Dal Bologna al Benevento Così il 2019 l’ha cambiato
L’esonero, lo studio e i record Ecco i segreti del perfezionista
Antei gli ha rovinato le vacanze. Pippo Inzaghi è fatto così. Incontentabile. Nonostante il volo da record del suo Benevento, l’infortunio subìto domenica dal suo difensore (che rischia un lungo stop) l’ha fatto partire amareggiato per le Maldive. Eppure quello che il tecnico sta facendo con la sua squadra è veramente fantastico. E gli ha fatto chiudere il 2019 in maniera diametralmente opposta rispetto a come l’aveva iniziato.
Bologna amara
A gennaio Inzaghi era al Bologna e le cose non andavano bene. Il mercato di gennaio era l’ancora di salvataggio, e infatti gli arrivi di Sansone e Soriano (dopo arriverà anche Lyanco) erano ciò che gli serviva per abbandonare il 3-5-2 - che pur gli aveva dato soddisfazioni a Venezia - e passare al 4-3-3. Tuttavia il 27 la sciagurata partita con il Frosinone (Mattiello subito espulso e 0-4) gli è stata fatale, con l’arrivo di Mihajlovic e la cavalcata verso la salvezza che hanno smontato ancor di più il lavoro di Inzaghi.
Lo studio
Nei mesi successivi il perfezionista non è rimasto a casa sul divano a giocare con il cagnolino. Inzaghi, con grande umiltà, ha cominciato a girare l’Italia per studiare. Partite su partite, ma anche allenamenti delle varie squadre, con diversi colleghi che l’hanno ospitato nei loro centri sportivi. Uno su tutti, quello con il quale ha ovviamente il rapporto più stretto: il fratello Simone. Inzaghi è stato a Formello, si è confrontato con lui ancor di più di come lo faccia abitualmente. Ha cercato di capire, ha metabilizzato Bologna e ha pianificato nuove strategie.
Le lezioni
Da un punto di vista tattico, Inzaghi ha capito che il 4-3-3 è la base su cui lavorare. Come faceva all’inizio, nelle giovanili del Milan. E poi ha capito che andava cambiato l’approccio con il mestiere. «Mi sono reso conto - ha svelato di recente in un’intervista alla Gazzetta che non è l’allenatore a determinare. L’allenatore deve mettere in condizione i giocatori di rendere al meglio, poi sono sempre loro a determinare». E così ha fatto a Benevento. Preparazione meticolosa delle partite, studio di ogni minimo aspetto tattico, lavoro molto ben sincronizzato col suo nutrito staff, rifatto ex novo (o quasi) per la nuova avventura.
A Benevento
Il presidente Vigorito lo voleva già dopo Venezia, ma Inzaghi nell’estate 2018 preferì tornare in A. Il nuovo assalto del Benevento, portato anche dal d.s. Foggia, è andato a buon fine. Inzaghi ha guardato al progetto ed è sceso di categoria per ripartire, anche se non come quando dal Milan e da un anno sabbatico scese in C del Venezia. Il Benevento gli ha fatto uno squadrone e lui l’ha reso tale, a differenza di quanto avvenuto per le altre regine dell’ultimo mercato di B (Cremonese, Empoli o Frosinone).
Il cammino
Il 4-3-3 di base è stato inizialmente tramutato in un 4-4-2,
che poi è stato modellato con una serie di scelte ben ponderate. Si pensi al centrocampo: il Benevento aveva due top come Schiattarella e Viola, il primo si è subito infortunato, così è arrivato un altro big come Hetemaj e, quando Schiattarella ha recuperato, Inzaghi ha deciso di sfruttare appieno quel potenziale facendoli giocare insieme nel 4-3-3. E poi, con una rosa simile, qualche muso lungo per le inevitabili esclusioni è stato messo subito in serenità, anche con il sostegno della società e dei risultati. Il nodo chiave è stato a Pescara, nell’unica (pesante) sconfitta: un 4-0 diverso da quello famoso di gennaio, perché da questo è cominciato il volo del Benevento. Con i suoi numeri impressionanti e la A ipotecata già a fine andata. Un trionfo. Com’è lontana Bologna...
Gennaio nero Appena giunti i rinforzi, alla prima sconfitta è stato sostituito
La nuova scelta Vigorito lo voleva da un anno e lui ha fatto volare uno squadrone