Che dubbi: Rabiot latita e si aspetta il vero Ramsey
Il francese timido, il gallese in ritardo Gli arrivi low cost del centrocampo non svoltano. E intanto Emre Can...
Il nuovo che non avanza. Affari che sembravano d’oro ma che, per quanto visto finora, non sono stati così luccicanti. Aaron Ramsey e Adrien Rabiot erano le due pedine arrivate a parametro zero tra squilli di tromba che dovevano far svoltare la Signora. E invece...Il gallese e il francese hanno come alibi comune gli infortuni: spesso sono stati costretti a fermarsi e ripartire non è mai facile, ma il dato inconfutabile è che fino a questo momento il loro contributo è stato modesto. Sui 1800 minuti “disponibili” tra campionato e Champions (Bonucci ha fatto percorso netto), Ramsey ne ha messi insieme solo 464, mentre Rabiot ha fatto anche peggio, giocandone solo 446.
Tradizione
La scorsa estate il centrocampo era stato individuato come il reparto in cui si sarebbe dovuto intervenire per aumentare la competitività. E la Juve si era messa in moto con largo anticipo: l’1 luglio, primo giorno di mercato, la Signora aveva già in rosa i due nuovi centrocampisti, arrivati a costo zero (pagati “solo” gli oneri accessori) anche se con ingaggi pesanti. Per Ramsey la Juve aveva cominciato a lavorare già dall’inverno precedente. La mossa bianconera era stata sul solco di una tradizione cominciata con Pirlo e che ha avuto il suo apice con Pogba, strappato da svincolato allo United che lo ha poi riacquistato per più di 100 milioni.
Inserimento difficile
Ramsey, quando è arrivato a Torino, aveva sul groppone il grave incidente al bicipite femorale di aprile. E una volta carburato, il suo rendimento è stato più che discreto con i gol decisivi al Verona e alla Lokomotiv. Poi ecco il solito calo, seguito a ruota dall’altrettanto consueto infortunio (fastidio ai flessori), il terzo stagionale, che gli ha fatto saltare la Lazio e domani il Leverkusen. Dove invece si rivedrà Rabiot, assente da un mese. Non è stata un’esperienza in discesa quella del francese, condizionata dall’essere arrivato a Torino dopo i sei mesi di inattività al Psg. Quello
visto finora non è il vero Rabiot. Lento, senza guizzi, quasi svogliato: la Signora si era innamorata di un altro giocatore, che ha comunque le qualità e il tempo per recuperare terreno. In tutto questo, Sarri deve risolvere la grana Emre Can, altro arrivo a parametro zero (per lui le commissioni erano state di 16 milioni) ma nell’estate 2018. Il tedesco, forse depresso dall’esclusione dalla lista Champions, non ha minimamente replicato i fasti della scorsa stagione. L’ex Liverpool, che ha giocato solo 274’ in stagione, ha l’obbligo di svoltare, magari già da domenica contro l’Udinese. Altrimenti, a gennaio, le valigie non gliele svuoterà nessuno.