Una missione da ex per Malinovskyi contro lo Shakhtar
Mai capito dal suo ex club, beffato all’andata: torna in Ucraina con l’Atalanta e ha una notte per vendicarsi
Sarebbe la sua partita, perché è quella del ritorno in patria, da ex, con tanta voglia di rivincita. Non è certo che la giocherà dall’inizio, anche se i guai assortiti dell’attacco nerazzurro non fanno altro che rilanciare prepotentemente le sue quotazioni, con Zapata ancora fuori e Ilicic ultimo degli indisponibili. In ogni caso, Ruslan Malinovskyi si candida ad essere ancora decisivo: nella «partita dell’anno», contro quello Shakhtar che non riuscì mai a innamorarsi di lui. O a far innamorare.
Dodicesimo
Il primo gol segnato in Serie A, al Verona, riapre la discussione su un giocatore dal talento indubbio, che a Bergamo ha già mostrato ottime cose, ma che non è ancora riuscito a scalare l’ultimo gradino. Meno di un titolare, più di una riserva: per ora è un dodicesimo uomo di lusso. È impiegato part time Malinovskyi, che non ha ancora convinto del tutto Gasperini, per via di una certa incompiutezza tattica: difficile trovargli una collocazione diversa dalle zolle sulla trequarti che appartengono ad un solo padrone, il Papu Gomez. Sulla mediana, nello scacchiere dell’Atalanta, l’ucraino non pare ancora l’uomo perfetto, anche per via di qualche pallone di troppo perso, come si è visto anche contro il Verona (23). Ma la qualità c’è tutta e il suo sinistro è di origine controllata: stupisce, quasi, che siano state necessarie quindici giornate per regalargli la gioia della prima rete in A (prima aveva segnato solo in Champions, su rigore, al City). Naturalmente a modo suo, con una bordata di sinistro telecomandata all’incrocio.
Ex fantasma
Ora, dunque, Malinovskyi è un giocatore ulteriormente alleggerito, che può dare il massimo sfogo alla sua spiccata personalità: anche per questo, una gara come quella di domani può essere carburante, non zavorra. Perché la serata di Khakhiv è per tutta l’Atalanta il crocevia per il futuro europeo, ma per lui è anche qualcosa di più: sfiderà pezzi del suo passato e vorrà smentire chi non ha creduto in lui. Gli almanacchi non lo dicono, perché di presenze in prima squadra non ne ha collezionate, eppure Ruslan è stato un giocatore dello Shakhtar Donetsk per sette anni, dal 2005 al 2012, vivendo tutta la trafila nel vivaio e approdando però al massimo allo Shakhtar-3, la squadra riserve della squadra riserve.
Mancata fiducia
Quando il terreno sembrava fertile per il salto definitivo tra i grandi, il club iniziò a spedirlo in prestito un po’ ovunque: prima il Sevastopol, poi lo Zorja (con i primi assaggi d’Europa), quindi – nel gennaio 2016 - il Genk, in Belgio. Dove il nativo di Zytomir (centro distante un centinaio abbondante di chilometri di Kiev, parecchio lontano da Kharkiv e anche da Donetsk) si è definitivamente trasformato in giocatore vero, di caratura internazionale. Tre anni e mezzo al Genk (inizialmente insieme a Castagne), contraddistinti da alto rendimento, un infortunio grave e una data segnata in rosso: 29 maggio 2017, il giorno in cui i belgi riscattarono il suo cartellino, nonostante lui fosse ai box per la rottura del crociato. Un bel segnale di fiducia, come quella che in estate ha riposto in lui l’Atalanta, che l’ha acquistato dopo un’estenuante trattativa. E come quella che lo Shakhtar, viceversa, non aveva mai mostrato nei suoi confronti.
Rivincita
Ecco perché la partita di domani sarà speciale per tutti, ma per lui un po’ di più: perché è dal giorno del sorteggio che Malinovskyi aspetta l’11 dicembre, forse anche più di Gomez (che a Kharkiv ci ha giocato e non conserva bei ricordi). E perché all’andata, andò a tanto così dal gol del 2-1 pochi secondi prima del 2-1 in extremis dello Shakhtar, e fu scritta tutta un’altra storia. Ma la voglia di rivincita di Ruslan è stata solo rinvigorita.