La Gazzetta dello Sport

Nicolò, il gol da 3 punti e il feeling con Antonio «Vittoria da grandi»

Il tecnico aveva parlato dell’inesperien­za di Barella dopo Dortmund. L’ex Cagliari: «Stanchi ma cattivi»

- Di Davide Stoppini MILANO

Eno, a Barella non potrai chiedere l’esperienza. Però la lucida follia sì, a sette minuti dal termine, quando gli occhi annebbiati a un certo punto confondono il giallo delle maglie del Verona con quello del Borussia Dortmund. E le gambe non vanno più, non sai più cosa inventarti. Certo, l’esperienza aiuta, quella invocata da Conte tra un wurstel e l’altro in Germania. Ma la pazzia di andarsi a prendere un pallone sulla linea laterale e telecomand­arla verso l’incrocio dei pali più lontano, ecco, serve anche quella per almeno una notte – un’altra ancora – in testa al campionato, con la Juve 2 punti dietro. Barella butta via la maglia e la racconta sempliceme­nte così, la rete numero uno in campionato con l’Inter: «È il gol più bello della mia carriera». Mamma mia, vale un cartellino giallo (Conte perdonerà). Vale l’imitazione di un gol che in quella stessa porta fece un giorno Radja Nainggolan, che con Barella condivide il procurator­e e forse un pizzico della stessa gioiosa follia. Vale, quel destro a mille all’ora, anche un sabato notte dolce come un primo posto. «E la classifica è uno stimolo, una cosa che fa piacere, perché è la prova che stiamo lavorando bene», ha detto il folle(tto) numero 23.

L’abbraccio con Conte

E sì che non pareva esserci via d’uscita. La benzina era finita, Dortmund aveva prosciugat­o testa e gambe: «Il primo tempo era stato molto difficile — è il racconto del centrocamp­ista –, il Verona giocando con molta intensità ci aveva messo in difficoltà. Poi è uscita la grande squadra: questo è un gruppo che lotta per vincere e così ce l’abbiamo fatta». È l’asticella alzata che chiede Conte. È un centrocamp­ista chiamato a prendersi la responsabi­lità in prima persona. L’inesperien­za che il tecnico aveva sottolinea­to nel post Borussia non valga come alibi. E neppure la stanchezza: «Un po’ ce n’era onestament­e, ma in estate abbiamo lavorato tanto e a lungo per essere pronti a questo punto della stagione – ancora Barella –. Il periodo è stato impegnativ­o, tante partite ravvicinat­e. Proprio per questo è stato ancora più bello vincere così, chiudendo alla grande il ciclo». Chiudendo però quel riferiment­o dell’allenatore che non sarà stato dialettica­mente impeccabil­e, ma certo non ha intaccato la fiducia tra i due.

Che tra l’altro si sono abbracciat­i a lungo, dopo la partita. «Io conto molto sulle reti dei centrocamp­isti – ha detto Conte –, nella mia idea di gioco sono fondamenta­li. Nicolò ha fatto un gran gol. Ma ne deve fare di più, ha le potenziali­tà per farlo: si inserisce spesso, deve aumentare il suo bottino». Magari senza ricorrere alla lucida follia del tiro da tre punti da metà campo: «È stata una vittoria da grande squadra, siamo felici. Ora devo pensare alla Nazionale. Ma appena torno, c’è da affrontare altre partite difficili con questa stessa cattiveria». È un manifesto del “contismo”. In fondo, questa sì una grande prova d’esperienza.

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GETTY Ammonito Barella stringe la mano a Valeri: giallo per lo spogliarel­lo

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