La Gazzetta dello Sport

TRA FIORELLO E SINNER UNA SFIDA DI... BATTUTE

Battute in campo a Bordighera: «Djokovic mi ha parlato bene di te, ma non mi ha detto che sei così alto. Dai, aiutami a diventare cinquemili­onesimo al mondo»

- di Crivelli (Foto: Sinner e Fiorello in campo)

Il sole scalda appena la mattina sonnacchio­sa di questa parte di Liguria che dal mare sale verso l’entroterra alle spalle di Bordighera. L’enorme tendone che nasconde e protegge i campi coperti del Piatti Tennis Center sembra un enorme materasso verde appoggiato alla collina. Sarebbe un giorno come un altro, con un drappello di allievi del maestro comasco già pronti a colpire le cento e cento palline che escono dai cesti. Ma verso le nove e mezza, il suono del citofono e la sagoma che appare dietro il cancello stanno per tempestare la quiete confortevo­le della quotidiani­tà: Sanremo in fondo è appena là dietro, sepolta alla vista dalle erte che si inerpicano dietro la Club

House. Eccolo, Rosario Fiorello, che si gode il giorno di riposo dalle fatiche festivalie­re di enorme successo attraverso la sua più grande passione sportiva: il tennis. Racchetta in mano e tuta da riscaldame­nto, dispensa un sorriso per tutti intanto che aspetta Sinner, il giovane prodigio italiano che di Riccardo Piatti è l’ultima perla: Jannik aveva un allenament­o programmat­o in Francia con Tsitsipas, ma non si poteva negare un incontro allo showman più amato d’Italia.

Tennis e gioventù

Quando il più giovane top 100 in classifica (è numero 78 a 18 anni e 5 mesi) si palesa una mezzoretta dopo, inizia subito lo spettacolo pirotecnic­o: «Ciao, piacere, io sono Die Kleine Blume (piccolo fiore in tedesco, ndr)», lo accoglie Rosario scherzando sulla madrelingu­a tedesca di Sinner. E poi lo incalza: «Il mio amico Novak Djokovic mi ha parlato benissimo di te, ma non mi aveva detto che eri così alto. E comunque tutti sostengono che sei forte solo perché non hai ancora giocato contro di me». La dirompente personalit­à di Fiorello ha il potere di sciogliere la timidezza di Jannik, che segue divertito ogni piccolo sketch del nuovo amico, cui lascia campo libero per almeno un’ora quando si apparta per la fisioterap­ia: per lui, del resto, questa rimane una giornata dedicata alla preparazio­ne prima di partire per il torneo di Rotterdam. Fiore intanto diventa un torrente in piena: «Avevo nove anni quando entrai per la prima volta al circolo di Augusta, la mia città. Rimasi affascinat­o dal colore rosso della terra e decisi che avrei fatto il tennista. Andai a casa e lo dissi a mio padre, che fu piuttosto drastico quando gli spiegai tutte le cose che avrei dovuto acquistare per cominciare: “O fai il giocatore, o mangi. Scegli tu”. Così mi buttai sul calcio...». Ma il tennis si sarebbe comunque riproposto più tardi, nella carriera giovanile da animatore: «È uno degli sport classici di un villaggio turistico: mi sarebbe piaciuto praticarlo, ma in quella fase della mia vita coltivavo altri interessi, diciamo...».

A lezione da Piatti

Una decina di anni fa, la riscoperta: ora non c’è settimana in cui, quando è libero, Fiorello non si precipiti a palleggiar­e per tenersi in forma. Armato con la racchetta di Djokovic (ma poi la cambierà con la sua, più leggera), raggiunge i campi coperti e inizia a scambiare con uno degli allenatori del Centro, fino a quando Piatti lo ferma per studiarne i movimenti con la video analisi: «Coach, più che l’analisi con il video alla mia età mi servirebbe­ro le analisi del sangue». Ma Riccardo ha preso a cuore il suo ruolo di mentore del nuovo pupillo: «Vedi il rovescio? Lo giochi con la mano troppo in alto, devi abbassarla». E Fiore, di rimando: «Quando l’ho imparato, mi hanno detto di non guardare la palla e di girare la testa come se stesse passando una bella ragazza». Più di qualche colpo, però, è davvero discreto, e da studente curioso il mattatore Rosario ascolta con attenzione consigli e aggiustame­nti.

La sfida

Fino a quando dalla porta della tensostrut­tura emerge finalmente Sinner. Fiorello si è già speso per una buona mezz’ora e non manca di farlo presente: «Bravi, mi avete fatto stancare così per lui adesso è più facile». All’inizio si palleggia in scioltezza, Jannik lo insidia con qualche colpo sulla riga e l’altro risponde con un paio di interessan­ti rovesci in slice. Ma siccome deve essere una cosa seria, d’improvviso Fiore si avvicina a rete e chiede di poter giocare di volo oppure con lo smash, come un vero riscaldame­nto. Fino alla richiesta quasi blasfema: «Jannik, vediamo come te cavi con il servizio. Batti a 160/170 all’ora. Anzi no: a tutta velocità». E quello gli catapulta un ace al centro del rettangolo: «Rosario, tranquillo, prima o dopo riuscirai a risponderm­i. E a battere forte come batto io». Tra uno scambio e l’altro, ovviamente, gli schemi saltano: e allora ecco lo showman avvicinars­i a rete e consolare l’avver

sario come accade tra il vincitore e lo sconfitto o ancora mettersi in posa per le foto di rito come se il match stesse davvero per iniziare. Intanto, alle trentina di persone che stavano seguendo l’esilarante spettacolo fin dall’inizio, vorrebbe aggiungers­i un manipolo di curiosi che, per un misterioso tam tam, ha saputo della presenza illustre e si accalca attorno al reticolato del Centro. Dentro, per qualche minuto, infuria la battaglia agonistica: Fiorello infila un paio di dritti da urlo, Jannick riprende il controllo con una serie di rovesci saettanti. Ma davanti a un’altra prodezza del rivale, un dritto lungolinea a un palmo dall’incrocio delle righe che esalta lo spirito da battaglia del presentato­re («Visto che roba, prova a prendere pure questo!»), Sinner non può esimersi dai compliment­i: «Bravo, anzi bravissimo: vorrà dire che al prossimo torneo anziché Riccardo farò venire te al mio angolo». Un rovescio sul nastro di Fiore chiude la contesa, gli abbracci sentiti e calorosi suggellano una prima volta divertenti­ssima tra un grandissim­o personaggi­o e un ragazzo che ha le stimmate per diventarlo attraverso lo sport che ama. Poi Fiorello si fa serio: «Lo sapete, sono amico di Djokovic e quindi apprezzo i campioni. Ecco, in questo incontro, anche se breve, ho intravisto in Jannik le qualità di Nole: giocava contro una pippa come me eppure ha rincorso ogni palla, si vedeva che non voleva lasciare nulla sul campo. Sono le doti di un potenziale fuoriclass­e». E mentre Sinner torna ad allenarsi davvero (e lo farà per altre tre ore, a proposito di ambizioni), lui si prenota per un’altra esperienza : «Mi farò regalare da mia moglie una settimana a Bordighera e verrò qui tutti i giorni. Così l’anno prossimo mi farò aiutare a salire in classifica: da numero 6.354.000 a cinquemili­onesimo». Solo nel tennis. Nello show business, non ci sono altri numeri uno all’infuori di lui.

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