DA SMALLING A MERTENS FRIEDKIN FA SOGNARE «VENGO IN ITALIA PER LASCIARE IL SEGNO»
In attesa che sia definita la cessione, il magnate Usa proietta il club nel futuro. A gennaio c’è Politano come obiettivo, ma in estate patto con l’Uefa per avere l’inglese e cercare Piatek o il belga
Dicono che Roma, abituata a stare a contatto di gomito con i grandi della storia, abbia ormai impastato nel proprio dna un disincanto che a volte sfocia nel cinismo. Difficile sorprendere chi ha visto tutto. Difficile che sgrani gli occhi a lungo chi – come raccontava Ennio Flaiano - dopo poco tempo di convivenza, batterebbe sulla spalla in modo condiscendente persino ad un marziano. Eppure adesso il ghiaccio sembra rotto e Dan Friedkin, dopo l’iniziale scetticismo, pare avere acceso la curiosità dei tifosi romanisti, affamati di un mercato importante e un po’ disillusi da 9 anni di gestione statunitense. «Sul piano sportivo, vorrei lasciare il segno – ha detto agli amici il magnate texano – anche perché sono innamorato di Roma e ritengo che ci siano margini di sviluppo sia sul piano sportivo che dal punto di vista commerciale e turistico». Lo pensava anche Pallotta, che però si è incagliato sul piano sportivo. Intendiamoci, sono pochi quelli che al presidente non riconoscono alcun merito, ma i «zero trofei» di una squadra che avrebbe dovuto far sognare ha raffreddato tanta passione. Non a caso, proprio i dati pubblicati dalla «Gazzetta», raccontano come in questa stagione, per presenze allo stadio, la Roma non solo sia staccata da Inter, Milan e Juve, ma addirittura sia stata superata dalla Lazio e insidiata persino dalla Fiorentina.
Caccia agli zombie
Toccherà al magnate texano (ma di origine californiana) invertire il trend, non appena il processo di acquisizione sarà completato. Ovvero, l’ultima «due diligence», che partirà a inizio del nuovo anno, avrà il compito di scovare eventuali «zombie» – è il termine tecnico con cui vengono chiamati eventuali problemi pregressi al momento silenti. Inutile nascondere che questo potrebbe portare ad una limatura nel valore concordato fra le parti dopo la manifestazione d’interesse, esplicitata ormai anche in un comunicato fatto alla Borsa. Poi però, se Pallotta e Friedkin troveranno l’accordo definitivo – si parte da 790 milioni – arriverà da parte dell’acquirente l’offerta definitiva che porterà alla stesura dei contratti e quindi all’Opa in Borsa. Un mese di pazienza, più o meno, anche perché le società della galassia Roma da monitorare sono ben 12. In ogni caso, la Borsa crede in Friedkin, se si pensa che ieri il titolo ha guadagnato il 3,5% e nell’ultimo mese è salito di circa il 22,5%.
Patto con l’Uefa
Con queste tempistiche, difficile immaginare che l’effetto Friedkin si possa sentire già sul mercato di gennaio, assai più probabile però che possa avere un peso importante a giugno. Tra l’altro, il nuovo proprietario – visto che sono trascorsi tre anni dal «gentleman agreement» concordato con l’Uefa – potrebbe accedere al «voluntary agreement» che consentirebbe d’investire più di quanto il fatturato potrebbe permettere al club, concordando però un piano di rientro strutturato. Insomma, sarebbe un bel biglietto da visita presentarsi, ed in questo senso - se il prossimo mercato potrebbe portare in dote Politano, qualora si riuscisse a cedere Under a cifre interessanti (piace a Everton, Siviglia e Manchester United) e Faraoni del Verona – l’estate potrebbe mettere nel mirino altri obiettivi. Un giocatore, infatti, che Fonseca considera un ideale vice Dzeko – ma anche partner – è Dries Mertens. Certo, a giugno compirà 33 anni, ma il giocatore è integro e tatticamente duttile, ma dovrebbe abbassare le sue pretese d’ingaggio, attualmente ferme sui 4 milioni a stagione per 3 anni (più bonus sparsi), senza contare che il Napoli sta provando a trattenerlo. A giocare a favore, però, ci potrebbe essere la volontà del governo cinese di porre un «salary cap» ai club, cosa che stopperebbe la possibilità per il belga di andare a spuntare ingaggi faraonici. Detto che lo stesso handicap varrebbe anche per Pastore (ancora corteggiato in Cina), la Roma comun
que adesso può guardarsi intorno anche su altri fronti. Ad esempio, sempre per l’estate, viene monitorato anche Piatek, perché l’arrivo di Ibrahimovic al Milan – se gli fosse prolungato il contratto – lo chiuderebbe.
Coni e Campidoglio
Ma al di là degli acquisti, che naturalmente saranno condizionati dall’accesso o meno in Champions League, quello che alla Roma occorre di diverso rispetto al passato è il blindare i talenti che ha dimostrato di essere in grado di scovare. Insomma, se possibile, niente più casi Marquinhos, Pjanic, Salah o Alisson, perché occorre mantenere, ad esempio, il talento cristallino di Zaniolo, non cedendo alle lusinghe che in estate arriveranno dai grandi club. Con Friedkin, insomma, adesso si può. Così come prolungare il contratto a Cristante fino al 2024 o finalmente mettersi a tavolino per parlare di quello di Pellegrini, che ha quella pericolosa clausola di rescissione da 30 milioni. Infine, un’altra cosa possibile con più facilità sarà il riscatto di Chris Smalling dal Manchester United. La Roma con i bonus può arrivare a 18 milioni, mentre lo United ne vuole 20. La forbice non è più gigantesca e toccherà a Friedkin colmarla. La macchina mediatica d’altronde è partita e lo dimostra un dato su tutti: ieri solo sulla carta stampata sono stati scritti 255 articoli sul magnate texano, che ha vuto contatti indiretti anche con Coni e Campidoglio. Insomma, benvenuti nel nuovo mondo, quello della Frontiera e dei cowboy che sparavano più veloci. Il sogno americano, in fondo, è anche questo.