Juan Sebastian Veron
LA PLATA (ARGENTINA) 9 MARZO 1975 EX CENTROCAMPISTA
●Veron era un regista argentino, arrivato in Italia nel 1996 grazie alla Samp, ma poi ha vinto a Parma (Coppa Uefa) prima degli scudetti con Lazio e Inter. ►Lei è presidente dell’Estudiantes: perché questo ruolo e non allenatore?
«Perché la panchina non l’ho mai sentita mia. E poi vede... ho conosciuto Moratti io. È stato il più grande dirigente mai incontrato. Non l’ho mai sentito urlare o trattare male qualcuno. Secondo me, dopo aver parlato con i giocatori, poi in privato si chiudeva in un box e si sfogava, altrimenti non si spiega».
►Lei è quel tipo di presidente? «No no... io ai giocatori le cose le dico! Ma sul resto sì, sull’idea di voler far sentire vicina la gente al club come voleva lui».
►Il suo modello di allenatore? «Mi piace chi vince (ride, ndr). Spesso si fanno analisi approssimative, bisogna mettersi d’accordo su cosa ci si aspetta: per me chi dice che le squadre di Conte e di Simeone giocano male non capisce di calcio».
►Lei abbatterebbe San Siro? «Dico che avere un impianto moderno è un elemento necessario per accrescere i ricavi, l’esempio è la Juve. San Siro è la storia, è un monumento. Ma in Italia c’è necessità di avere impianti proiettati al futuro, il paese ha il dovere di capirlo. La fruibilità dell’evento è differente, bisogna catturare i più giovani. Nel progettare il nuovo impianto del mio Estudiantes, abbiamo ragionato così. Sa quanto è costato? 60-70 milioni di dollari. Poi leggo che per quello del Tottenham è stato speso 1 miliardo... non capisco. L’inaugurazione col leone in 3D? Lo sa che non mi è costato niente?».
►Però siamo tornati competitivi, con il suo amico Mancini. «L’Italia è giovane e di qualità, ha caratteristiche di gioco ben definite. Mai come nei prossimi Europei le squadre storiche sono più o meno tutte allo stesso livello: ecco perché l’Italia piò ambire alla vittoria».
► Ma è vero che suo figlio Deian le assomiglia?
«Ha le mie stesse movenze, centrocampista come me, gioca nei giovani dell’Estudiantes. Magari un giorno lo vedrete ni Italia...».
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