’A NUTTATA DEL NAPOLI
Contestazione all’allenamento al San Paolo: «Mercenari, ci vediamo in discoteca». Si salva Ancelotti che oggi ripristina il ritiro. Dietro l’ammutinamento il caso rinnovi
Quando nel luglio del 2018, nella conferenza stampa di inizio ritiro, a Dimaro in Val di Sole, Carlo Ancelotti si augurò di potersi allenare al più presto al San Paolo davanti ai propri tifosi, non immaginava certo il clima cupo e l’aria pesante, anche per i fumogeni, che si respirava oggi a Fuorigrotta. Già perché dopo anni di lontananza da Napoli, e non solo in senso fisico, questo appuntamento era stato programmato già dall’estate per avvicinare la gente alla squadra, che abitualmente si allena a Castel Volturno, il provincia di Caserta, a circa 50 chilometri dalla città. Tanto che, dopo i fattacci della notte di martedì si è pensato che l’appuntamento potesse essere rimandato. Invece
il presidente Aurelio De Laurentiis ha voluto confermare l’impegno, quasi a voler dire alla squadra: vi siete divertiti ad ammutinarvi, ora metteteci la faccia davanti alla gente.
Petardi e fumogeni
E così poco dopo le 14 davanti al passo carraio dove il bus della squadra accede allo stadio, si sono schierati un centinaio di ultrà dei gruppi organizzati, che hanno esposto uno striscione con su scritto «rispetto» e intonato slogan pesanti contro la squadra, definita mercenaria, e pure contro il presidente De Laurentiis. I giocatori – canzonati anche col coro: «Ci vediamo in discoteca» – sono arrivati ognuno coi propri mezzi, entrando alla spicciolata da ingressi laterali, mentre le forze dell’ordine tenevano tutto sotto controllo. Atmosfera resa ancora più pesante dall’uso di fumogeni e petardi.
Urla nel vuoto
Quando l’allenamento stava per iniziare e tutta la squadra era dentro l’impianto, gli ultrà hanno lasciato la loro postazione. All’interno si sono presentati circa 500 tifosi (ingresso riservato, nel settore Distinti) dei 13 mila abbonati. Certo, la giornata lavorativa e il clima tutt’altro che di festa ha scoraggiato i più. Fatto sta che i fischi e la contestazione, seppur meno pesante, c’è stata anche dagli spalti dell’impianto vuoto, nel quale riecheggiavano fischi e insulti per i giocatori, con il capitano Lorenzo Insigne preso di
mira. Dries Mertens comunque si è avvicinato ai tifosi ed ha applaudito. Un gesto quasi di scuse per la gente di Napoli. Ma in questo momento l’ambiente è così teso che nemmeno si riesce a capire un segnale distensivo. Alla fine della seduta testa bassa e silenzi nello spogliatoio. Magari qualcuno si è già pentito del gesto di rottura di martedì notte. Tornare indietro, però, non si può. Ma si può sempre cercare di riattaccare i cocci, mostrando il massimo impegno in campo e cercando di rimontare posizioni in campionato. Quando il San Paolo viene avvolto dalle tenebre, i giocatori lasciano l’impianto in maniera quasi furtiva, anche se ormai non c’è più nessuno ad attenderli e fa tristezza che qui domani sera si giochi, contro il Genoa, in un clima che non si preannuncia sereno.
Un uomo al comando
L’unico risparmiato dalla contestazione è stato Carlo Ancelotti. Perché di sicuro in tutta questa querelle è quello che ha sbagliato meno e al tempo stesso perché chi ha veramente a cuore le sorti del Napoli, sa che solo il suo prestigio e carisma può far ritrovare serenità e concentrazione a un gruppo che al momento appare travolto dagli eventi. Non sarà semplice nemmeno per un totem come lui, visto che gli stessi giocatori che ha sempre difeso stavolta l’hanno fatta grossa con l’insubordinazione. E a proposito di ritiri: oggi il Napoli farà quello pre partita a Castel Volturno. Nelle partite interne Ancelotti spesso preferisce non farlo, a parte nella gara prima della sosta, come questa. Ma stavolta vogliamo leggerlo anche come primo segnale di distensione dopo giorni a nervi scoperti.