Olimpia, che spavento Poi Micov sbroglia lo Zenit
Milano si inceppa, rischia il k.o., ma si salva di un punto con lo show del serbo e la solidità di Rodriguez e Gudaitis
Un recupero di Micov, una difesa di Rodriguez, la mano ferma di un macchinoso Gudaitis. Dettagli che fanno la differenza, in una Eurolega in cui ogni partita pare senza domani. Lo Zenit cade nella rete dell’Olimpia dimenandosi fino alla fine perché questa è la regola della competizione più bella e difficile. Milano gira la boa di metà stagione al settimo posto con nove vinte e otto perse, comunque in ritmo playoff ma con una proiezione che la vedrebbe entrare dagli ultimi vagoni dove monterà, come da tradizione, una ressa soffocante. Le sei vittorie consecutive sono il tesoretto da preservare e il modello di gioco a cui tornare per sfatare finalmente il tabù della postseason. «Se a inizio anno mi avessero parlato del settimo posto con oltre il 50 per cento di vittorie, mi avreste visto contento, ma il realtà io non sono mai soddisfatto - dice Messina -. All’inizio la palla pesava di meno, dobbiamo ritrovare un po’ di quella spensieratezza che ci ha portato a battere Fenerbahce e Barcellona. Ci è mancato un acuto in più in trasferta. Nel ritorno dovremo vincere di più fuori, perché non si può vivere spremendo solo le partite in casa».
Dettagli
Intanto è con i soliti noti che Milano infilza la resistenza dei russi: Micov, Scola e Rodriguez. Ma anche la costanza di Gudaitis dalla lunetta, utile a ripagare una serata di patemi difensivi. «Noi - spiega il coach dello Zenit Plaza - abbiamo tirato meglio da due e da tre, ma molto peggio i liberi. E questi dettagli fanno la differenza». Ritrovando profondità dunque l’Olimpia spilla la chiave giusta per bilanciare il proprio attacco «e mettere la palla dove volevamo - spiega il coach AX -. Questo approccio ci ha dato più equilibrio». Fondamentale in questo senso anche Tarczewski, in attesa di sedimentare nuove gerarchie anche su chi deve pensare il gioco.
Cercasi playmaker
Con Sergio Rodriguez in squadra pare il più incomprensibile dei paradossi, ma Milano sembra avere il problema del playmaker. Mack, ormai partente, e Cinciarini sono fuori per turnover. Il Chacho imbarca quasi subito due falli lasciando la scena alla novità Sykes, all’esordio in maglia Olimpia e in Eurolega. L’ex Avellino si presenta con tre perse e qualche forzatura di troppo, ostentando una sicurezza in verità ancora tutta da costruire. Però difende, utile premessa in attesa che ritrovi lo smalto e il ritmo dell’anno scorso. «Il suo esordio è stato complicatissimo - decreta Messina -. L’ho visto troppo incerto, spero non gli pesi la maglia che ora indossa. Ha fatto buone cose, ma anche altre che non si deve proprio permettere come tutte quelle palle perse. Rivoglio il giocatore aggressivo che ho visto l’anno scorso ad Avellino». Contro il secondo quintetto milanese dunque lo Zenit torna minaccioso grazie alle folate di Hollins (9 punti di fila). Messina vira così su palliativi in teoria più collaudati: palla a Moraschini, a cui non manca la dedizione ma le gambe per contenere il folletto Albicy. Che firma il momento migliore dei russi con il +6 siglato da Thomas. Basterebbe ciò per richiamare Rodriguez nonostante i falli, ma il coach Armani insiste col quintetto pesante affidandosi alla perizia di Micov. Recepiscono la linea dettata dal Professore soprattutto Brooks e Della Valle, mentre Sykes s’incarta nella quinta palla persa e torna a sedere. La ripresa offre gerarchie più consolidate. Riecco il Chacho a guidare il finale dove trovano spunti interessanti anche Moraschini e un buon Della Valle. La prossima settimana arriva il Pana del genio Calathes (ieri 17 assist in faccia a Mike James). E là, il solito Rodriguez, non basterà.
Dobbiamo trovare la spensieratezza delle vittorie su Fener e Barcellona
L’esordio di Sykes è stato complicato, non può perdere tutti quei possessi