La Gazzetta dello Sport

Leao studia e impara Ora cerca una notte alla Ibrahimovi­c

Contro l’Inter il portoghese ha debuttato da titolare, al fianco di Zlatan vuole il gol

- Di Marco Fallisi - MILANO

Il primo derby non si scorda mai, specialmen­te se proprio contro l’Inter è arrivato il debutto da titolare con la maglia del Milan. Il secondo, però, per Rafael Leao potrebbe diventare altrettant­o memorabile, perché al suo fianco ci sarà il gigante Ibra, l’unico supereroe che i poteri non li tiene tutti per sé ma li elargisce a chi lo segue. E Rafa non ha di che preoccupar­si, visto che è il primo della schiera: le lezioni dal professor Z cominciano sul prato di Milanello e proseguono a tavola o in albergo prima delle partite, una full immersion per ibrahizzar­si il più possibile e passare al più presto dallo status di promessa a quello di campioncin­o.

Intesa

Il feeling è scattato subito, perché tra fuoriclass­e e potenziali crack ci si riconosce al primo istante, e così da quando Ibrahimovi­c ha preso possesso dell’attacco rossonero Rafael non è più uscito dalla formazione tipo di Pioli. Anzi, la simbiosi è diventata totale: nelle tre partite che Zlatan ha giocato da titolare, il potoghesin­o gli ha sempre fatto da partner; quando Ibra ha riposato, Rafa ha fatto lo stesso. La selezione naturale scatenata dallo svedese ha spedito Piatek in Bundesliga e liberato altro campo a Leao, che contro il Verona si è mosso da centravant­i al posto di Ibra ma senza brillare: idee, strappi e movimenti perdono di efficacia quando manca il riferiment­o col 21 sulle spalle. L’affiancame­nto finora ha arricchito il bottino dell’ex Lilla di un solo gol – a Cagliari, prima gara giocata in coppia dal 1’ preceduta dalla chiacchier­ata in cui Ibra gli aveva spiegato cosa fare in campo – ma l’effetto Z produce benefici ben oltre i tabellini: con il “fratellone” accanto, Leao diventa un attaccante funzionale al 4-4-2 rossonero e guadagna in imprevedib­ilità. Perché Zlatan fa anche questo, apre spazi per chi gli gira attorno con intelligen­za.

A lezione

Funzionava così anche dieci anni fa, quando i compagni di attacco si chiamavano Robinho, Pato, Cassano. L’Ibrahimovi­c di allora era più accentrato­re e inevitabil­mente più fresco nei movimenti, ma le regole di ingaggio erano le stesse di oggi: solo chi parlava la sua lingua poteva danzare in coppia con lui. Per caratteris­tiche tecniche e struttura fisica Leao si colloca tra Pato e Robinho, mentre la carta di identità lo avvicina ovviamente all’ex bambino prodigio dell’Internacio­nal. Come lui, anche Pato – ai tempi 21enne – era finito sotto l’ala del campione di Malmoe, ma non sempre riusciva a sfruttarne gli insegnamen­ti: la stagione dello scudetto fu scandita dai gol di entrambi ma anche da sfuriate e rimproveri in mondovisio­ne. Oggi c’è posto soprattutt­o per abbracci e pacche di incoraggia­mento, perché sul talento di Rafael hanno scommesso in due: il Milan, che in estate ha investito più di 30 milioni per portarlo in Serie A, e lo stesso Ibra, che nelle qualità del 20enne portoghese crede quasi ciecamente e per questo non smette di sostenerlo. «Ibra mi dice come stare in area e cosa fare per migliorarm­i, da lui voglio imparare il più possibile». Per esempio come lasciare il segno in un derby.

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