La Gazzetta dello Sport

Dietro il Muro c’era la truffa più grande

- di Franco Arturi farturi@rcs.it portofranc­o@rcs.it

Domani ricorre il trentesimo anniversar­io della caduta del Muro, dietro al quale si nascondeva­no anche grandi glorie e grandi misteri sportivi. Ma qual era il segreto del successo in questo campo della “Ddr”? Almerigo Fattai È stata, nè più nè meno, la più grande truffa della storia dello sport, fondata sul doping di stato, secondo programmi controllat­i dalla Stasi, famigerato servizio segreto di quella dittatura comunista. Dietro di sé ha lasciato una scia di infelici, condannati, proprio per l’abuso di ormoni, alle più diverse e gravi malattie. Si cominciò a sospettare alla fine degli anni 70, ma i tedeschi Est riuscirono a farsi beffe ancora per quasi tutti gli anni 80 delle nascenti e ancora timide normative antidoping.

Ne uscì fuori una potenza sportiva di mostruosa efficienza, capace di rivaleggia­re, con poco più di 16 milioni di abitanti, e spesso battere nel medagliere olimpico colossi come Usa e l’allora Urss. In 32 anni (di cui solo 20 distinti dai tedeschi Ovest) i Ddr hanno vinto 568 medaglie ai Giochi, soprattutt­o in nuoto (in particolar­e femminile) e atletica, ma anche in canottaggi­o, boxe, canoa, ginnastica, slittino, sci di fondo, pattinaggi­o velocità. Avendo partecipat­o a sole 5 edizioni dei Giochi estivi, la Germania Est è tuttora al nono posto del medagliere assoluto. Una fabbrica a ciclo continuo. Ho cominciato presto a viaggiare e risiedere in

Germania Ovest, dove l’entità separata all’Est, ufficialme­nte chiamata Deutsche Demokratis­che Republik, veniva sempre preceduta dall’aggettivo “sogenannte”, cioè cosiddetta. E infatti la patente di democrazia era inesistent­e. Ricordo molto bene le visite sul confine: vedevamo dall’altra parte, dietro il filo spinato e la zona della morte, i “Vopos”, cioè i poliziotti della “Volks Polizei” con mitra spianati e cani lupo ringhianti. Questo il clima di guerra fredda che si respirava. E le autorità della Germania

Est, ignorata dai più nel mondo, decisero che la strada per farsi conoscere sarebbe stata lo sport, in una delle più impression­anti strumental­izzazioni mai viste. Ricordo un’inchiesta della Gazzetta del ‘74, con visita dell’inviato Marco Cassani: fecero vedere a lui e agli altri solo quello che volevano nel celebre Istituto centralizz­ato di controllo, quello per lo Sviluppo dell’Educazione Fisica di Lipsia (DHfK), parlarono delle loro campagne di reclutamen­to, dell’articolo 34 della Costituzio­ne («Ogni cittadino ha diritto all’educazione fisica e allo sport»), dei loro impianti. Poi salutarono, chiusero le porte e continuaro­no nelle loro pratiche orrende e vietate, l’unico vero motivo di quei trionfi. Certo, in Finlandia, in Russia, negli Usa e in Italia il “doping scientific­o” non è mai mancato, ma niente in confronto a quel meccanismo infernale e cinico, pianificat­o dallo stato.

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Coppia d’oro Kornelia Ender e Roland Matthes, fenomeni del nuoto DDR

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