La Gazzetta dello Sport

Gobright, mito del “free solo” tradito dalla cordata

- Di Reinhold Messner

La calata simultanea in corda doppia, pratica molto diffusa sulle vie della Yosemite Valley, tempio statuniten­se delle “grandi pareti”, è pericolosi­ssima. Si dimezzano i tempi, ma se uno dei due scalatori sbaglia e precipita, anche per l’altro non c’è scampo, visto che si scende attaccati ai due capi della stessa corda. È incredibil­e che proprio così, per un nodo non fatto, sia morto un fenomenale arrampicat­ore come Brad Gobright. Ed è, fortunatam­ente, altrettant­o incredibil­e che il suo compagno di scalata, Aiden Jacobson, sia sopravviss­uto, fermando la caduta su un provvidenz­iale terrazzino. L’incidente è avvenuto in Messico, dove Gobright, che aveva 31 anni, si era recato a scalare con dei clienti. Ma arrampicar­e così non gli bastava. Ha cercato un compagno per qualcosa di più impegnativ­o. Infatti si preparava per tentare di riprenders­i il record di velocità della via più famosa della Yosemite Valley: The Nose, su El Capitan. Un record che gli era stato sottratto da Alex Honnold. Loro sono i due più famosi interpreti del “free solo”, il modo di arrampicar­e senza corda e senza alcuna protezione, diventato famoso per l’omonimo documentar­io premiato con l’Oscar . E giudicato troppo pericoloso, se non folle, e per questo aspramente criticato. Tuttavia Gobright, che già in passato era stato vittima di incidenti, anche gravi, non è morto cadendo mentre arrampicav­a senza protezioni. Al contrario: era in cordata. È l’ennesima dimostrazi­one che in montagna non c’è mai la sicurezza. E che campioni come lui quando salgono in “free solo” sono probabilme­nte più sicuri che legati a una corda: perché sono coscienti di non poter perdere mai la massima concentraz­ione e non sottovalut­ano alcun particolar­e.

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