«Nessuno al mondo è stato così amato»
A Castellania, che ha preso il suo nome, l’omaggio per Fausto a 60 anni dalla morte
Èun miracolo laico, che continua da sessant’anni. La collina di Castellania, borgo di 90 abitanti che nella denominazione ufficiale è unita al cognome del Campionissimo, riportava Fausto a casa quando lavorava come garzone nella salumeria Merlano a Novi Ligure. Adesso è la dolce fatica di centinaia di cicloamatori che anche ieri si sono emozionati e con devozione hanno accarezzato il busto di bronzo di Coppi e suo fratello Serse. «Non esiste nulla al mondo così, un affetto così continuo. Questa condivisione del ricordo dà pace anche a noi figli», sospira Marina Coppi, il destino a incarnare l’immagine del corridore più amato di sempre, e più rimpianto.
Italia orfana
Nemmeno quattro mesi fa, il 15 settembre, il centenario della nascita. Adesso il sessantesimo della morte, quel 2 gennaio 1960, ad appena 40 anni, quando l’Italia si scoprì sola e orfana come era capitato con la tragedia di Superga del Grande Torino nel 1949. E guarda caso, vicino a Casa Coppi, c’è una gigantografia dell’impresa nella Cuneo-Pinerolo, il 10 giugno 1949, con la dedica a Ezio Loik, suo grande amico, leggenda di una squadra irripetibile.
La commozione
Il parcheggio è pieno, la fila di auto e pulmini inizia almeno a 500 metri da Castellania. Amici dall’Abruzzo, pullman dal Piemonte, famiglie che vengono qui come a trovare un amico. Ancora Marina Coppi: «È una consolazione che diventa come una cura per noi figli. Papà manca, manca, ma è sempre presente. È come rivedere, nell’affetto della gente per Fausto, tutto l’affetto che lui ha dato in vita ai suoi tifosi. Incontro ancora tante persone, e sono sempre meno purtroppo, che l’hanno incontrato di persona, anche per una sola volta. Lo ricordano, me ne parlano e attraverso le loro parole io scopro ancora di più papà. Come se facesse parte della famiglia di tanti». Sessant’anni fa, il 4 gennaio, giorno dei funerali del Campionissimo, la collina di San Biagio si coprì con cinquantamila persone attonite. C’era allora e c’è sempre stato poi, per le successive 59 celebrazioni della morte di Coppi, un macellaio di Voghera, Renzo Lanzarotti. Commosso, racconta: «Fausto mi premiò nel 1959 per una gara organizzata in ricordo di suo fratello Serse. Ancora adesso scendo da Castellania con le lacrime agli occhi, mi viene da piangere». La messa la celebra don Mansueto, bergamasco di Almè, l’amico di sempre di Felice Gimondi, che è di casa anche dai Coppi.
Futuro
Da allora, Castellania ha iniziato un cammino verso il futuro nel nome del passato. Il primo passo è stato il recupero di Casa Coppi, nel 2000 aperta come Museo. Grazie alla spinta e all’appoggio instancabile di Candido Cannavò, storico direttore della Gazzetta dello Sport, e con lui di un altro nostro collega, Giuseppe Castelnovi, cuore e memoria di Casa Coppi. Da ieri, sono loro due i primi nella lista degli «Amici di Casa Coppi», celebrati con piastrelle sulla facciata dell’abitazione del Campionissimo. Ci sono Giuseppe, il fratello maggiore; Albina, la maestra di Coppi; Ilda, la cugina proprietaria della casa. A marzo la posa della piastrella di Tarcisio Persegona, l’uomo dei 500 Gavia, fondatore del Museo dei Campionissimi a Novi Ligure. C’è spazio per i nuovi ambasciatori di Coppi nel mondo: il giornalista e scrittore francese Salvatore Lombardo, il collega belga Philippe Maertens, l’imprenditore e sponsor di ciclismo Valentino Sciotti, la giornalista Francesca Monzone. Coppi adesso sarà anche una maglia da corridore che verrà donata in gare femminili come «premio alla combattività delle donne»: servirà per raccogliere fondi e acquistare bici da destinare alle ostetriche dei Paesi più disagiati. Il futuro prossimo è il restyling di tutta l’area Coppi, a cominciare dal mausoleo e dalla chiesetta. Il progetto è stato già presentato e il sindaco Sergio Vallenzona è fiducioso di poter iniziare il primo lotto dei lavori a metà anno. Un’oasi di verde con servizi per tutti quanti continuano a scalare la collina di Castellania. Perché lassù c’è Fausto che li aspetta.
L’iniziativa Una maglia legata all’Airone per acquistare bici benefiche