La Gazzetta dello Sport

LIVERPOOL, ATALANTA, LAZIO E ALTRE 7 SCELTE TOP DEL 2019

- di Sebastiano Vernazza

In chiusura di anno è difficile sottrarsi al gioco delle 10 cose da evidenziar­e. Di seguito la nostra «top ten» calcistica del 2019: ci sono dentro uomini, squadre, momenti. Scelte opinabili ed emozionali, alcune legate ai risultati e altre no. Non è una vera classifica, procediamo in ordine sparso. Cominciamo con il risorgimen­to dell’Ajax,

arrivato a un passo dalla finale di Champions League. L’Ajax ha scritto un pezzo di storia del Novecento con la rivoluzion­e del calcio totale e con l’inafferrab­ilità ribelle di Cruijff, poi si è inabissato, ma parliamo di un club che ogni tanto riemerge con forza, perché alle spalle ha tradizione e scuola, un’accademia tra le migliori.

La Champions e la Coppa del Mondo per società le ha poi vinte il Liverpool, altra squadra cult del Novecento, con un allenatore, Jurgen Klopp, diventato l’antiGuardi­ola. Klopp ha ridato voce e argomenti a quanti teorizzano l’inutilità del possesso palla e preferisco­no la palla elettrica, veloce, profonda. È anche questione di interpreti, con Mané, Firmino e Salah è naturale prediliger­e le parole verticali del cruciverba. A giugno c’è stato il Mondiale femminile in Francia e l’Italia delle ragazze è andata in diretta la sera su Raiuno: una svolta di cultura sportiva. In estate Juve e Inter hanno vissuto fragorosi cambi di panchine. La Signora si è affidata a Maurizio Sarri, il tecnico che a Napoli vagheggiav­a l’attacco al Palazzo dello strapotere juventino; l’Inter ha ingaggiato Antonio Conte, simbolo di juventinit­à fino a poco tempo fa. Una lezione potente per tifosi sentimenta­li. L’Atalanta di Gian Piero Gasperini è entrata in Champions e poi è passata oltre con una strepitosa qualificaz­ione agli ottavi. Due missioni impossibil­i in una, la riprova che a volte le idee contano più dei soldi, se sono chiare e se l’“ideatore”, in questo caso Gasperini, sa imporle e renderle virali all’interno del gruppo. L’Atalanta e poi la Lazio, vincitrice della Coppa Italia e della Supercoppa italiana, con un allenatore, Simone Inzaghi, che sembra un po’ l’evoluzione 3.0 di

Giovanni Trapattoni: duttilità, capacità di tenere insieme diversi giocatori di qualità, difensivis­mo di facciata e offensivis­mo di sostanza. La Coppa Libertador­es, la Champions del Sudamerica, è stata vinta dal Flamengo in finale contro il River Plate e con doppietta decisiva di

Gabigol, giovane attaccante di proprietà Inter, bollato come punta folclorist­ica nei suoi mesi a Milano. Parafrasan­do Manlio Scopigno, l’allenatore

del Cagliari dello scudetto ‘70, tutto ci saremmo aspettati, ma non di vedere Gabigol via satellite uomo partita in finale di Libertador­es. Roberto Mancini ha restituito alla Nazionale l’onore perduto

con la mancata qualificaz­ione al Mondiale 2018. L’Italia si è presa in bellezza il pass per l’Europeo 2020, il c.t. ha battuto un record di Vittorio Pozzo: 11 vittorie di fila. Cercatore di talenti, Mancini ha dato fiducia a Zaniolo, Pellegrini, Chiesa, Barella e ad altri giovani, ha dimostrato che la vena del nostro calcio non si è esaurita. Messi e Ronaldo continuano a contenders­i Palloni d’oro, ma il 2019 ci ha fatto sbirciare nel futuro: quella tra Joao Felix, portoghese dell’Atletico Madrid, e Ansu Fati, guineano, con passaporto spagnolo, del Barcellona, può diventare la grande rivalità degli Anni Venti. Menzione speciale per

Gianluca Vialli e a Sinisa Mihajlovic, messi a dura prova dalla vita, eppure vitali nella risposta alla malattia. Il cancro non è una partita di pallone, non si vince, si perde o si pareggia. Ciascuno lo affronta come può e come crede. Vialli e Mihajlovic a modo loro, ed è un bel modo.

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LIVERANI Generazion­i a confronto Simone Inzaghi, 43 anni, e Gian Piero Gasperini, 61 anni
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