La Gazzetta dello Sport

Crisi Milano? A noi davano dei bolliti nel 1987: poi...

- Di Dan Peterson

L’Olimpia sta attraversa­ndo un momento difficile. È logico che arrivi qualche critica. Fa parte del gioco. Giocatori, allenatori e presidenti sanno che fare sport e come fare politica o spettacolo: sei nell’occhio del pubblico e soggetto alle critiche. Ciò che non accetto è una critica che mette in dubbio un progetto. Sia chiaro, non mi va per qualsiasi squadra in qualsiasi sport. Il motivo è semplice: vuol dire mettere in dubbio la società per le scelte, il g.m. per la rosa, l’allenatore per il gioco, i giocatori per il rendimento, la squadra per i risultati. Nessuno può mettere in dubbio Giorgio Armani o Ettore Messina, due numeri 1. Ricordo il 1986-87, l’anno del Grande Slam: Coppa Italia, Coppa Campioni, scudetto. In autunno arrivavano critiche feroci dopo le sconfitte in campionato e il -31 a Salonicco: il presidente Gabetti non era capace (poi ha vinto tutto); coach Peterson bollito (poi sono stato votato allenatore dell’anno in Europa); i giocatori vecchi, Meneghin (37 anni) e McAdoo (36) sono nella Hall of Fame e D’Antoni (36) allena nella Nba. Come mai? Perché nessuno di noi ha avuto dubbi sul progetto. Oggi Milano si trova dove noi ci trovavamo 33 anni fa. Vedo in questa squadra ciò che ho visto allora: un genio come D’Antoni in Rodriguez; un killer come Premier in Micov; un pilastro come Meneghin in Gudaitis; un leader come McAdoo in Scola. Loro sono le basi di un progetto. Mancano sei mesi. Meritano rispetto e fiducia. Le somme le tiriamo a fine anno.

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