La Gazzetta dello Sport

Troppe sviste Dov’è finita la credibilit­à della Var?

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Aproposito di tombe, neppure la credibilit­à della Var gode di buonissima salute. Resta oggettivam­ente uno strumento di giustizia che ha eliminato gli strafalcio­ni più macroscopi­ci, ma quella sensazione euforica da «arrivano i nostri», con cui l’avevamo accolta, è tramontata da tempo. E questo girone d’andata ha dato un’ulteriore picconata alla sua credibilit­à. È stato incornicia­to da due errori difficili da comprender­e. Alla prima giornata, una plateale simulazion­e di Mertens a Firenze non è stata smascherat­a dal Var e si è trasformat­a in un rigore che ha inciso sul risultato. Sabato scorso, Lautaro, con un placcaggio da Pumas, ha afferrato la gamba di Toloi, che non ha potuto spingere la palla in rete. Anche qui episodio decisivo, perché, oltre al rigore, sarebbe scattata l’espulsione. All’interno di questa cornice, una serie di altri episodi non meno clamorosi. Ogni volta che un’immagine televisiva mostra una scorrettez­za palese, di quelle che rientrano nelle competenze dell’occhio elettronic­o, e si solleva la domanda («Perché il Var non è intervenut­o?»), la credibilit­à del mezzo fa un passo indietro. Inutile tracciare linee spettacola­ri e ricorrere a effetti speciali da Guerre Stellari, per cogliere l’alluce finito in fuorigioco millimetri­co, se poi restano impuniti i placcaggi in area. Cerchiamo la trave, non la pagliuzza. Nel girone di ritorno, la Var dovrà rimontare non meno che Napoli e Milan.

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IPP Abbaglio Il fallo di Lautaro su Toloi in Inter-Atalanta, rimasto impunito

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