Inzaghi sale in cattedra: «Tanti cambi per volare quando conta»
Una chiacchierata con il c.t. campione del mondo per rubargli qualche segreto. Anche a Dubai Simone Inzaghi si è portato i compiti a casa. Appena battuta la Juve, la sua Lazio è in corsa addirittura per lo scudetto, ma il tecnico piacentino non smarrisce la strada che lo ha portato al successo: la modestia. Nel topic di Globe Soccer con Didier Deschamps e Ryan Giggs il mister biancoceleste svela solo una parte dei suoi segreti.
«In sei anni alle giovanili ho avuto il tempo per sperimentare e sbagliare. Ora io provo a dare tutto me stesso durante la settimana. Il mio compito è quello di dare ai giocatori tutte le informazioni possibili, di aiutarli ad esprimersi al meglio. Ma in campo ci vanno loro. L’apporto di un allenatore durante la partita è minimo, visto che spesso a decidere sono i dettagli». Ammette un progresso: «All’inizio puntavo sempre sui giocatori migliori, magari spremendoli troppo. Lo scorso campionato ad esempio abbiamo giocato la partita decisiva con l’Inter senza immobile e Luis Alberto, e ci è stato fatale: abbiamo perso la Champions. Quest’anno, infatti, sto cercando di alternare tutti i miei ragazzi per evitare infortuni che possono alla lunga essere determinanti».
Staff e dialogo
Dà molta importanza al suo staff: «Ora ho 10 collaboratori e ritengo significativo il loro apporto. Cerco anche di coinvolgerli nel lavoro di campo, le loro idee per me sono importanti. E tanto la squadra sa che le linee guida le impartisco io». Ma il suo punto di forza è il dialogo: «So che alcuni calciatori hanno il mental coach, certo non glielo vieto. Ma so bene che si aspettano da me l’aiuto maggiore e io cerco sempre di parlare a ciascuno di loro il più possibile». Gli chiedono se è ha un maestro. Lui non si scompone: «Ho avuto allenatori importanti come Eriksson, Mancini e anche Zoff. Ho cercato di prendere tanto da tutti, ma non ho avuto una guida». Piuttosto ricorda una particolarità della sua Lazio da scudetto: «Nella stagione 1999-2000 in rosa con me c’erano giocatori del calibro di Mancini, Simeone, Mihajlovic, Almeyda, Conceicao: ora tutti in panchina. Evidentemente abbiamo respirato aria buona».