Friedkin studia i dirigenti Ma la firma slitta ancora
All’Eur prima riunione operativa con il management Fienga resterà Ceo, la chiusura prevista a fine mese
Tutti lì, intorno a un tavolo. Da una parte l’anima attuale della Roma, dall’altra quella futura. In mezzo, ovviamente, programmi e strategie, oltre che conti e planning vari. Negli uffici del club, all’Eur, ieri è andata di fatto in onda la prima riunione operativa della nuova Roma, quella che dovrebbe portare presto Dan Friedkin ad essere il nuovo presidente del club giallorosso. Presto, ma non prestissimo. Nel senso che i tempi si sono un po’ allungati, si stanno studiando bene le carte e c’è ovviamente attenzione massima a ogni dettaglio da parte di entrambe le controparti. Insomma, il «signing» del contratto preliminare che era atteso per metà febbraio arriverà invece un po’ più in là, probabilmente alla fine del mese. Nessun intoppo particolare, semplicemente uno studio più accurato dei possibili accordi. E delle 12 società che fanno parte della galassia-Roma. Che è tecnicamente controllata da Neep Roma Holding Spa, la quale a sua volta fa capo a AS Roma SPV LLC.
Tutti a tavolino
Ieri la giornata all’Eur è iniziata molto presto, nelle prime ore della mattinata, per finire quasi all’ora di cena. Un lavoro duro, certosino. In rappresentanza della Roma c’erano però tutti i dirigenti apicali (Fienga, Baldissoni, Calvo, Zubiria, Petrachi e Cavallo, quindi i vertici del club e i responsabili delle aree specifiche), dall’altra parte Friedkin era invece rappresentato dai suoi massimi uomini di fiducia (su tutti Marc Watts, Eric Williamson e Brian Walker, i profili che guidano di fatto The Friedkin Group, la holding di famiglia). Quasi degli Stati Generali della Roma che sarà, considerando che dovrebbe essere garantita la continuità aziendale dell’attuale management giallorosso. Tra i presenti ieri negli uffici del club, l’unico infatti a essere davvero «monitorato» è il d.s. Petrachi. La cui sortita nello spogliatoio a Reggio Emilia, tra l’altro, non è piaciuta a nessuno dentro Trigoria (e anche all’Eur). Nel corso delle varie riunioni operative di ieri, ovviamente si è parlato soprattutto di futuro: prospettive, mercato, Champions League, conti da risanare e strategie commerciali (e di marketing). Non c’è stata invece nessuna videoconferenza con Boston (né con il presi(per dente James Pallotta né con il suo braccio destro alla Raptor, Bob Needham), come invece era circolato nel pomeriggio. «A breve avremo delle notizie», ha detto poi ieri sera Calvo all’Utr.
Verso il closing
Le parti molto probabilmente si aggiorneranno anche oggi, considerando che la delegazione americana dovrebbe essere in città fino a venerdì sera, il giorno dell’anticipo di campionato tra la Roma e il Bologna. Come detto in precedenza, però, per la firma del contratto preliminare bisognerà aspettare ancora un po’, probabilmente venti giorni, se non un mese. Dopodiché, una volta firmato l’accordo, ci saranno dei tempi tecnici da dover osservare, circa sessanta giorni in cui bisognerà avere l’okay dell’Antitrust al passaggio di proprietà e lanciare contemporaneamente anche l’opa sul flottante in Borsa delle azioni giallorosse (circa il 17%, di cui però il 3,29% è già in mano di Pallotta, che di conseguenza attualmente detiene l’86,577%). Opa che dovrà essere lanciata allo stesso prezzo delle azioni pagato per averne il controllo. Dopo un mese di calo, tra l’altro ieri le azioni della Roma hanno ripreso a salire (chiudendo a 0,625, con un rialzo del 2,8%, il massimo toccato nel 2020 è stato di un valore di 0,689 per azione). In attesa poi di capire cosa succederà davvero nel giorno del signing.
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