La Gazzetta dello Sport

La Reggiana di Alvini corre con l’ex venditore di suole

«Ho fatto tanta gavetta, come il mio amico Sarri»

- Di Guglielmo Longhi

Secondo posto, la capolista Vicenza a 5 punti, il Carpi terzo a 4, una serie di 9 vittorie e 5 pareggi. Il miglior attacco con 41 gol. Una sola sconfitta, come il Monza dominatore del girone A. Numeri da vertigini. Eppure Massimilia­no Alvini, allenatore della sorprenden­te Reggiana, dopo il 2-1 sul Fano diceva: «Sono arrabbiato nero perché dovevamo chiudere la gara e invece l’abbiamo riaperta». E ieri ha ribadito: «Non abbiamo ancora fatto niente. Domenica giocheremo a Carpi: la partita che può decidere il campionato». Stare con i piedi per terra non dev’essere un esercizio complicato per chi, fino a pochi anni fa, vendeva suole. La prima vita.

Piccoli passi

Accento toscano, tono pacato (ma sul campo urla, eccome), tanta passione e tanti sacrifici. Meticoloso, perfezioni­sta, maniacale amante del 3-4-1-2. Alvini inizia ad allenare a 25 anni una squadra amatoriale di Fucecchio, la sua città. Viene da una gavetta profonda, dalla Promozione alla Serie C un passo alla volta, una crescita graduale: Tuttocuoio, Signa, Quarrata, AlbinoLeff­e, Pistoiese, Reggiana. Ma non si lamenta perché «voglio migliorarm­i costanteme­nte per arrivare in B. Per chi non è stato un calciatore importante serve un aggiorname­nto, non sono come Thiago Motta che ha avuto subito una panchina di A». Fino a sette anni fa, il calcio era un passatempo. Lavorava con le scarpe, faceva il rappresent­ante di suole nell’azienda di famiglia, ma «pensavo alla partita, allenare stava diventando un’ossessione». La svolta nel 2013 quando va al Tuttocuoio e capisce che il pallone era la sua vita. Toscana, calcio e lavoro, il paragone scatta automatico: Maurizio Sarri. «Siamo amici, ci conosciamo da vent’anni da quando io allenavo il Signa e lui la Sangiovann­ese in C2. Lo andavo a trovare una volta al mese e parlavamo di tutto: movimenti, schemi,

Sfida al vertice «Ho capito 7 anni fa che il calcio era la mia vita. E ora battiamo il Carpi»

pressing». La tesi al Supercorso di Coverciano è la conferma della solidità dell’amicizia:

Il suo triplete

L’agente di commercio osservava, studiava e prendeva appunti. Andava a vedere gli allenament­i del Pisa di Ventura e lui, pensando fosse una spia, diverse volte aveva interrotto le sedute. Alvini non diceva nulla perché era un semplice allenatore di Promozione e un po’ si vergognava. Al Tuttocuoio, conquista tre promozioni e sei trofei. Ama ricordare che «nel 2010 anch’io ho fatto il triplete come l’Inter di Mourinho: campionato di Eccellenza Coppa Italia Regionale e Coppa Italia nazionale. Io vivo per il calcio, la prima cosa che ho capito è che c’è qualcosa da imparare da tutti: dall’allenatore più bravo del mondo e da quello degli amatori».

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IPP Secondo posto Massimilia­no Alvini, 49, tecnico della Reggiana

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