Che Spallata all’Atalanta Ora la Roma è 4a da sola
Petagna e Valoti ribaltano la gara: i ferraresi non sono più ultimi. Dea, brutta prova
Con le luci di San Siro, dieci giorni fa dopo la vittoria sfumata con l’Inter si è spento anche qualche interruttore dell’Atalanta: blackout a Firenze in Coppa Italia, black-out ieri sera. Che sia stato più fisico o mentale conta fino a un certo punto: i due pianeti, nel caso della squadra di Gasperini, sono molto confinanti. Sta di fatto che i dubbi già emersi nel primo tempo sono diventati certezza nel primo quarto d’ora della ripresa, quando la Spal ha sentito l’odore dell’impresa e si è orientata perfettamente nel buio nerazzurro. Così l’Atalanta che pensa europeo ha visto sfumare il +10 dal 7° posto, ma così - inciampando nella più facile delle gare nel suo teorico fortino - sarebbe dura non solo arrivare in Champions. Così, invece, si può salvare la Spal, che festeggia la legge di Petagna
(cinque gol in quattro partite all’Atalanta) e i primi punti del 2020. Potrà, soprattutto se arriveranno rinforzi: questa è una vittoria che può pesare enormemente anche sotto l’aspetto psicologico, oltre che della classifica, perché convince una squadra che in dieci trasferte aveva fatto appena 4 punti e segnato 4 gol di poter costruire il suo miracolo un po’ ovunque, dopo aver messo questo tassello in casa del miglior attacco del campionato.
Il tacco di Josip
Già il primo tempo era stato uno sberleffo alla classifica: l’Atalanta ha quasi il triplo dei punti della Spal, ma il triplo dei problemi rispetto al solito a mettere la rivale in angoscia. Il coraggio ce l’hai o non ce l’hai. La Spal lo ha, non per la prima volta, e un po’ lo trova anche nei naturali squilibri dell’Atalanta in mezzo: lì dove la coperta si scopre corta, perché Pasalic e Freuler fanno sentire non poco la mancanza degli argini di De Roon, dirottato a destra a tappare la falla aperta dalle assenze di Hateboer e Castagne. Quello che la Spal non ha, per 45’, è l’istinto del killer offensivo, l’uomo gol spietato che da un mese è diventato Ilicic, alla 6ª rete nelle ultime 6 gare giocate, compresa la Coppa Italia. Stavolta griffata di tacco, su assist di Zapata: lo spunto del colombiano prima del passaggio gol, come l’incrocio dei pali colpito un quarto d’ora dopo, sono stati flashback rabbiosi di un passato fatto di potenza che è tornato, ma solo per un tempo.
Poi è tornata la maledizione di Petagna, l’ex che vede Atalanta e sente odore di sgarbo: il palo colpito di testa al minuto 43 aveva fatto definitivamente imbestialire Gasperini, già preoccupato di spazi e seconde palle lasciati dai suoi con insolita generosità. Il gol dell’1-1, per premiare una fuga a sinistra di Reca (ahi, un altro ex...), ha mandato in confusione l’Atalanta, già poco sintonizzata con il cambio tattico del suo tecnico (5-3-2), che aveva rispedito De Roon in mezzo, con Djimsiti appunto in difficoltà da esterno destro. La luce si è spenta 6’ dopo, su un gioco di prestigio di Valoti: la vera Atalanta, ridisegnata in versione all in (fuori Gomez, ma dentro Malinovskyi e Muriel), avrebbe martellato la Spal fino a piegarla, come all’andata. Ieri l’ha solo schiacciata, con un tirassegno confuso e murato ad oltranza, fino all’ultimo no di Berisha a Zapata.
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