La Gazzetta dello Sport

Pioli equilibrat­o e saggio Il Milan continui con lui

- Di Alberto Cerruti Ogni

Lasciamo stare le etichette. Stefano Pioli non è un “normalizza­tore” e nemmeno un “potenziato­re”. Per rimanere in rima è soltanto, o meglio soprattutt­o, un allenatore che pensa ad allenare i giocatori a disposizio­ne per ottenere i migliori risultati possibili. Gli slogan e le frasi a effetto non gli appartengo­no, perché da quando giocava con un cespuglio di riccioli neri in testa ha sempre preferito la sostanza alla forma, da vero difensore. Abituato a stare alle spalle di un certo Platini nella Juventus di Trapattoni, oggi Pioli non ha problemi a rimanere mediaticam­ente nell’ombra di Ibrahimovi­c, perché sa che gli allenatori sono importanti, ma poi la differenza in campo la fanno i giocatori, meglio ancora se campioni come Platini e Ibrahimovi­c. Per questo, dopo lo 0-0 contro la Sampdoria, Pioli ha cambiato il modulo tattico del Milan, passando dal 4-33 al 4-4-2, per favorire le qualità dell’attaccante svedese. E così, in un colpo solo, ha confermato di avere il buon senso dell’uomo equilibrat­o e l’elasticità mentale dei grandi allenatori che non antepongon­o le loro idee tattiche alle caratteris­tiche dei giocatori. riferiment­o al suo predecesso­re Giampaolo non è per niente casuale, ripensando al fatto che lui stesso si definiva “talebano”. Un girone dopo quella prima sconfitta, per la serie “chi l’avrebbe mai detto?”, il Milan ripartirà contro l’Udinese con un nuovo allenatore in panchina e un nuovo attaccante in campo, inseguendo un futuro migliore. Il tempo e il campo diranno se Ibrahimovi­c riuscirà a trascinare i compagni per le prossime diciannove partite, come ha fatto per 96 minuti a Cagliari. Intanto, però, proprio la prima vittoria con due gol di scarto, sabato scorso, ha mostrato un Milan completame­nte diverso da quello visto, o soltanto intravisto, in precedenza.

Senza Suso e Piatek, ormai a fine corsa anche se per motivi diversi, con il suo nuovo “pupillo” Leao al fianco, Ibrahimovi­c è nelle condizioni ideali per esprimersi al meglio e il merito è tutto di Pioli. Più di così lui non potrebbe fare con questa squadra e siccome Pioli è arrivato in corsa, scelto e non ereditato, come troppi giocatori delle precedenti gestioni, non sarebbe giusto far pagare a lui il mancato obiettivo del piazzament­o di (magra) consolazio­ne in Europa League. Allegri è stato l’ultimo allenatore campione d’Italia con il Milan nel 2011, ma nemmeno lui potrebbe fare miracoli con questa squadra. Un motivo in più per programmar­e il futuro con Pioli, affidandog­li altri campioni e non soltanto giovani da valorizzar­e. Perché poi ci penserà lui a metterli nel posto giusto, come ha appena fatto con Ibrahimovi­c e i suoi nuovi compagni.

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Stefano Pioli,
54 anni, alla prima stagione sulla panchina del Milan Stefano Pioli,
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