Berrettini «Ho visto il film: un capolavoro. Il potere è ancora di Nadal, Djokovic e Federer, ma noi giovani stiamo arrivando»
«COME UN JOKER CON LA RACCHETTA MI LANCIO ALL’ASSALTO DEI TRE BIG»
Dodici mesi fa la sua avventura all’Australian Open si interrompeva all’esordio. Allora, dall’altra parte della rete c’era Stefanos Tsitsipas, fresco campione delle Next Gen Finals di Milano e in piena ascesa. Tanto che arrivò in semifinale a Melbourne. Questa volta Matteo Berrettini si è presentato al primo appuntamento Slam del 2020 da numero 8 al mondo, e contro la wild card australiana Andrew Harris la giornata in ufficio non è stata delle più impegnative: 6-3 6-1 6-3. I dubbi della vigilia sulle condizioni fisiche dell’azzurro sembrano essersi volatilizzati e ora Berretto veleggia sereno verso il secondo turno.
►Matteo, eravamo un po’ in ansia: alle finali di Davis a Madrid era completamente prosciugato, poi ha saltato la Atp Cup. Adesso come sta?
«Molto meglio, ho avuto tempo di recuperare, mentalmente e fisicamente dall’infortunio agli addominali, però in allenamento con Djokovic qui ho avuto un problema alla solita caviglia destra. Ero preoccupato, poi quando mi sono svegliato prima del match stavo bene, ero carico, e adesso non vedo l’ora di scendere in campo di nuovo».
►Off season a Montecarlo, la sua nuova città…
«Ho sfruttato lo stop forzato per il problema fisico e ne ho approfittato per fare qualche giorno di vacanza e staccare anche un po’ dal tennis».
►Ma noi che controlliamo su Instagram ogni sua mossa, l’abbiamo vista faticare con coach Santopadre.
«Non potevo muovermi tanto perciò abbiamo fatto un lavoro un po’ di diverso, soprattutto sul rovescio. Bisogna sempre cercare qualcosa di positivo anche nelle situazioni difficili…».
►Avrà avuto più tempo per il cinema, sua grande passione. Film che ci consiglia di vedere?
«Joker. Un capolavoro assoluto. Joaquin Phoenix straordinario, non ho parole. Mentre l’ultimo di Tarantino, “C’era una volta a Hollywood” mi è piaciuto ma non è al livello degli altri».
►Joker in lotta col potere, in qualche modo come voi della nuova generazione: tutti contro i big 3…
«Insomma, loro sono dei fenomeni incredibili. Affrontarli è sempre una lezione, un arricchimento. Però è bello vedere che anche noi giovani stiamo crescendo».
panni del cattivo.
«Scherzi a parte, una delle cose che più mi piace di essere un giocatore conosciuto è ricevere l’apprezzamento dei ragazzi che mi seguono. È una responsabilità, però è bello sentirsi un esempio. Un po’ di tempo fa un ragazzo mi ha scritto che ispirandosi a me, uno che non molla mai, è riuscito a finire gli ultimi esami in cui era in difficoltà. Insomma, per me è una motivazione in più a non arrendermi agli incidenti di percorso». ►
Il 2019 è stato un anno bellissimo, ma faticoso.
«Soprattutto bellissimo. Sono arrivate tante emozioni, tanto stress anche, ma io sono convinto che una esperienza vada vissuta in pieno perché sia utile».
►In che modo?
«In ogni situazione ci devi entrare in pieno: devi gioire, o devi soffrire. Non puoi scappare dallo stress che ti può dare una semifinale Slam o le Atp Finals, devi affrontarlo. Solo così puoi imparare a uscirne e fare un altro passo avanti. Ad esempio, qui sapevo di non essere al cento per cento ma sono stato bravo a reagire».
►Esperienza dopo esperienza è arrivato al numero 8 del mondo. Cosa ha imparato dalla stagione passata?
«Che è importante rimanere ancorato a quello che mi ha portato fino a qui. Perché può essere facile sbarellare e sentirsi onnipotenti, capaci di gestire tutto da soli. Bisogna affidarsi, fidarsi, stare con persone che ti vogliono bene. Il mio coach Vincenzo Santopadre, i miei genitori, il manager Corrado fino a Stefano, il mio mental coach, sono persone di cui mi fido ciecamente» .
►E il 2020?
«Magari sarà ancora più impegnativo, però sono curioso di vedere come andrà. Farò i tornei più importanti, avrò modo di migliorare e crescere ancora. Potrò mettermi nuovamente alla prova con avversari impegnativi e questa è una delle cose che più amo del mio lavoro».
►Lei è arrivato a Melbourne per allenarsi con grande anticipo, era qui nei giorni in cui l’aria era molto pesante e alcuni giocatori si sono sentiti male durante le qualificazioni. Com’è andata nel suo caso?
«Al momento la situazione è abbastanza buona. Ci sono stati due o tre giorni particolarmente brutti, con l’aria pesante. Un giorno si sentiva molto l’odore di bruciato, ma io per fortuna non ho mai avuto problemi».
►Nei prossimi giorni potrebbe nuovamente peggiorare. E se si dovesse giocare spesso indoor?
«Tra fumo e pioggia è molto facile che accada. Bisogna avere capacità di adattamento. Ho giocato indoor a Shanghai, come allo Us Open. A Calcutta, dove siamo stati impegnati in Davis lo scorso anno, c’erano tutti i palazzi neri per lo smog. Dispiace soprattutto per chi quell’aria è costretto a respirarla tutti i giorni».
►Il cuore di Melbourne batterà anche un po’ per lei grazie alla sua compagna australiana Ajla Tomljanovic...
«A dire il vero non mi pare di avere troppi fans da queste parti. Comincio a temere che Ajla, abbia parlato male di me!».
Qui a Melbourne mi sono infortunato alla caviglia, ero in ansia ma in campo ho retto bene
In Australia non ho tanti tifosi nonostante la mia fidanzata sia di qui: avrà mica parlato male di me...
Matteo Berrettini
n. 8 Atp