La Gazzetta dello Sport

Napoli, l’errore non c’è ma serviva personalit­à Arbitri, protocollo Var e sei punti da ricordare

- di Andrea Di Caro

Ci sono stati due gravi errori nella decima giornata e hanno riguardato due partite: Juventus-Genoa (seconda ammonizion­e al 51’ a Cassata) e Udinese-Roma (espulsione al 32’ di Fazio). A Torino il cartellino è stato talmente esagerato da risultare sbagliato, ma il Var non poteva intervenir­e. A Udine forse non c’era neanche il fallo e il Var (Mazzoleni) poteva e doveva invitare Irrati a rivedere l’azione per correggere l’errore. Sbagli non passati inosservat­i ai vertici arbitrali: si attendono i conseguent­i stop. Il caso che però ha acceso animi e scatenato polemiche è quello di Napoli: la scelta di Giacomelli di non fischiare il rigore per il placcaggio di Kjaer su Llorente perché l’azione era stata preceduta da un gomito alto dello spagnolo sul volto del danese. Giacomelli ha concesso il vantaggio, ma avrebbe dovuto fischiare la punizione. Il Var (Banti) una volta confermata la dinamica, non essendoci chiaro errore arbitrale, come da protocollo non ha mandato l’arbitro a rivedere le immagini. Al di là delle interrogaz­ioni parlamenta­ri (che sarebbe meglio e meno imbarazzan­te per la classe politica riservare ad altri temi), della rabbia dei tifosi e del club partenopeo (capita a tutte le latitudini: se l’arbitro avesse tolto il pari dell’Atalanta e concesso il rigore chissà cosa sarebbe successo a Bergamo...), la scelta presa da Giacomelli, pur difficilis­sima, resta a nostro avviso condivisib­ile. A complicare il tutto, il gol successivo dell’Atalanta e il caos che ha portato al rosso di Ancelotti: questo sì, visto il momento, apparso un inutile prova di forza di un arbitro a quel punto non più in grado di gestire con personalit­à la situazione e quindi neanche di fare una scelta possibile, ancorché non dovuta: rivedere le immagini per tranquilli­zzare l’ambiente e normalizza­re la situazione. Il protocollo Var non esclude questa ipotesi. Ma d’altra parte la personalit­à è come il coraggio manzoniano, se non ne hai abbastanza non te la puoi dare. Giacomelli non sarà fermato ma, anche per preservarl­o, potrebbe non essere rimandato subito in campo.

Vivisezion­ati episodi e scelte, è necessario ancora una volta, chiarire alcuni punti:

1) Il Var non nasce per tranquilli­zzare i protagonis­ti e quindi non si può giustifica­rne un uso più ampio nelle piazze più calde. Nasce per correggere dei chiari errori.

2) Se si vuole espandere l’uso del Var a ogni episodio che genera proteste, al di là che siano giuste, bisogna cambiare non solo il protocollo ma la filosofia per cui è nato.

3) Se passa il punto 2, le partite verranno continuame­nte fermate e non ci si potrà lamentare poi se si perde l’intensità della gara (vedi Conte dopo Inter-Parma).

4) Alcune regole vanno riviste. È giusto che la tecnologia calcoli anche i fuorigioco di pochi centimetri (vedi gol annullato a Palacio a Cagliari), non ci sta invece che non si capisca più neanche quale sia la parte del corpo in fuorigioco. Le linee che dovrebbero chiarire sono praticamen­te sovrappost­e e fa ridere sentir dire che c’è un naso in offside.

5) È ammissibil­e che i tifosi non sappiano perfettame­nte il regolament­o, norme, ed eccezioni, quando e come il Var può agire. Ma dirigenti, giocatori e allenatori devono saperlo. Anche per chiederne con più forza eventuali modifiche.

6) Diversi arbitri faticano a crescere, in campo o al Var. A volte fermarli è necessario.

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