La Gazzetta dello Sport

Juve e Inter: come i cambi... cambiano

Sarri pesca dalla panchina Higuain, Dybala e Douglas, Conte fermo ai lampi di Barella

- Di Valerio Clari e Matteo Pierelli

Aveva appena perso la sfida diretta a San Siro con gol del subentrant­e Higuain e per parlare della panchina della Juve Antonio Conte si mise a fare il mimo. Una mano sugli occhi, l’altra a indicare immaginari giocatori: «Se chiudi gli occhi e peschi, peschi bene. Gente come Ramsey, Higuain, Emre Can, Rabiot non era in campo all’inizio». Prima cosa: aveva digerito meglio quella sconfitta che l’ultima. Seconda cosa: la scenetta riassume bene il Conte-pensiero sulla distanza fra la sua panchina e quella dei rivali. Su questo, e sul diverso peso dei non-titolari, in pochi si sono sentiti di obiettare. La rosa della Juve non ha paragoni per profondità, almeno nel nostro campionato: chi si è alzato dalla panchina, da Higuain allora a Douglas Costa mercoledì, spesso risolve problemi. In 15 partite complessiv­e, fra campionato e Champions, è successo sei volte, con tre gol e tre assist. Il triplo rispetto all’Inter, ferma a due lampi di inizio stagione, tutti firmati Barella, uno che era un titolare ma dall’inseriment­o ritardato. Dal 17 settembre, data di Inter-Slavia Praga, il tecnico non ha più trovato una «giocata decisiva» fra gli uomini seduti al suo fianco.

Da Esposito a Lazaro

La sostituzio­ne che è andata più vicina all’essere vincente è quella che ha lanciato un 17enne in Champions. Esposito nell’andata col Dortmund entrò, fece fare «oooh» con uno stop e poco dopo rimediò un rigore in fuga solitaria. L’errore dal dischetto di Lautaro non ha “sporcato” la prestazion­e di Seba, da 7,5 in pagella. È il picco fra i 36 voti di chi è entrato nell’Inter a gara in corso. Nel complesso ci si ferma a qualche centesimo dal 6, come media voto (5,94). Nella memoria dei tifosi resta un Politano spesso pericoloso quando entrava nei finali, il ricorso a Lukaku a Genova in 10, un paio di innesti positivi di Sensi e Candreva. Il resto dimenticab­ile, o indimentic­abile per i motivi sbagliati, come il terribile impatto di Lazaro a Reggio Emilia, col Sassuolo vicino al clamoroso 4-4. In generale, con un modulo fisso e risorse contingent­ate da infortuni e impegni ravvicinat­i, i cambi difficilme­nte in questa parte di stagione hanno costituito svolte. Più spesso sono serviti per far rifiatare, provare a mettere pezze, tenere un risultato.

Il tesoro di Sarri

Diversa la situazione in casa Juve, dove l’andazzo si è visto fin dall’alba della stagione. Alla prima giornata, contro il Parma, al fianco di Martusciel­lo (Sarri era alle prese con problemi di salute) c’erano 12 bianconeri che valevano su per giù 400 milioni di euro. Si poteva trovare un po’ di tutto: vincitori di Champions (Mandzukic), campioni del Mondo (Buffon), difensori con un grande futuro davanti (De Ligt) e numeri 10 richiestis­simi (Dybala). Un caso emblematic­o della rosa XXL della Signora, che sperava di dare una sforbiciat­a negli ultimi giorni di mercato, cosa mai avvenuta. E questa si è rivelata la grande forza della Juve. I cambi (6,09 la media voto complessiv­a dei subentrati), spesso e volentieri, hanno fatto svoltare Sarri, che può portare in panchina uno tra Dybala e Higuain, due tra Douglas Costa, Ramsey e Rabiot, oppure scegliere tra Szczesny e Buffon. Cadendo sempre in piedi. Come a Mosca, dove ha deciso una magia di Costa, entrato da una ventina di minuti. Il brasiliano è uno dei 13 giocatori usati da Sarri a gara iniziata e ha una media voto di 7,5 da subentrato, ma con una sola presenza con voto al suo attivo, (mercoledì). Più credibile l’efficacia da «panchinaro» di Higuain. Nelle 4 gare in cui non è partito titolare il Pipita viaggia con una media voto di 6,63 con tra l’altro un gol (contro l’Inter) e un assist (contro il Torino) decisivi. La concorrenz­a con Dybala è stata benefica per la Juve: la Joya ha ritrovato il sorriso e Sarri ha dato libero sfogo a un turnover inappuntab­ile.

Panchinari Tre gol e tre assist per i bianconeri, il triplo rispetto ai nerazzurri

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