La Gazzetta dello Sport

«L’eutanasia fa morire il paziente, la sedazione lo fa addormenta­re»

- di Sebastiano Vernazza - MILANO

Il malato chiede che gli sia evitata ulteriore sofferenza

Pietro Anastasi ha chiesto la “sedazione profonda”, ha scelto di essere addormenta­to e di andare incontro al suo destino di ammalato di Sla e di tumore all’intestino, anche se aveva superato quest’ultima patologia. La Sclerosi laterale amiotrofic­a come sa bene chi ha avuto o ha un caso in famiglia - è un male feroce, anzi disumano. La Sla paralizza, toglie la parola e il respiro, ma lascia la mente lucida. Chi ne è colpito capisce, sa che cosa lo aspetta, ragiona e può decidere in piena autonomia di risparmiar­si ulteriore sofferenza. Ne parliamo con la dottoressa Giada Lonati, direttrice socio-sanitaria di Vidas, una delle associazio­ni che in Italia si occupano di cure palliative su malati inguaribil­i: 1.800 i pazienti assistiti gratuitame­nte ogni anno a Milano, Monza e in 112 comuni dell’hinterland. Un’assistenza 24 ore su 24.

►Dottoressa Lonati, che differenza c’è tra sedazione profonda ed eutanasia?

«La sedazione fa addormenta­re il paziente, l’eutanasia lo fa morire. Il paziente che chiede la sedazione domanda che gli sia evitata sofferenza nel suo ultimo tratto di strada. La sedazione toglie la vigilanza, non l’esistenza. Sono diversi l’esito e la tempistica».

►Questo è un punto cruciale: la sedazione profonda, a differenza dell’eutanasia, permette al medico di non violare il giuramento di Ippocrate, che lo vincola a non togliere la vita, ma a preservarl­a? «È così. La sedazione è un atto medico. A fronte del miglior trattament­o curativo possibile, il paziente. se resta sveglio, soffre in modo terribile: a quel punto chiede di essere addormenta­to per evitarsi dolori insopporta­bili. A un certo punto del decorso del suo male, il paziente colpito da Sla si trova a un bivio, per respirare deve sottoporsi a tracheotom­ia. Non tutti lo accettano».

►Si usano farmaci diversi per sedazione profonda ed eutanasia?

«Sì, nella sedazione si somministr­ano gli oppioidi e le benzodiaze­pine, nell’eutanasia i barbituric­i».

►Si può dire che la sedazione sia un’anestesia? «Sì, di fatto al paziente si somministr­ano le sostanze che chiunque abbia fatto una gastroscop­ia o una colonscopi­a ha sperimenta­to. Soltanto che dalle sedazioni previste per questi esami ci si sveglia dopo mezz’ora, mentre nel caso della sedazione profonda no, si continua a dormire. Il farmaco viene mantenuto costante, fa trascorrer­e il tempo senza sofferenza, però non accorcia la vita. Il paziente muore nel sonno, secondo la naturale evoluzione della malattia. Ma la sedazione può non essere tutto o nulla. Prima di arrivare alla sedazione profonda, si può concordare di interrompe­rla per verificare se al risveglio il paziente abbia tratto beneficio dal trattament­o e avverta di meno il sintomo intollerab­ile, e possa vivere meglio quanto gli resta».

► Ci sono differenze tra i malati di Sla e i malati di tumore?

«Il malato di Sla di norma non è inconsapev­ole, il malato di tumore a volte sì. È questa la differenza principale».

►La sedazione profonda è stata introdotta dalla legge 219 del 2017?

«La sedazione profonda esiste da molti anni. La legge 219 l’ha normata. Si è rafforzato un diritto del paziente».

► Le richieste di sedazione profonda sono in aumento?

«Non ho cifre precise, ma credo di sì. È cresciuta la platea delle persone con questa nuova consapevol­ezza».

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Giada Lonati direttrice socio-sanitaria di Vidas

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