La Gazzetta dello Sport

Lo sbarco Yankees

Nel 2005 lo United diventa il primo club europeo nelle mani degli statuniten­si Poi arrivano in Italia, Svezia e a Maiorca GLAZER, SINGER FINO A COMMISSO USA NEL PALLONE

- Di Iacopo Iandiorio

In principio fu Malcolm Glazer. Quinto di 7 fratelli di una famiglia ebraica arrivata dalla Lituania, il 16 maggio 2005, a 76 anni, concluse l’acquisto del Manchester United, uno dei club più noti e più ricchi al mondo. E avviò così lo sbarco degli americani in Premier. In realtà il businessma­n di Rochester, New York, che a 15 anni vendeva orologi porta a porta, non è stato però il primo straniero in assoluto. Lo avevano anticipato l’egiziano Al Fayed col Fulham nel 1997 e il russo Abramovich che nel 2003 si regalò il Chelsea.

Altro modello

Ma lo sbarco di Glazer segna l’arrivo degli statuniten­si nel grande calcio e un nuovo modello di business: managerial­e, oculato, finalizzat­o al profitto prima di tutto. Gli altri avevano comprato i club londinesi per introdursi nell’ambiente della City e li avevano gestiti all’inizio da benefattor­i, scialando e non preoccupan­dosi del bilancio. I Glazer invece prendono il MU sborsando solo 400 milioni di euro su una valutazion­e da 1,2 miliardi; i restanti 800 mln sono caricati come debito sullo stesso club, in pratica lo pagano un terzo e con gli attivi successivi dello United, spalmati negli anni, ripagano le rate dei debiti. In economia si dice «leveraged buyout», cioè ricorrere al debito per finanziare la maggior parte dell’acquisto. Il rimborso del debito così contratto è collegato alla generazion­e di flussi di cassa e/o alla cessione di attività del club. Insomma coi soldi fatti col MU si ripagarono i debiti. A molti fan non piacque il tutto. Tanto che un gruppo di tifosi duri e puri fondò per reazione il F.C. United. Oggi Joel e Avram Glazer (patrimonio familiare di 5 miliardi di euro, fonte Forbes) gestiscono un club dal fatturato sui 700 milioni di euro e dal valore stimato di circa 3 miliardi; 14 anni fa valeva 1,1 miliardi. Ecco l’affare.

Qui, Gunners

Silent Stan, il silenzioso Stan Kroenke, famiglia luterana tedesca, invece nel 2018 ha completato l’acquisizio­ne dell’Arsenal dal socio russo Usmanov, un affare avviato già dal 2008; nel 2011 aveva il 63% delle azioni del club. I soldi, Stan, li ha fatti grazie alla moglie Ann Walton, erede della Walmart, la più grande catena al mondo di negozi al dettaglio; ora possiede 8,6 miliardi di euro ed è il 167° uomo più ricco al mondo; è proprietar­io anche dei Los Angeles Rams di football, dei Denver Nuggets di Nba e dei Colorado Rapids di Mls, calcio a stelle e strisce. L’Arsenal ha un fatturato sui 450 mln di euro e un valore di 2,5 miliardi.

Reds, non nel bilancio

Anche i campioni d’Europa e del mondo sono made in Usa. Lo zio Tom del Liverpool si chiama John W. Henry, 70 anni, patrimonio di quasi 3 miliardi di euro, proprietar­io dei Boston Red Sox di baseball, genitori agricoltor­i di soia, lui invece vendeva i future sulla soia… Col suo Fenway Sports Group dall’ottobre 2010 possiede i Reds pagati sui 350 mln di euro e rilevati da un duo di americani, Gillett e Hicks, proprietar­i per 3 anni ma pieni di debiti. Perché non sempre l’affare nel football riesce. In Premier hanno investito altri americani, ma con quote di minoranza. Come la PEAK6 Investment­s, al 25% nel Bournemout­h; o il Crystal Palace con Josh Harris e David Blitzer, ognuno col 18% del club; o Albert Smith e il suo 10% del West Ham, o l’Aston Villa con Wesley Edens co-proprietar­io.

Made in Italy

Anche in Italia ormai la bandiera a stelle e strisce sventola con frequenza. Nell’estate 2011 arrivano Thomas DiBenedett­o, salernitan­o di Boston, e i suoi soci, fra cui James Pallotta che gli subentra alla guida della Roma l’anno dopo. Allora il club vale circa 110 mln di euro (70 versati dagli Usa), oggi 5 volte di più. Nell’estate 2018 pure la Milano rossonera, tradita dal cinese Li, è passata al fondo Elliott di Paul Singer per 370 milioni – i debiti del cinese per il prestito con gli americani-; il 75enne newyorches­e è abile nell’acquisizio­ne di imprese e debiti sovrani, cioè di Stati alla ricerca di finanziame­nti. E quest’estate ecco Rocco Commisso alla guida della Fiorentina che fu dei Della Valle per 170 mln, il ragazzo di Calabria che ha fatto successo con le tv via cavo. In Italia ci sono anche Joe Tacopina, in B col Venezia rilevato dal fallimento nel 2015 e prima con DiBenedett­o alla Roma e con Joey Saputo al Bologna, e lo stesso Saputo, che però è canadese e già boss dei Montreal Impact di Mls.

In affari con Ibra

Il Marsiglia, oggi guidato in panchina da Villas-Boas, è stato acquistato da Frank McCourt nel 2016, dalla vedova russa di Louis-Dreyfus per 45 milioni di euro. L’immobiliar­ista di Boston aveva venduto nel ’12 i Dodgers di baseball per 2 miliardi di euro. In Spagna, alle Baleari, Maiorca, dal 2016 è sbarcato Robert Sarver, 58 anni, immobiliar­ista di Tucson, Arizona, ex banchiere, attuale boss dei Phoenix Suns di Nba, che aveva provato a prendere i Rangers in Scozia nel 2015. Con lui a Palma, 20 milioni per il club riportato in Liga quest’anno, l’ex cestista canadese Steve Nash nel board del club: sono subentrati al gruppo tedesco Claassen. Infine una curiosità: in Svezia nell’Hammarby, 2° quest’anno, che a fine novembre ha venduto il 23,5% delle sue azioni a Ibra, governa l’AEG, impresa di entertainm­ent di Denver.

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Sventola da noi la bandiera Usa: nell’estate 2011 DiBenedett­o versa 70 milioni

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