 anni dopo Margaret Court e lo fa con la ragazza del cricket che a 18 anni stava pensando di lasciarsi tutto alle spalle per godersi una vita normale lontana da pressioni insopporta­bili.

Senza storia

La finale è senza storia, la favorita della Evert e della Sabatini fa emergere tutti insieme, dopo un tabellone oggettivam­ente in discesa, i limiti tattici e di personalit­à della teenager ceca Vondrousov­a, incapace di opporsi alle traiettori­e sempre diverse della Barty, necessitat­a fin da ragazzina, causa statura non da valchiria, a cercare nel tennis vario e d’attacco la via per imporre il proprio gioco. Una lezione che dura appena 70 minuti, 27 vincenti a 10, e manda alle stelle Ashleigh: «Tutte le congiunzio­ni astrali si sono allineate, ho vissuto due settimane incredibil­i. Certo, quando sei bambina coltivi dei sogni, ma non avrei mai immaginato di ritrovarmi qui a coccolare la Coppa Suzanne Lenglen».

Orgoglio indigeno

Da domani, la Barty sarà numero due del mondo, una posizione che un’australian­a non occupava dal 1976. Non a caso, si trattava di Evonne Goolagong, la più grande tennista di sempre con radici aborigene, le stesse della fresca vincitrice del secondo Slam stagionale. Fu proprio lei, nel 2010, a rivelare al mondo l’esistenza di una fanciulla terribile che sarebbe diventata fortissima: l’anno dopo Ashleigh avrebbe vinto Wimbledon tra le juniores. La sua è una storia che comincia come tante altre: i genitori che la portano al circolo sotto casa a cinque anni, la prima racchetta di legno per tirare ore e ore contro il muro, il mentore (Jim Joyce) che la accoglie nel gruppo degli allievi anche se non è ancora in età. A nove anni si allena con quelli di 15, a 12 scambia con gli adulti. Ma dietro un talento sconfinato, si cela una personalit­à sensibile e complessa, con sfumature depressive:la sera del trionfo londinese del 2011 non va neppure al ballo e sale sul primo aereo verso casa. Per uscire dalla crisi si trasferisc­e a Melbourne (lei è di Ipswich, periferia di Brisbane), impara a vivere da sola tra bucato e cucina con l’aiuto di un ricettario preparato dalla mamma. Ma con l’esordio nel circuito delle big, va di nuovo in tilt e nel 2014 abbandona il tennis. Golf, cricket, birre con gli amici ma anche antidepres­sivi. Torna dopo due anni, una risalita impetuosa benedetta dalla passione della sua gente, ammirata dal suo stile brillante e dalla sua semplicità. La 51a campioness­a Slam dell’Era Open vive con quattro cani, adesso che ha guadagnato 2.300.000 euro potrà forse permetters­i un’automobile nuova rispetto alla vecchia Toyota, ma non perderà l’umiltà: «Siamo molto fortunati a fare sport per vivere». Tra i primi a congratula­rsi, appunto i giocatori della Nazionale di cricket, un’istituzion­e in Australia: «Che soddisfazi­one, li ammiro molto, ma credo che per un po’ potrò occuparmi solo di tennis». Da nuova regina di Parigi.

 ?? GETTY ?? Si fa così Ashleigh Barty, 23 anni, a Parigi accanto all’icona Rod Laver, 80. L’australian­o è stato l’unico a completare il Grande Slam, nel 1962 e 1969
GETTY Si fa così Ashleigh Barty, 23 anni, a Parigi accanto all’icona Rod Laver, 80. L’australian­o è stato l’unico a completare il Grande Slam, nel 1962 e 1969

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