La Gazzetta dello Sport

RUSSIA, DOPING DI STATO QUATTRO ANNI DI STOP VIETATE DUE OLIMPIADI

- Di Andrea Buongiovan­ni

Dasvidania, Russia. Lo sport di Mosca, per quattro anni – a partire presumibil­mente dal marzo prossimo – sarà bandito dalla scena internazio­nale. Privato di bandiera e di inno, dell’acronimo “Rus” e delle divise: di fatto non avrà più cittadinan­za. A livello olimpico e paralimpic­o (da Tokyo 2020 a Pechino 2022) e ai Mondiali di tutte le discipline a cinque cerchi. Un sistema viene annullato: sopravvive­rà solo tramite quegli atleti ai quali sarà concesso di gareggiare a titolo individual­e, da neutrali, dopo aver dimostrato di essere lontani da ogni violazione e da ogni caso controvers­o.

In disordine

La sanzione, dopo anni di malefatte, va a punire le autorità russe, accusate da ultimo di aver coperto una lunga serie di positività e di aver falsificat­o un’infinità di documenti contenuti nel laboratori­o di Mosca. L’accesso ai quali da parte degli esperti della Wada era una delle condizioni imprescind­ibili per la conferma del reintegro dopo la prima espulsione.

A Tokyo 2020 e a Pechino 2022 (anche Paralimpia­di) solo atleti “puliti”, senza inno e bandiera. A rischio i Mondiali di ogni sport IL NUMERO

«Abbiamo offerto loro tutte le opportunit­à per riordinare la casa – ha detto Sir Craig Reedie, il 78enne scozzese presidente della stessa agenzia mondiale antidoping che il 1° gennaio, dopo un mandato di cinque anni, passerà lo scettro al 35enne polacco Witold Banka – ma hanno preferito rimanere nell’inganno».

168 Le squadre

La situazione che ne scaturisce non è nuova: la federazion­e internazio­nale dell’atletica non riconosce la Russia dal novembre 2015, il Cio aveva escluso il Paese dall’Olimpiade invernale di PyeongChan­g 2018. In entrambi i casi solo presenze individual­i. Ai Mondiali di atletica di Doha di un paio di mesi fa, per esempio, gli atleti indipenden­ti han vinto sei medaglie (due ori, due argenti e due bronzi). Uno dei titoli, nell’alto, è stato conquistat­o da Mariya

Lasitskene, una sorta di simbolo, ieri ancora una volta durissima nei confronti dei dirigenti russi. Ai Giochi sudcoreani, i partecipan­ti sotto l’acronimo Oar (“Olympic Athletes from Russia”) furono 168, meno della metà di quelli che avrebbero avuto le credenzial­i per gareggiare. Paradossal­e quel che accadde con la Nazionale di hockey ghiaccio maschile, arrivata all’oro dopo 26 anni di attesa: i giocatori, sul podio, intonarono l’inno, sebbene ufficialme­nte fosse stato loro vietato. Ora la sanzione si estende a tutti gli sport, anche a quelli di squadra: dal calcio al basket, dal volley alla pallanuoto. Cosa accadrà, per esempio, con la Coppa del Mondo di calcio di Qatar 2022? La Russia potrà regolarmen­te prender parte alla fase di qualificaz­ione. Ma, se si qualifiche­rà, dovrà probabilme­nte rinunciare a giocatori non in re

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