Lukaku sicuro «Sul razzismo la A sia severa e faccia come l’Inghilterra»
Lontano da tutto per un pieno di energie. Romelu Lukaku a Dubai ha trascorso una vacanza particolare. Mare e sole nella villa che negli anni scorsi ha ospitato Cristiano Ronaldo e Messi. Ma anche gli allenamenti «comandati» da Conte per farsi trovare al meglio oggi alla ripresa. Poi, tanto relax. Solo ieri il centravanti dell’Inter si è concesso l’unico momento mondano con la partecipazione al panel di «Globe Soccer» insieme a Miralem Pjanic e Joao Felix.
Tra social e razzismo
Il tema è il rapporto con i social e il bomber belga fa scuola con 10 milioni di follower. «Noi calciatori abbiamo una responsabilità importante. Cerco sempre di dare un senso positivo alle cose, anche quando i risultati non lo permettono. Occorre dare un aiuto a tutto l’ambiente, in particolare alla squadra». Ma sa che non è facile. «A Manchester non sono mancati i passaggi negativi e lì ho imparato tanto. Prima ero più impulsivo, ora cerco di gestire al meglio determinate situazioni. Dalle difficoltà puoi imparare a trarre il meglio». Ciò vale anche per il razzismo: «Sì, bisogna adoperarsi per cambiare questa situazione. Balotelli a Verona si è fermato e ha fatto bene. Bisogna mandare dei segnali. Credo che la ricetta inglese sia quella giusta: lì sono molto severi». Pjanic gli fa eco: «Dobbiamo uscire dal campo tutti se accadono fatti del genere». Qui non si parla di scudetto, ma si va sul privato. E Lukaku confessa: «Mio figlio ha un anno, ho pubblicato una sua foto ma credo che non lo farò più. È bene che cresca con il mio aiuto per gestire la sua immagine». Invece Pianjc dice: «Mio figlio è il mio orgoglio e posto spesso le sue foto. Ormai è più famoso di me...». Poi Lukaku parla dell’Africa: «Non ci torno da 23 anni, ma l’anno prossimo andrò in Congo, la mia terra d’origine. Lì c’è tanto da fare».