La Gazzetta dello Sport

CONTE IBRA DERBY TOP

Un grande doppio ex e la super sfida di domenica «Vale punti e autostima Antonio e Zlatan faranno salire la tensione Eriksen alzerà il livello Theo più forte del previsto»

- Intervista di Alessandra Gozzini

Il Maestro che torna sui banchi di scuola è il miglior esempio di determinaz­ione possibile: alla qualità, e quella del maestro Pirlo era sconfinata, serve unire la tenacia. Che si tratti di iniziare una nuova carriera da allenatore o di vincere il derby: dopo essere stato studente a Coverciano, Pirlo è pronto a tornare in cattedra. Succederà in estate, dove saranno interessat­i alle sue lezioni di gioco. Domenica sera intanto la sfida sarà tra Conte e Ibrahimovi­c, esempi di successo costruito sulla forza di volontà: la partita si può risolvere qui.

Inter-Milan, nerazzurri a +19, è una partita senza storia?

«No, semmai fa storia a sé perché il distacco si annulla. Vedo meglio l’Inter ma entrambe sanno che è una partita che può cambiare la stagione, incide non solo sulla classifica ma sull’autostima».

Ibra è l’ultimo arrivato: può ancora essere decisivo?

«Si, è fondamenta­le. Alza il livello di attenzione del gruppo, è un perfezioni­sta esigente in tutto e vuole che per gli altri sia lo stesso, lo so per esperienza diretta. I compagni avranno una tensione enorme ad allenarsi con lui, è uno che te la fa sentire. E’ vero che appende al muro, urla, si incavola: così ne ho conosciuti pochi. E in campo, magari non come prima, fa ancora la differenza».

Per quanto tempo ancora?

«Dopo l’infortunio di Manchester certe cose non gli riescono più come prima ma con l’età capisci che puoi correre meno ma farti sempre trovare nella posizione giusta. Il futuro dipende solo dalla sua volontà: io ho smesso alla sua età, 38 anni, per il dolore al ginocchio e perché mi svegliavo chiedendom­i perché dovessi ancora andare a far fatica in allenament­o».

Conte all’Inter l’ha stupita?

«Per niente perché lo conosco troppo bene. Immaginavo l’Inter a questo livello, lotterà per lo scudetto fino all’ultimo. Ti porta a dare il meglio sempre, più di quello che pensi di avere o che hai davvero. E’ malato di vittoria, se perde non gli si può parlare, diventa un demonio».

Lui da solo ha ridotto la distanza con la Juve?

«Soprattutt­o lui. Poi la società ha speso bene per giocatori in linea con le idee dell’allenatore. Un club serio fa il resto. La Juve di oggi è troppo più forte perché ha qualità in tutti i singoli, è stata costruita mettendo insieme un giocatore più bravo dell’altro. Ma l’Inter sono certo ci proverà fino alla fine».

Eriksen può dare un’ulteriore spinta?

«Ottimo giocatore, alza il livello. Gli serve solo tempo per inserirsi perché arriva da un campionato troppo diverso».

Mercato Milan: si aspettava il suo ex compagno Maldini dietro la scrivania?

«Ha un ruolo difficile in un Milan

senza grosse disponibil­ità economiche. Un club diversissi­mo dal vecchio Milan. Lui e Boban fanno quello che possono, hanno preso i giocatori che potevano prendere: è questione di investire sui giovani e sperare che esca un campione. La difficoltà non è passare dal campo alla scrivania, ma dal Milan a cui erano abituati loro a quello di oggi. Hanno fatto bene in un momento delicato e penso siano le persone giuste per risalire piano piano: Paolo sente parlare di calcio da quando ha 3 anni, Zvone ha anche una preparazio­ne “politica”. Vale lo stesso

Per Paolo e Zvone la difficoltà non è passare dal campo alla scrivania, ma dall’idea del loro Milan a quello di oggi ANDREA PIRLO

per Pioli: fa il possibile con quello che ha, è riuscito a dare un’impronta alla squadra. Mi è sempre piaciuto, anche come persona».

Ha una soluzione per ripartire?

« L’esempio migliore è la mia Juve che ripartì 2-3 passi alla volta, con inseriment­i mirati ogni anno».

I rinforzi di quest’anno: Theo Hernandez. Voto?

«E’ forte, più forte di quanto ci si aspettasse e può migliorare ancora».

Leao?

«Bravo ma giovane. Ibra gli farà bene, gli toglierà quella “mollezza” che ha ogni tanto in partita».

Bennacer nel ruolo di Pirlo?

«Buon giocatore, nel panorama italiano uno dei migliori. Oggi però la differenza premia Brozovic, dall’altra parte: essere titolari in una finale di Coppa del Mondo, come lui con la Croazia, non è un caso. Anche loro oggi sono specchio delle due società».

Non è nuovo ma per Gattuso che lo ha allenato Calhanoglu ha una qualità al tiro mai vista. Possibile?

«No. Bravo, ha tutto per poter diventare grande ma ancora non ha un ruolo definito, mezzala, esterno, non si capisce».

Giusto rinunciare a Suso?

«Se al primo fischio perdi forza, non puoi giocare al top. I campioni reagiscono all’opposto».

Paquetà è passato dal paragone con Kakà alla panchina: il Milan cosa può aspettarsi?

«Evidenteme­nte le prestazion­i non sono state le stesse di Kakà… Anche lui deve trovare la sua posizione. E’ bravo ma piano con i paragoni».

Di là il centrocamp­o Inter si regge anche sulla qualità di Barella e Sensi. Hanno un futuro garantito?

«Sono due bravi giocatori, arrivano da piccole squadre ma hanno dimostrato di avere personalit­à nel salto in una big».

Un passato che Conte sottolineò dopo la sconfitta in Champions contro il Borussia Dortmund: «A parte Godin qui nessuno ha vinto niente. A chi dobbiamo chiedere qualcosa in più? A Barella che arriva dal Cagliari? A Sensi, acquistato dal Sassuolo?». Non fa arrabbiare?

«No perché dice sempliceme­nte la verità. E prima, in ogni caso, te la dice in faccia».

Impression­ato da Lukaku e

Lautaro?

«Da Lautaro sì. Bravo l’anno scorso, ma oggi è un altro giocatore. Ha fatto un’evoluzione totale, è più consapevol­e e anche in questo caso Conte gli avrà dato tanto. Recupera, aiuta la squadra. Lui e Lukaku giocano vicini, come vuole Antonio. L’assenza di Lautaro si sentirà».

Che rinforzi serviranno alle due squadra per centrare in futuro i rispettivi obiettivi?

«Al Milan mancano pezzi un po’ ovunque. All’Inter serve qualcosa sugli esterni, magari potrà inserire in difesa un altro giovane come Bastoni, uno che sicurament­e diventerà un campione».

Il Milan rischia allo stesso tempo di indebolirs­i con la cessione di Donnarumma. Consigli per Gigio?

«E’ cresciuto lì, il Milan gli ha dato un’opportunit­à a 16 anni. Normale sia grato al club come è normale che ambisca a vincere la Champions League il prima possibile. Sono pensieri che farà anche lui».

Il ritorno del Milan in Champions aiuterebbe la ricostruzi­one: possibile quest’anno?

«Difficile per la distanza in classifica e perché l’Atalanta è più quadrata».

Il futuro dirà anche che Tonali è il suo erede?

«No. Fortissimo ma diverso da me nel gioco. Ha tutto del campione ma è più una mezzala o un centrale in un centrocamp­o a due. Può già giocare in una grandissim­a squadra, è il migliore di questo campionato».

Giudizi da prossimo allenatore. Sa da dove partirà?

«Ho già parlato con qualcuno, da luglio comincio. Ho grandissim­a voglia di iniziare un percorso nuovo e totalmente diverso. Credo di poter diventare un buon insegnante di calcio, di poter trasmetter­e le mie idee. Ho la mia personalit­à, mi sono sempre fatto sentire e capire. Giocare bene aiuta ad arrivare al risultato. E se non vinco, mi inc…».

Ha preso spunto da Conte?

«E’ per lui che ho iniziato a pensare di fare l’allenatore. E’ il più bravo che ho avuto, ogni giorno ci faceva vedere 40-50 minuti di video. Mi dicevo che potevo e volevo farlo anche io. Mettersi a studiare è stato altrettant­o fondamenta­le».

Le sarebbe piaciuto allenarsi con Sarri?

«Sì e nei prossimi mesi andrò personalme­nte a seguirlo nel lavoro settimanal­e, a conoscere i suoi metodi. Ha negatività intorno, forse perché i tifosi si aspettavan­o altro: ma Sarri ha fatto bene ovunque è stato, da Napoli a Londra, fino alla Juve dove è protagonis­ta di un’altra grande stagione. La Juve può vincere la Champions, è stata costruita per quello e non vedo avversarie che siano tanto più strutturat­e».

Il suo amico Gattuso a Napoli la impression­a?

«Ha un impegno e una dedizione alla causa unici. Dopo le difficoltà iniziali sta prendendo la strada giusta. Vederlo al posto di Ancelotti fa effetto, è stata una svolta generazion­ale».

E se è iniziata una nuova era, anche il Maestro vuole farne parte.

A luglio mi siederò in panchina, ho già avuto contatti Risultati attraverso il gioco, studierò anche da Sarri ANDREA PIRLO

 ??  ?? In alto: Andrea Pirlo 40 anni, ha giocato nell’Inter e nel Milan (dove ha vinto tutto). Qui a lato: Conte e Ibra
In alto: Andrea Pirlo 40 anni, ha giocato nell’Inter e nel Milan (dove ha vinto tutto). Qui a lato: Conte e Ibra
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