La Gazzetta dello Sport

MESSAGGIO «COSTRUTTIV­O» PER ZHANG

- di Luigi Garlando

Come fa a non venirti il sospetto? A Dortmund, Antonio Conte dice: «A chi chiedere qualcosa di più? A Barella che arriva dal Cagliari?»

Al termine di una splendida cavalcata durata tutta la stagione Matteo Berrettini è chiamato ad affrontare nel corso del girone eliminator­io delle Finals di Londra tre dei primi cinque giocatori del mondo. La dea bendata non ha avuto pietà per la matricola azzurra che, oltre ad essere stato inserito nel gruppo sulla carta più tosto, sarà costretto ad inaugurare oggi pomeriggio l’evento sfidando il grande favorito del torneo, cioè Nole Djokovic. Per l’azzurro c’è il rischio concreto di rimanere scottato, ma anche la possibilit­à di apparire meno vulnerabil­e e di ridurre la forbice che lo separa dai mostri sacri del tennis mondiale. D’altronde Berrettini è in grado di sviluppare un gioco istintivo dotato di “timing” e con una velocità di esecuzione, con il servizio e il dritto, di tutto rispetto. Il romano propone un tennis contempora­neo più diretto che raffinato ma tremendame­nte efficace sorretto da un comportame­nto irreprensi­bile.

Ma al di là del risultato, importante ma non vitale per un giocatore alla prima esperienza su questo palcosceni­co, il vero esame per Matteo riguarderà la gestione delle emozioni. Dopo aver fallito, sotto questo punto di vista, nell’arco della stagione contro Federer a Wimbledon, ma aver rialzato la testa a New York contro Nadal e poi contro Thiem a Vienna, è nuovamente inciampato a Parigi contro Tsonga facendo un passo indietro. Si dice che «nessuno nasce pronto», ma per salire ancora di livello Matteo dovrà essere in grado di gestire emotivamen­te le sfide più complesse cominciand­o magari proprio da questo Masters di Londra.

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