LIVERPOOL, ATALANTA, LAZIO E ALTRE 7 SCELTE TOP DEL 2019
In chiusura di anno è difficile sottrarsi al gioco delle 10 cose da evidenziare. Di seguito la nostra «top ten» calcistica del 2019: ci sono dentro uomini, squadre, momenti. Scelte opinabili ed emozionali, alcune legate ai risultati e altre no. Non è una vera classifica, procediamo in ordine sparso. Cominciamo con il risorgimento dell’Ajax,
arrivato a un passo dalla finale di Champions League. L’Ajax ha scritto un pezzo di storia del Novecento con la rivoluzione del calcio totale e con l’inafferrabilità ribelle di Cruijff, poi si è inabissato, ma parliamo di un club che ogni tanto riemerge con forza, perché alle spalle ha tradizione e scuola, un’accademia tra le migliori.
La Champions e la Coppa del Mondo per società le ha poi vinte il Liverpool, altra squadra cult del Novecento, con un allenatore, Jurgen Klopp, diventato l’antiGuardiola. Klopp ha ridato voce e argomenti a quanti teorizzano l’inutilità del possesso palla e preferiscono la palla elettrica, veloce, profonda. È anche questione di interpreti, con Mané, Firmino e Salah è naturale prediligere le parole verticali del cruciverba. A giugno c’è stato il Mondiale femminile in Francia e l’Italia delle ragazze è andata in diretta la sera su Raiuno: una svolta di cultura sportiva. In estate Juve e Inter hanno vissuto fragorosi cambi di panchine. La Signora si è affidata a Maurizio Sarri, il tecnico che a Napoli vagheggiava l’attacco al Palazzo dello strapotere juventino; l’Inter ha ingaggiato Antonio Conte, simbolo di juventinità fino a poco tempo fa. Una lezione potente per tifosi sentimentali. L’Atalanta di Gian Piero Gasperini è entrata in Champions e poi è passata oltre con una strepitosa qualificazione agli ottavi. Due missioni impossibili in una, la riprova che a volte le idee contano più dei soldi, se sono chiare e se l’“ideatore”, in questo caso Gasperini, sa imporle e renderle virali all’interno del gruppo. L’Atalanta e poi la Lazio, vincitrice della Coppa Italia e della Supercoppa italiana, con un allenatore, Simone Inzaghi, che sembra un po’ l’evoluzione 3.0 di
Giovanni Trapattoni: duttilità, capacità di tenere insieme diversi giocatori di qualità, difensivismo di facciata e offensivismo di sostanza. La Coppa Libertadores, la Champions del Sudamerica, è stata vinta dal Flamengo in finale contro il River Plate e con doppietta decisiva di
Gabigol, giovane attaccante di proprietà Inter, bollato come punta folcloristica nei suoi mesi a Milano. Parafrasando Manlio Scopigno, l’allenatore
del Cagliari dello scudetto ‘70, tutto ci saremmo aspettati, ma non di vedere Gabigol via satellite uomo partita in finale di Libertadores. Roberto Mancini ha restituito alla Nazionale l’onore perduto
con la mancata qualificazione al Mondiale 2018. L’Italia si è presa in bellezza il pass per l’Europeo 2020, il c.t. ha battuto un record di Vittorio Pozzo: 11 vittorie di fila. Cercatore di talenti, Mancini ha dato fiducia a Zaniolo, Pellegrini, Chiesa, Barella e ad altri giovani, ha dimostrato che la vena del nostro calcio non si è esaurita. Messi e Ronaldo continuano a contendersi Palloni d’oro, ma il 2019 ci ha fatto sbirciare nel futuro: quella tra Joao Felix, portoghese dell’Atletico Madrid, e Ansu Fati, guineano, con passaporto spagnolo, del Barcellona, può diventare la grande rivalità degli Anni Venti. Menzione speciale per
Gianluca Vialli e a Sinisa Mihajlovic, messi a dura prova dalla vita, eppure vitali nella risposta alla malattia. Il cancro non è una partita di pallone, non si vince, si perde o si pareggia. Ciascuno lo affronta come può e come crede. Vialli e Mihajlovic a modo loro, ed è un bel modo.