«Talento infinito, in corsa è un alieno»
Hill: «Lewis sa cosa gli serve, è al vertice dal 2007 ma la F.1 non l’ha snaturato»
Lewis è nato con un talento speciale, l’ha mostrato dal suo arrivo in F.1. Sembra lo sappia, ma nonostante questo è un filone che sta ancora esplorando per ricavarne qualcosa. Il grande talento lo porta a fare la differenza, come dimostra il confronto con il compagno di squadra. Negli ultimi tempi, anche per come si sono sviluppati i GP, si è concentrato molto più sulla gara. Su un giro secco resta ancora in grado di fare la differenza, se serve, ma è sull’arco di una corsa che risulta davvero di un altro pianeta.
Abilità tecnica
Quando si parla di doti tecniche in F.1 ci sono due questioni: capire che tipo di auto vuoi e poi essere capace di esprimerlo agli ingegneri per ottenere ciò che serve. Da pilota, oggi, non è necessario conoscere come funziona una monoposto, essere troppo tecnici: Hamilton è in grado di spiegare, ma da quanto so non è così interessato a sapere tutto. Le F.1 attuali sono complicate, ci sono così tanti modi per regolare altezza da terra, sospensioni, differenziale. Quando correvo io insistevi con gli ingegneri per avere il bilanciamento che ti piaceva e via, ora i tecnici vedono cosa rende l’auto più veloce e chiedono al pilota di guidarla di conseguenza. Oggi i migliori sono capaci di cambiare il loro stile di guida per ottenere il meglio dalla macchina. Lui lo fa.
Intelligenza
In questo Lewis mi confonde un po’. Ogni tanto tende a dimenticare cosa succede in gara e se lo fa spiegare dal muretto. Si concentra molto sulla guida: se gli dai un obiettivo da raggiungere lo fa. Gli serve più collaborazione ma il team sa come “usarlo” in gara, e sa supportarlo anche psicologicamente. Lo trovo interessante: a volte, mentre corre, sembra sia su una nuvola, se non è in testa sembra un po’ perso. Ma se gli dai un obiettivo è un martello. Sono finiti da un pezzo i giorni in cui un pilota doveva prendere decisioni strategiche da solo, Ayrton Senna in questo aveva un sesto senso. Poi è arrivato Schumi e con la Benetton lavoravano molto più come squadra, al muretto. Cosa che fa anche la Mercedes ed è curioso, visto quanto vincono, sentire ogni tanto il pilota via radio in disaccordo con il team.
Personalità
L’uomo Hamilton ha tanti interessi e ambizioni, e una piattaforma per essere sempre più conosciuto e “aprire le ali”. Non è completamente assorbito dalla cultura e dall’ambiente della F.1. Ed è un bene, perché il mondo dei GP a volte è troppo intenso, devi staccare. Lewis ha avuto successo nel definirsi con la propria personalità. Non è stato facile ma dimostra la fiducia in se stesso, che si traduce in fiducia quando corre. Ha ottenuto la libertà di vivere a modo suo e questo lo arricchisce.
Agonismo
Se ripenso a situazioni in cui il suo comportamento sia stato discutibile non ne trovo. In
Brasile ha urtato Albon e si è scusato subito. È sempre stato aggressivo il giusto ma pulito. Ha l’abilità di essere uno duro contro cui correre ma senza scorrettezze. Ci sono stati gli episodi con Rosberg ma era più Nico a cercare di destabilizzarlo e farlo arrabbiare. Adesso Lewis ha dalla sua l’esperienza per sapere che può avere pazienza e non essere irruento, cosa che gli evita di commettere idiozie. La F.1 ad alto livello ti consuma, per conquistare 6 Mondiali devi avere una costanza pazzesca. Lui è al top da quando ha esordito nel 2007: i GP sono stancanti, ti distruggono, in cima puoi sopravvivere solo se hai riserve di talento da tirar fuori. Lui le ha.
Su Marquez
Marc è un mago, non è vero? Può sconfiggere la gravità, per lui niente sembra impossibile, sembra corra dentro una xBox e non nel mondo reale! La tecnologia ora è al limite, lui trova comunque l’extra ottenibile dalla moto e fa la differenza.