La Gazzetta dello Sport

Questo matrimonio con il Bayern non s’ha da fare

Il club bavarese e l’allenatore francese non trovano l’accordo

- Di Pierfrance­sco Archetti

Smentita del club «Apprezziam­o il tecnico ma non riteniamo che sia giusto per noi»

Arsène Wenger ha compiuto da poco 70 anni, ne ha trascorsi quasi 22 sulla panchina dell’Arsenal e durante tutto questo periodo ha avuto uno spasimante non troppo segreto: il Bayern. Ogni volta che il club viveva una crisi tecnica, ogni volta che KarlHeinz Rummenigge e Uli Hoeness dovevano rifondare la squadra per dare vita a un nuovo corso, usciva il nome del francese, contattato anche quando era al Monaco, nel 1994. Le ragioni erano la competenza, la stima e le origini alsaziane di Wenger, nato a Strasburgo, in una terra di confine che cambiava bandiera dopo le guerre e in cui si parla francese e tedesco. E il signor Arsène Charles Ernest una volta arrivato a Monaco di Baviera sarebbe stato capace di esprimersi nella lingua locale. Però lui e l’Arsenal non hanno mai divorziato, fino all’estate del 2018.

Contatti e rifiuto

Il Bayern si è interessat­o anche in questi giorni, ma pure stavolta non si convolerà a nozze. «Arsène Wenger ha parlato al telefono con Karl-Heinz Rummenigge mercoledì pomeriggio, riguardo a un interesse per il posto di allenatore al Bayern. Il club apprezza l’allenatore per il suo lavoro all’Arsenal, però non ritiene che sia un’opzione come tecnico da noi», questo il comunicato della società su richiesta della Bild, che aveva scritto di trattativa già avviata. Dal tono, pare più che sia stata la società a non ritenere valida la soluzione. Significat­ive comunque erano state anche le parole di Wenger all’emittente beIN Sports, dove commenta la Champions League e ha analizzato anche la partita di mercoledì tra Bayern e Olympiacos. «Non ho deciso se torno in pista o no, perché allenare è la mia vita, mi manca il campo, però sono anche felice di quello che faccio adesso. Sarebbe una decisione difficile. Non ho ancora parlato con il Bayern, però se vogliono farlo sono disponibil­e, perché conosco chi guida quel club da 30 anni. Tantissimi anni fa stavo quasi andando da loro».

L’uomo di casa

Sulla panchina dei rossi al momento siede Hansi Flick, dopo la separazion­e da Niko Kovac avvenuta domenica. Flick, già vice allenatore della Germania campione del Mondo nel 2014, era nei quadri tecnici anche se non faceva parte dello staff di Kovac, che ha come assistente il fratello Robert. Ex giocatore del Bayern, Flick era stato inserito dalla società per avere un uomo «di casa» che operasse anche sul campo, in caso di emergenza. E adesso l’emergenza è scattata. Il tecnico ad interim ha esordito l’altra sera, battendo 2-0 all’Arena l’Olympiacos in Champions: ci sarà anche domani nel big match di Bundesliga contro il Borussia Dortmund.

La soluzione vice

Poi la pausa per le nazionali, ma la ricerca di un nuovo allenatore potrebbe diventare «senza pressione», come ha ammesso il d.s. Salihamidz­ic. Gli obiettivi principali sono occupati almeno fino a giugno, oltre che da lunghi contratti ma che a fine stagione possono essere rivisti. Thomas Tuchel con il Psg, Erik ten Hag con l’Ajax. Il procurator­e di Ralf Rangnick, attualment­e dirigente al Lipsia, ha confermato quanto si sapeva, cioè che «non pensiamo che quanto portiamo possa andare bene al Bayern, quindi è inutile avere contatti concreti». Rangnick, tattico e controcorr­ente, non è mai stato nelle grazie di Hoeness. La soluzione Wenger, comunque fino a giugno, avrebbe lasciato al suo posto anche Flick, da buon secondo di saggezza, ritrosia alle luci della ribalta e in contatto diretto e amichevole con Rummenigge e Hoeness. Il traghettat­ore ideale è già in casa.

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