Lazio, un altro harakiri Europa appesa a un filo
Gol di Immobile al 7’, poi i biancocelesti sprecano e subiscono il ritmo del Celtic che passa al 5’ di recupero
Un’altra beffa. Come a Glasgow, peggio di Glasgow. La Lazio cade ancora per mano del Celtic (sotto gli occhi del suo illustre tifoso Rod Stewart), come due settimane fa in Scozia. Raggiunta dopo essere passata in vantaggio e poi superata sul filo di lana (a Glasgow il gol partita era arrivato al 90’, all’Olimpico addirittura al 95’). E sempre dopo aver gettato tante occasioni per chiuderla. Il Celtic, che non aveva mai vinto in Italia, è già aritmeticamente ai sedicesimi, la squadra di Inzaghi invece dice praticamente addio all’Europa League. Solo un esile filo di speranza la tiene in vita. Per passare il turno deve battere il Cluj tra tre settimane all’Olimpico (possibilmente con due gol di scarto), poi vincere a Rennes all’ultima giornata sperando che contemporaneamente il Celtic batta i romeni in casa loro. Un filotto di risultati che definire difficile è il minimo (in Europa la squadra di Inzaghi ha perso 7 delle ultime 8 gare). E che rende ancora più amara una serata cominciata nel migliore dei modi, col solito gol di Immobile, e continuata tra amnesie, sofferenze, ma anche tante occasioni da gol create e non capitalizzate (oltre a un rigore negato dall’arbitro).
Questione di ritmo
Lazio vittima dei suoi errori, dunque, ma anche di ritmi diversi, terribilmente diversi tra le due squadre. Nella fase centrale della partita, da metà primo tempo e metà ripresa, gli scozzesi corrono al doppio della velocità, montano un pressing che toglie fiato e idee alla Lazio. Che, viceversa, quando il ritmo è più umano (nei primi e negli ultimi venti minuti di gioco) fa valere la sua maggiore qualità. Solo che la traduce appena in un misero gol, quello segnato da Immobile dopo sette minuti sul cross di Lazzari «sporcato» da Jullien. Avrebbe, la squadra di Inzaghi, la possibilità di raddoppiare con Immobile e Milinkovic prima che salga la marea scozzese, ma non lo fa. E a quel punto va in difficoltà e consente agli ospiti di riacciuffarla prima dell’intervallo con Forrest. Pari scozzese che arriva al termine di un’azione condita da una serie di errori di disimpegno da parte dei laziali, figli proprio del pressing asfissiante del Celtic. Il tecnico degli scozzesi Lennon, a sorpresa, si schiera a specchio con la Lazio. Con un 3-5-2 molto elastico, però. Christie fa il pendolo tra centrocampo e attacco e Forrest (l’autore dell’1-1) copre tutta la fascia in maniera impressionante. In mezzo Brown e McGregor sembrano in quattro. Gli scozzesi, a inizio ripresa, hanno anche l’occasione di passare in vantaggio, ma non capitalizzano le opportunità capitate sui piedi di Edouard e Forrest.
Suicidio finale
Il ritmo forsennato degli ospiti evapora a metà ripresa e consente alla Lazio di tornare in cattedra. Anche perché nel frattempo Inzaghi ha messo dentro altri due big, Luis Alberto e Lulic, rendendo la formazione (che inizialmente aveva cinque giocatori diversi rispetto a San Siro) molto simile a quella titolare. Con lo spagnolo dietro le punte la Lazio riprende il comando delle operazioni e sfiora il gol con Immobile, Milinkovic, Luis Alberto e Parolo. E si vede anche negare un rigore che - se nei gironi di Europa League ci fosse la Var - le sarebbe stato concesso. Sul tiro di Immobile Jullien respinge prima con il corpo e poi anche col braccio, l’arbitro Stieler non se ne accorge e nessuno può evitare l’errore. Il Celtic, che ha finito la benzina, dà chiari segnali di volersi accontentare del pareggio, ma in questo modo invoglia la Lazio a sbilanciarsi ancora di più, esponendosi al contropiede. Quello che concretizza la beffa arriva a pochi secondi dal gong per merito dell’ex genoano Ntcham, subentrato a Christie. A regalare la palla al Celtic è Berisha, anche lui entrato in corsa (per Vavro). Il kosovaro uscirà poi tra le lacrime. Sintesi amara della serata laziale.