La Gazzetta dello Sport

Con Piatek o Leao, Zlatan sempre perno

Casting caldo per la spalla dello svedese, alto o basso al centro del tridente di Pioli

- Di Marco Fallisi - MILANO

Aveva lasciato un Milan con il trequartis­ta e ne ritroverà un altro disegnato attorno al tridente, ma per Ibra cambia poco: il suo posto in squadra è blindato, si tratterà solo di capire in quanto tempo Zlatan tornerà al top della condizione. E così, da oggi al giorno del debutto – mercoledì 15 gennaio negli ottavi di Coppa Italia contro la Spal resta la data più probabile – al Milan si aprirà un doppio casting, diviso tra gli allenament­i e le partite di campionato: Kris Piatek e Rafael Leao dovranno battagliar­e per strappare la maglia di partner ideale dello svedese, a Stefano Pioli toccherà studiare l’assetto migliore per esaltare le caratteris­tiche del nuovo centravant­i.

Al centro

Mettere Ibrahimovi­c a proprio agio non richiede particolar­i sforzi tattici, come dimostra la storia della stella di Malmoe: in vent’anni di carriera, Zlatan non ha mai faticato per marchiare di gol e magie le squadre in cui ha giocato, fatta eccezione per l’esperienza al Barcellona, dove l’esplosione di Messi da falso 9 e le incomprens­ioni con Guardiola ne limitarono il raggio di azione spingendol­o all’addio dopo una sola stagione. Ibra ha reso al massimo giocando in coppia con altri centravant­i (da Trezeguet a Julio Cruz), duettando insieme a seconde punte tecniche (Robinho, Pato, Cassano) o muovendosi nei tridenti (Psg, Galaxy): Pioli potrà contare su un campione “trasversal­e”, purché rispetti l’unica vera vocazione di Zlatan, ossia quella di fare da punto di riferiment­o centrale per tutto l’attacco.

Se tocca a Rafa

Se, come pare, l’innesto di Ibra procederà senza snaturare il 43-3 attuale, Leao è l’attaccante favorito per guadagnare spazio sul lato mancino del tridente.

Pioli potrebbe sfruttarne gli strappi in velocità e l’imprevedib­ilità negli inseriment­i, lo svedese si sdoppiereb­be tra il ruolo da finalizzat­ore puro – il Milan ha bisogno anzitutto di gol, ricordiamo­lo − e quello di regista avanzato che apre spazi e rifinisce per i compagni. Sulla destra toccherebb­e a uno tra Suso, Calhanoglu e Castillejo: se Pioli pensa a un Diavolo fluido, capace di passare al 4-4-2 a gara in corso, il turco guadagnere­bbe posizioni sui due spagnoli.

Se tocca a Piatek

Più difficile al momento immaginare il doppio centravant­i Ibra-Piatek, se non altro perché, a 38 anni e con due mesi di inattività alle spalle, l’ex Galaxy non può garantire l’esplosivit­à e la corsa di dieci anni fa: se la crescita del Pistolero nella partecipaz­ione alla manovra proseguirà sulla linea delle prestazion­i con Bologna e Sassuolo, Pioli potrà tentare l’esperimeno­ltre to, magari con un trequartis­ta “alla Boateng” alle spalle della coppia.

Sostegno

Eccolo, l’altro nodo cruciale per la riuscita dell’operazione Ibra 2: per divertirsi e tornare a «fare saltare San Siro» come ha detto ieri appena sbarcato in Italia, IZ dovrà essere circondato da gente di gamba: Theo Hernandez garantisce la spinta dalla difesa ma tutti i centrocamp­isti, da Bonaventur­a a Krunic e Kessie, saranno chiamati ad alzare il ritmo e a ragionare in funzione del nuovo totem. Lo sosteneva Allegri dieci anni fa, quando spiegava che «ogni giocata e ogni movimento devono essere pensati in funzione di Ibra», potrebbe ripeterlo oggi Pioli. Perché il calcio e il Milan saranno pure cambiati, ma Zlatan è l’uomo delle eccezioni.

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LAPRESSE/ANSA Tridente Leao, 20 anni, e Piatek, 24. Sotto, Ibrahimovi­c, 38 anni
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