La Reggiana di Alvini corre con l’ex venditore di suole
«Ho fatto tanta gavetta, come il mio amico Sarri»
Secondo posto, la capolista Vicenza a 5 punti, il Carpi terzo a 4, una serie di 9 vittorie e 5 pareggi. Il miglior attacco con 41 gol. Una sola sconfitta, come il Monza dominatore del girone A. Numeri da vertigini. Eppure Massimiliano Alvini, allenatore della sorprendente Reggiana, dopo il 2-1 sul Fano diceva: «Sono arrabbiato nero perché dovevamo chiudere la gara e invece l’abbiamo riaperta». E ieri ha ribadito: «Non abbiamo ancora fatto niente. Domenica giocheremo a Carpi: la partita che può decidere il campionato». Stare con i piedi per terra non dev’essere un esercizio complicato per chi, fino a pochi anni fa, vendeva suole. La prima vita.
Piccoli passi
Accento toscano, tono pacato (ma sul campo urla, eccome), tanta passione e tanti sacrifici. Meticoloso, perfezionista, maniacale amante del 3-4-1-2. Alvini inizia ad allenare a 25 anni una squadra amatoriale di Fucecchio, la sua città. Viene da una gavetta profonda, dalla Promozione alla Serie C un passo alla volta, una crescita graduale: Tuttocuoio, Signa, Quarrata, AlbinoLeffe, Pistoiese, Reggiana. Ma non si lamenta perché «voglio migliorarmi costantemente per arrivare in B. Per chi non è stato un calciatore importante serve un aggiornamento, non sono come Thiago Motta che ha avuto subito una panchina di A». Fino a sette anni fa, il calcio era un passatempo. Lavorava con le scarpe, faceva il rappresentante di suole nell’azienda di famiglia, ma «pensavo alla partita, allenare stava diventando un’ossessione». La svolta nel 2013 quando va al Tuttocuoio e capisce che il pallone era la sua vita. Toscana, calcio e lavoro, il paragone scatta automatico: Maurizio Sarri. «Siamo amici, ci conosciamo da vent’anni da quando io allenavo il Signa e lui la Sangiovannese in C2. Lo andavo a trovare una volta al mese e parlavamo di tutto: movimenti, schemi,
Sfida al vertice «Ho capito 7 anni fa che il calcio era la mia vita. E ora battiamo il Carpi»
pressing». La tesi al Supercorso di Coverciano è la conferma della solidità dell’amicizia: Il suo triplete L’agente di commercio osservava, studiava e prendeva appunti. Andava a vedere gli allenamenti del Pisa di Ventura e lui, pensando fosse una spia, diverse volte aveva interrotto le sedute. Alvini non diceva nulla perché era un semplice allenatore di Promozione e un po’ si vergognava. Al Tuttocuoio, conquista tre promozioni e sei trofei. Ama ricordare che «nel 2010 anch’io ho fatto il triplete come l’Inter di Mourinho: campionato di Eccellenza Coppa Italia Regionale e Coppa Italia nazionale. Io vivo per il calcio, la prima cosa che ho capito è che c’è qualcosa da imparare da tutti: dall’allenatore più bravo del mondo e da quello degli amatori». TEMPO DI LETTURA 2’48”