«VOLEVO SMETTERE INVECE SONO RINATO È MERITO DEL LECCE»
«A Empoli pensavo di lasciare. Il gol all’Inter mi ha regalato una felicità enorme. Consiglio per gli acquisti: prendete Petriccione»
La vita, per lui, è adesso. Ma non trova giusto scusarsi per il ritardo. Marco Mancosu preferisce godersela come viene, una partita alla volta, gol dopo gol. Segna – 6 i centri, 4 su rigore - e sogna con il Lecce: ha messo il suo marchio anche nelle sfide con le big della Serie A. «Dopo il gol alla Juventus, ho fatto centro contro l’Inter – dice il centrocampista -. Si è girato il mondo, se penso che sino a due stagioni fa la mia carriera era impreziosita dalle reti che firmavo contro le grandi della serie C, come Salernitana, Catania o lo stesso Lecce, oppure contro le più blasonate della B, come Benevento e Verona».
► Dopo il gol all’Inter, la corsa e il pianto di felicità. Aveva già esultato così?
«Mi era capitato qualche volta. Domenica, però, è stato un exploit incredibile. Dopo 4 sconfitte consecutive e in svantaggio con l’Inter, la mia rete del pari poteva valere un tesoro.
Domenica mi sono emozionato anche pensando alla gioia regalata a Riccardo, un bimbo di 7 anni in difficoltà».
►E’ arrivato a cifra tonda, 70 gol nei campionati dalla Prima divisione alla A. Ma dove si era nascosto prima di passare al Lecce nell’estate 2016?
«Il d.s. Meluso mi prese gratis dalla Casertana. Dopo la trafila nel vivaio del Cagliari, con gol al debutto in A, ero andato in giro in B e poi in C, facendomi valere come centrocampista-goleador, a Siracusa e a Benevento».
►Ha mai pensato di lasciare il calcio?
«Sì. Nella stagione a Empoli, in B, giocavo pochissimo, ma per i miei limiti. Ero deluso e stavo per mollare tutto. Ma sono testardo, non avevo un piano B e mi mancava una chance alternativa, con il solo diploma di maturità al liceo scientifico, presa ai corsi di recupero».
►Lecce è ormai la sua isola felice, come la natìa Sardegna? «Mi godo un paradiso, non solo calcistico. Con mia moglie Valeria e mia figlia Gioia ci siamo inseriti alla grande; ho anche acquistato casa, Lecce è fantastica. E qui sono rinato, devo tanto alla società e a Liverani».
►Con lui, in due campionati e mezzo, ha segnato 25 dei 32 gol realizzati in giallorosso. Meglio da mezzala o da trequartista? «In B ho fatto 13 reti, giocando dietro le punte, quasi da falso nueve. Contro l’Inter ho iniziato da mezzala, poi ho segnato da trequartista. Liverani è un martello, ha saputo esaltare la mia vocazione offensiva. Il mister mi sfotte: oh, ricordati che, prima o poi, mi devi fare un bonifico. Rispondo che lui dovrebbe fare altrettanto con me…».
► Firmerebbe per arrivare a quota 10 reti in questa A? «Non metto paletti, vivo alla giornata. Ed è una vita meravigliosa... Nel Lecce saranno Babacar e Lapadula i goleador».
►Da ragazzino, chi era il simbolo del suo Cagliari? «Zola. Lo vidi a un Cagliari-Inter Primavera: segnai ai nerazzurri. Già allora...».
►Nella sua carriera quali allenatori non ha saputo godersi? «Giampaolo, che mi ha fatto esordire in A nel Cagliari, e Allegri. Quando Liverani mi sprona all’inserimento in area, ricordo una lezione di Max a Cagliari. Mi disse: Marco sei a metà strada, in quella posizione non servi, devi buttarti dentro e tentare la giocata in area».
►Il suo compagno più forte? «Nainggolan. Durante le vacanze di Natale a Cagliari, io e Vigorito abbiamo incontrato Radja. Mauro l’ha canzonato, facendogli notare che aveva segnato solo 4 gol, mentre io ne avevo già 5.
“Sì, ma io non batto i rigori”, la replica, con il sorriso, di Radja».
► Chi segnalerebbe, del Lecce, a un club di Serie A? «Petriccione. Esordiente in A, sta stupendo tutti».
►Chi vincerà lo scudetto? «Juve o Inter. Peseranno tanto i punti che perderanno contro squadre come il Lecce. Certo, la Lazio è una mina vagante».
►Per la salvezza è ormai una corsa a quattro?
«No, c’è ancora tempo. Altre squadre potrebbero essere risucchiate nella zona pericolo».
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