La Gazzetta dello Sport

Moses e Young Ali nerazzurre nate per volare

Le nuove armi dell’Inter per lo scudetto Corsa, potenza, qualità e giocate decisive

- Di Vincenzo D’Angelo

C’era una volta la difesa a cinque, col centrale ad agire da libero staccato di qualche metro dietro ai marcatori e i terzini bloccati, pronti a incollarsi sull’esterno opposto e nel caso lanciarsi in contropied­e. Erano i tempi del 5-3-2, un sistema che è ancora visibile nel calcio moderno ma piuttosto in disuso. Perché oggi la zona aiuta a restare più alti e perché gli esterni di fascia possono essere ex difensori, centrocamp­isti ma anche ex attaccanti. Come nell’Inter di Conte. Prima regola, difendere in avanti. Seconda: nella metà campo avversaria garantire l’ampiezza, posizionar­si sulla linea laterale e poi pronti ad andare a chiudere la diagonale sul palo di riferiment­o quando lo sviluppo del gioco nasce dal versante opposto. È uno dei dogmi di Conte, un ex amante del 4-2-4 che ha svoltato con il 3-5-2, dove l’azione non si chiude più con 4 giocatori ma con almeno cinque elementi: sempre un centrocamp­ista a rimorchio, se è possibile anche l’altra mezzala in appoggio.

La chiave in fascia

I sistemi sarebbero solo numeri senza i moduli al loro interno. E la differenza comunque la fanno sempre gli interpreti. L’idea di gioco di Conte è qualità e furore all’ennesima potenza e senza due esterni di corsa e tecnica diventa tutto più complicato. Ecco perché i primi due colpi mirati sul mercato di gennaio sono arrivati proprio in fascia, pescando poi dalla Premier: nessun altro torneo al mondo garantisce quella intensità di prestazion­e per 90’. E allora eccole le nuove frecce nerazzurre, pronte al primo derby di Milano. A Udine Conte ha fatto le prove generali e le risposte sono state abbastanza incoraggia­nti: l’inseriment­o di Victor Moses e Ashley Young nel mondo Inter procede spedito quasi quanto le loro accelerazi­oni. Moses a Udine s’è fatto apprezzare soprattutt­o in fase offensiva, con un paio di guizzi interessan­ti in campo aperto. In fase difensiva la prestazion­e è stata meno pulita: Sema lo ha sorpreso una volta alle spalle e un’altra è riuscito a entrare indisturba­to in area sfruttando proprio un ripiegamen­to pigro del nigeriano. Che gode comunque della massima fiducia di Conte che però non gli garantisce la certezza di una maglia da titolare. Moses esterno è un’invenzione di Conte al Chelsea, un’intuizione decisiva nella corsa al titolo vinto nel 2016-17. Ma dietro di lui c’è Antonio Candreva che scalpita: nella prima parte della stagione è sembrato un giocatore nuovo, ritrovato nelle gambe e nella testa. Il nuovo corso se l’è conquistat­o sul campo, dando sempre qualcosa in più.

Young, che impatto

Quella che è già riuscita a dare anche Young, l’ultimo dei tre innesti arrivati da Manchester, made in United. La prima a San Siro contro il Cagliari è servita per rompere il ghiaccio col nuovo mondo, per pennellare un assist sulla testa di Lautaro e conquistar­e i primi meritatiss­imi applausi del suo nuovo pubblico. Young tanto “giovane” non lo è più, eppure garantisce una ancora spinta costante e grande attenzione. E quella qualità negli ultimi 25 metri che può far saltare il banco. Se c’è una cosa che rende felice una allenatore da 3-5-2 è riuscire a costruire su una fascia per poi chiudere con la battuta a rete del quinto dall’altra parte. Con Young diventa più facile: il piede è sempre quello da attaccante esterno, l’applicazio­ne invece si è evoluta. Ora è da giocatore totale, di chi vuole aggiungere la vittoria nel derby nella lunga lista di successo.

 ??  ?? Duellanti A sinistra Victor Moses, 29, e Ashley Young, 34, esterni dell’Inter. Accanto a loro i due rivali rossoneri: il 25enne Andrea Conti e Theo Hernandez, 22
Duellanti A sinistra Victor Moses, 29, e Ashley Young, 34, esterni dell’Inter. Accanto a loro i due rivali rossoneri: il 25enne Andrea Conti e Theo Hernandez, 22

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