RUSSIA, DOPING DI STATO QUATTRO ANNI DI STOP VIETATE DUE OLIMPIADI
Dasvidania, Russia. Lo sport di Mosca, per quattro anni – a partire presumibilmente dal marzo prossimo – sarà bandito dalla scena internazionale. Privato di bandiera e di inno, dell’acronimo “Rus” e delle divise: di fatto non avrà più cittadinanza. A livello olimpico e paralimpico (da Tokyo 2020 a Pechino 2022) e ai Mondiali di tutte le discipline a cinque cerchi. Un sistema viene annullato: sopravviverà solo tramite quegli atleti ai quali sarà concesso di gareggiare a titolo individuale, da neutrali, dopo aver dimostrato di essere lontani da ogni violazione e da ogni caso controverso.
In disordine
La sanzione, dopo anni di malefatte, va a punire le autorità russe, accusate da ultimo di aver coperto una lunga serie di positività e di aver falsificato un’infinità di documenti contenuti nel laboratorio di Mosca. L’accesso ai quali da parte degli esperti della Wada era una delle condizioni imprescindibili per la conferma del reintegro dopo la prima espulsione.
A Tokyo 2020 e a Pechino 2022 (anche Paralimpiadi) solo atleti “puliti”, senza inno e bandiera. A rischio i Mondiali di ogni sport IL NUMERO
«Abbiamo offerto loro tutte le opportunità per riordinare la casa – ha detto Sir Craig Reedie, il 78enne scozzese presidente della stessa agenzia mondiale antidoping che il 1° gennaio, dopo un mandato di cinque anni, passerà lo scettro al 35enne polacco Witold Banka – ma hanno preferito rimanere nell’inganno».
168 Le squadre
La situazione che ne scaturisce non è nuova: la federazione internazionale dell’atletica non riconosce la Russia dal novembre 2015, il Cio aveva escluso il Paese dall’Olimpiade invernale di PyeongChang 2018. In entrambi i casi solo presenze individuali. Ai Mondiali di atletica di Doha di un paio di mesi fa, per esempio, gli atleti indipendenti han vinto sei medaglie (due ori, due argenti e due bronzi). Uno dei titoli, nell’alto, è stato conquistato da Mariya
Lasitskene, una sorta di simbolo, ieri ancora una volta durissima nei confronti dei dirigenti russi. Ai Giochi sudcoreani, i partecipanti sotto l’acronimo Oar (“Olympic Athletes from Russia”) furono 168, meno della metà di quelli che avrebbero avuto le credenziali per gareggiare. Paradossale quel che accadde con la Nazionale di hockey ghiaccio maschile, arrivata all’oro dopo 26 anni di attesa: i giocatori, sul podio, intonarono l’inno, sebbene ufficialmente fosse stato loro vietato. Ora la sanzione si estende a tutti gli sport, anche a quelli di squadra: dal calcio al basket, dal volley alla pallanuoto. Cosa accadrà, per esempio, con la Coppa del Mondo di calcio di Qatar 2022? La Russia potrà regolarmente prender parte alla fase di qualificazione. Ma, se si qualificherà, dovrà probabilmente rinunciare a giocatori non in re