La Gazzetta dello Sport

Parma-Roma viaggia con l’alta velocità

Al Tardini il confronto tra le squadre che nella fase offensiva si affidano a due frecce

- Di Andrea Pugliese e Andrea Schianchi

Dove in tanti anni non è mai arrivata la politica, ci pensa il calcio. Parma, per un giorno, si trasforma in una stazione dell’alta velocità, a dispetto di una mancanza che i cittadini del territorio hanno più volte segnalato. Nel caso specifico, nel tardo pomeriggio di oggi, i binari saranno trasportat­i allo stadio Tardini, con le frecce Gervinho e Kluivert che scaldano i motori e si preparano a far vivere agli spettatori una partita basata sulla rapidità, sulle immediate verticaliz­zazioni e sull’intensità. Se sotto la guida di Fonseca la Roma ha cambiato pelle rispetto al passato, e con questa cura ha raggiunto il terzo posto in classifica, il Parma di D’Aversa della velocità ha sempre fatto l’arma principale. D’altronde, quando si ha a disposizio­ne uno come Gervinho, non si può fare diversamen­te: l’ivoriano ama avere il campo aperto davanti a sé, in contropied­e è micidiale, mentre se le difese sono chiuse tutto diventa più difficile. L’ultima dimostrazi­one offerta è di una settimana fa, al Franchi di Firenze: lancio di Kucka e volata di Gervinho a beffare il portiere della Viola.

Il nuovo leader

Tutto il gioco del Parma è finalizzat­o a sfruttare al massimo le qualità del suo campione. In estate parecchi tifosi chiedevano

La Roma cerca di consolidar­e il terzo posto in una trasferta insidiosa per il livello degli avversari che hanno creato grossi problemi a tante squadre. E il Parma, dopo aver perso di misura con la prima (Juve) e aver pareggiato con la seconda (Inter), vuole battere la terza a D’Aversa più possessopa­lla, maggiore controllo del gioco, ma il tecnico non si è fatto incantare: il tiqui-taka non è la soluzione migliore per il Parma, squadra che deve fare dell’aggression­e, della grinta e del recupero veloce del pallone le sue qualità principali. E difatti, spostando leggerment­e più avanti il baricentro, D’Aversa ha ottenuto ciò che cercava: pressing più efficace e solito velenoso contropied­e. Gervinho, inoltre, da quando l’infortunat­o Bruno Alves gli ha consegnato la fascia di capitano, ha indossato i panni del leader. Ora non gioca più per sé, non s’intestardi­sce in dribbling senza sbocchi, ma si mette a disposizio­ne della squadra, i suoi movimenti sono armonizzat­i con quelli dei compagni. E così eccolo, oltre ai gol, sfornare anche assist e cross deliziosi. Parte da sinistra, ma sterza spesso e volentieri, e soprattutt­o dialoga con facilità con gli altri elementi dell’attacco. Con Kulusevski in particolar­e, capace di tocchi rapidi in verticale che innescano la freccia ivoriana e la spediscono spesso e volentieri davanti alla porta avversaria.

Come un papà

Se Gervinho, tornato dalla Cina a miracol mostrare, è il valore aggiunto del Parma, nella Roma che ha tanti uomini in grado di ribaltare il tavolo, Kluivert è certamente il simbolo di una costante crescita. «Justin? È uno di quelli che sta imparando tante cose. È giovane, deve crescere ancora, ma è un giocatore velocissim­o». Paulo

Fonseca ha difeso così il suo velocista giovedì sera, subito dopo la sconfitta subita dai gialloross­i in Europa League contro il Borussia Moenchengl­adbach, in terra tedesca. Già, perché Kluivert nella ripresa di quella partita ha avuto anche un paio di occasioni importanti per chiudere la partita, sprecandol­e però entrambe. Il portoghese, però, ha deciso di passarci sopra, quasi come un papà con un figlio che sai che sta maturando. E che promette bene.

Sempre in verticale

Quel che aveva sorpreso, però, era stata ancora una volta la sua facilità nell’attaccare gli spazi, nell’andare in verticale. E nel bruciare gli avversari sullo sprint, sugli allunghi. Rispetto a Gervinho l’olandese è meno veloce palla al piede ma più efficace – appunto – negli spazi vuoti. Sarebbe l’ideale come contropied­ista, per Fonseca è anche importante per come sa allungare le squadre avversarie. E non è un caso che Justin (9 gare e 754 minuti) sia quello tra gli attaccanti che ha giocato di più dopo Dzeko (11 partite e 1029 minuti, recuperi compresi) e quasi alla pari con Zaniolo (11 match e 787 minuti). È vero, gli infortuni hanno tolto spazio ai vari Under, Perotti e Mkhitaryan, ma anche adesso che il tecnico portoghese li ha praticamen­te a disposizio­ne tutti (tranne l’armeno), Kluivert continua ad essere una delle sue scelte predilette. Del resto, se c’è un gol che rappresent­a davvero il manifesto del calcio di Fonseca, forse è proprio quello che Kluivert ha segnato a Udine, con una ripartenza secca e una transizion­e box to box di Pastore e pennellata finale (con sterzata annessa) dell’olandese. «È il nostro modo di attaccare, siamo una squadra di giocatori molto rapidi – ha detto Justin due giorni fa – Io quest’anno ho più fiducia, gioco di più, oramai mi sono adattato e il sistema di gioco mi piace. Il Parma? Gara difficile, ha attaccanti veloci, ma vogliamo vincere, per noi sarà una finale». E lui vuole continuare a crescere proprio così: cancelland­o gli errori e lasciandos­i alle spalle scie vincenti.

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