Quando a Inter e Barça vengono
Da Lautaro a Pedro, da Suarez a Milito: i quarti d’ora decisivi della storia infinita
Ormai stanno diventando intime. Se fino al 2000 non si erano incontrate mai, ora sta diventando un appuntamento fisso. Inter e Barça non hanno bisogno di convenevoli, le fasi di studio sono azzerate, i quarti d’ora accademici aboliti. Si parte subito, si parte forte, ogni minuto può essere decisivo. E come se tutto fosse iniziato con quello scambio Ibrahimovic-Eto’o: prima nerazzurri e azulgrana avevano mischiato i colori in Champions solo due volte, in un trascurabile girone in cui sarebbero passate entrambe (2002-2003), da quel 2009-2010 hanno aggiunto 7 incroci. L’ultimo, a conferma dell’abolizione delle smancerie, dopo 3’ aveva colpito Lautaro. La prima fase del match parla nerazzurro: purtroppo per Conte, i quarti d’ora di un match sono sei. Li abbiamo scomposti, ognuno racconta un pezzo della storia di Inter-Barça o Barça-Inter. Da quando Zlatan e Samuel hanno dato il via alla “rumba”.
1-15’ Lautaro
Contro il Barça, al camp Nou a ottobre, i nerazzurri entrano in campo con il peso del pari iniziale con lo Sparta. Non c’è tempo per avere paura, Lautaro Martinez al 3’ si fionda su una palla rimpallata, si allunga e buca Ter Stegen. Valverde oggi dice: «Ci fece un gol di forza sfruttando gli spazi. E’ rapido, potente, ovvio che mi piace». Piacque ai nerazzurri trovarsi avanti, sentirsi alla pari, avere conferme di un lavoro che dava frutti in Italia. Quel gol, che non portò punti, aggiunse certezze. Serviranno stasera, per convincersi che «si può fare».
IL NUMERO 15-30’: Pedro
Minuto 26 della sfida di ritorno dei gironi del 2009-2010: gol di Pedro, Barcellona sul 2-0. L’andata era stato uno 0-0 di pura resistenza interista e di sprechi guardioleschi. Mourinho aveva appena riaperto il girone con la rimonta di Kiev, la gara del Camp Nou è una prova di maturità che Zanetti e compagni sembrano fallire male. Il 2-0 in meno di mezz’ora è un segno, il fatto che resti come risultato finale una specie di miracolo. Le due squadre sembrano lontanissime, l’Inter sembra non potersela giocare mai. Come a dire: adesso conta passare, poi le cose possono cambiare.
30-45’: Rafinha
Andata del 2018-2019, il ritorno a “riveder le stelle” nerazzurro. Terza gara del girone, dopo due vittorie: Spalletti va al Camp Nou senza rinnegare la nuova tendenza: possesso palla, ripartenze dal basso, qualità. Se la vuole giocare alla pari coi maestri. Al minuto 32 è Rafinha, l’ex rimpianto dal “loggione” interista, a indirizzare una gara che avrà un solo padrone. Finirà 2-0 senza discussioni. L’Inter non è pronta a fare il Barça.
45-60’: Suarez
Torniamo alla gara del 2 ottobre. Al minuto 54 Luis Suarez disegna una volée dal limite dell’area che dà inizio (e che inizio) al suo show personale. Il Barça ribalta con l’uruguaiano la gara: dicevano che in Champions non segnasse mai... Ora sottolineano che non segna da 4 anni in trasferta in coppa. Occhio.
61-75’: Milito
Venti aprile 2010, semifinale di andata. E’ scoccato il minuto 61 quando Diego Milito di testa rende trionfale una gara iniziata male (gol di Pedro), rimessa in piedi da Sneijder e ribaltata da Maicon. E’ probabile che il Meazza abbia iniziato a tremare lì, dopo quel clamoroso boato. Il pubblico sarà caldo anche stasera.
75-90’: Icardi
Se questa campagna europea è stata segnata da rimonte subite, la scorsa era quella dei match riacciuffati. Ritorno a novembre a Milano, Malcom (oggi desaparecido allo Zenit) dopo 83’ colpisce in contropiede. Minuto 84: giocata di Lautaro, tocco di Vecino in magic moment, gol di Icardi. E’ l’1-1 dell’illusione: gli ottavi sembrano vicini, le azioni di Mauro all’Inter non sono mai state così in alto.
Oltre il 90’: irrigatori
Novanta minuti possono non bastare: 2010, semifinale di ritorno. Al 92’ Bojan segna il gol qualificazione, al culmine dell’assedio. Annullato. Dalla paura alla festa è un attimo, liberatorio. Al Camp Nou accendono gli idranti per spegnere la gioia di Mourinho e giocatori. Non funzionerà. Non basta un po’ d’acqua.
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