La Gazzetta dello Sport

Tecnica e illuminazi­oni: è l’ultimo trequartis­ta puro

Micidiale sui calci piazzati e i corner, è esploso con la libertà data da Pochettino E in nazionale ha già fatto la storia

- di Stefano BoldriniCO­RRISPONDEN­TE DA LONDRA

Ènato nel paese delle favole, dove la fantasia è una virtù preziosa e lui, Christian Eriksen, 27 anni, è un fiero rappresent­ante della Danimarca. È uno degli ultimi trequartis­ti puri in circolazio­ne, uomo da ultimo passaggio, calcio piazzato e illuminazi­oni. Gli anni inglesi hanno irrobustit­o il motore e fortificat­o lo spirito: ribattezza­to da Pochettino

«talento di ghiaccio» per una freddezza più presunta che reale, Eriksen è uno di quei campioni capaci di dare la svolta al match. Nel Tottenham e nella sua Danimarca gli è riuscito spesso. La tripletta rifilata il 17 novembre 2017 a Dublino all’Irlanda, nel ritorno dei playoff per la qualificaz­ione al Mondiale del 2018, resterà per sempre una straordina­ria pagina di storia.

La carriera

Cresciuto in una famiglia di calciatori – il padre Thomas è stato il suo primo coach, la sorella Louise ha giocato nella Serie A danese -, Eriksen ha fatto in adolescenz­a provini in mezza Europa: Chelsea, Milan, Barcellona, fino al test decisivo, all’Ajax, dove capirono subito il valore del suo talento e versarono un milione di euro nelle casse dell’Odense. Era il 2009: Christian aveva 17 anni. Quattro stagioni ad Amsterdam e, nel 2013, il trasferime­nto al Tottenham, fortemente voluto da Franco Baldini, all’epoca direttore tecnico degli Spurs. Baldini aveva già cercato di portare il danese a Roma, nella prima estate della nuova proprietà americana, ma l’affare sfumò. Il dirigente italiano tornò all’assalto nel 2013 e stavolta ci fu la fumata bianca. Dal punto di vista economico, fu una grandissim­a operazione: 13 milioni di euro per il cartellino.

Identikit

A Londra, Eriksen ha lavorato con Villas-Boas, Sherwood, Pochettino e, ora, Mourinho. Pochettino, anche per la durata del rapporto – dal 2014 al novembre 2019 -, è l’allenatore che ha avuto maggior influenza sulla crescita del giocatore. Gli inizi non furono facili perché, al netto dell’innegabile talento del danese, il manager argentino studiò a lungo quale fosse la posizione migliore per sfruttarne le doti nel copione del Tottenham. Alla fine, Eriksen ha goduto di una certa libertà: trequartis­ta, qualche volta collocato nelle corsie esterne per accentrars­i e sfruttare l’abilità nel tiro, leader assoluto di calci di punizione e corner. In sei annate con gli Spurs, solo nel 2015-2016 e 2018-2019 non è andato in doppia cifra. Ha una facilità di gol impression­ante. In sintesi: un campione.

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