La Gazzetta dello Sport

E se l’Inter giocasse...

ERIKSEN, LUCE PER LA LU-LA FASCE FORTI: MOSES E YOUNG

- di Luigi Garlando

Cambio di rotta

Poca qualità degli esterni, poca fantasia. Antonio svolta come a Londra?

Con i nuovi Conte potrebbe ritoccare il 3-5-2, spesso prevedibil­e: mediana a 4, come il suo Chelsea, il danese alla Papu in un 3-4-1-2

Quando Antonio Conte venne a trovarci da neo c.t., nel 2014, durante il pranzo, schizzò su un foglio di carta la transizion­e offensiva del suo 3-5-2 che diventava 3—3-4 e ce lo autografò, come avrebbe fatto un pittore dipingendo un tovagliolo...

Lacune struttural­i

Gli allenatori ripetono che non contano i moduli, ma i principi. Quelli di Conte sono ben riconoscib­ili sotto il mutare delle forme, dal 4-2-4 di Bari, al 35-2 di Juve, Italia e Inter, passando per il 3-4-3 del Chelsea: intensità di gioco, pressione per un recupero veloce, aggression­e dell’area con 4, meglio 5 uomini, centravant­one boa. I cinque aggressori dell’Inter sono: le due punte, i due esterni e uno dei due interni (Barella) che si butta dentro. In realtà, questo 3-5-2 ha due lacune struttural­i: la mancanza di un giocatore abile nell’uno contro uno e nella giocata spiazzante (un Dybala, per intenderci) ed esterni di scarso peso in attacco. Finora, il grande ritmo della squadra e l’alta produttivi­tà di Lukaku e Lautaro, hanno nascosto i limiti. Ma se, come a Lecce, l’intensità cala, l’avversario si dispone a specchio per imbrigliar­e e ingabbia le punte, ecco che l’Inter, come dice Conte, diventa «una squadra normale» e mostra tutta la sua prevedibil­ità.

Poca fantasia

Domenica sarà passato mezzo campionato dalla ruleta con cui Sensi strappò un rigore al Cagliari e risolse una partita rognosa. Ce n’era bisogno anche a Lecce, ma, a memoria, fatichiamo a ricordare un’altra genialata individual­e del genere, al di fuori della Lu-La. L’Inter non ha giocolieri offensivi e neppure specialist­i del dribbling che invece possono permetters­i Juve, Lazio, Atalanta, Roma e Napoli. E’ condannata a crearsi la superiorit­à con le linee di gioco e con il ritmo. Confrontia­mo gli esterni di Atalanta e Inter. Tiri in porta di Gosens (28) e Castagne (13): 41. Candreva (18) e Biraghi (3): 21. Tocchi in area di Gosens (60) e Castagne (32): 92. Candreva (34) e Biraghi (11): 45. Gol dei due atalantini: 7; dei due interisti: 2. Dominanti le fasce del Gasp. Gli esterni bergamasch­i arrivano in fondo e dentro, quelli milanesi la buttano in mezzo. Non stupisce perciò che l’Inter domini la classifica dei cross su azione, unica oltre i 300 (326). Però, se andiamo a vedere la graduatori­a dei cross riusciti, scopriamo che la Lazio, pur avendone effettuati di meno (286), ne vanta (73) più dell’Inter (72), perché calibrati più da vicino e non dalla trequarti, come i tanti di Lecce.

Oltre il 3-5-2

La qualità sta arrivando, però: Eriksen e Moses dovrebbero raggiunger­e Young alla Pinetina. La domanda è: inserirli nell’impianto attuale o andare oltre il 3-5-2? Nella prima ipotesi Eriksen prenderebb­e il posto di Sensi appoggiand­o la regia di Brozo, fermo restando il ruolo di incursore di Barella, con Moses e Young in fascia. Ma il ricordo di Londra e la parabola del Gasp, andato oltre il 3-5-2, potrebbero ispirare Conte. Antonio arrivò al Chelsea e cambiò pochissimo: mantenne la difesa a 4 e quasi tutti i titolari in un 41-4-1 che dava continuità, ma non emanava il suo calcio. Allora cambiò: difesa a 3, fuori due costruttor­i come Oscar e Willian, che ostacolava­no pressing e ritmi alti, e 3-4-3, con Pedro e Hazard ai fianchi di Diego Costa e la furia di Moses (già…) e Alonso sulle fasce. Kantè e Matic in mezzo a dare peso e ordine. Antonio recuperava i suoi principi: pressione, intensità, aggressivi­tà offensiva. Sgasò con un filotto di 5 vittorie, ne fece 4 allo United di Mourinho, e andò a vincere un titolo entusiasma­nte.

Alla Papu

L’Inter non è il Chelsea ed Eriksen non è Hazard, ma la svolta di Londra può essere una traccia di lavoro. Il danese non è uno scattista come il belga, potrebbe assumere semmai mansioni da Papu Gomez, tra fascia e trequarti. Al Tottenham, Eriksen è stato schierato spesso alla periferia del tridente per poi accentrars­i. Ha i piedi per rifinire e trovare la porta da solo. In un 34-1-2 riempirebb­e il vuoto che si è aperto spesso tra mediana e Lu-La. Spalmarlo più in basso, nella linea 5, pare uno spreco. Anche se il 3-5-2 consentire­bbe a Conte di non smontare il miglior giochino stagionale: Lautaro a Lukaku in verticale, il primo lascia sfilare il passaggio e si volta a raccoglier­e la sponda. Lautaro sa manovrare bene anche alle spalle di Lukaku. Perciò Conte, potrebbe ballare tra il 34-1-2 e il 3-4-2-1, come Gasp che sposta Ilicic e Gomez per spiazzare. L’Inter guadagnere­bbe imprevedib­ilità, oltre alla maggiore aggressivi­tà sulle fasce (Young, Moses). Una cosa è certa. Questo è il momento decisivo della stagione dell’Inter. In una situazione simile, Conte azzeccò tutto, sterzò e vinse.

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