Fuori per razzismo e “promosso”: mai più Quando la legge cambia... per educare
Non ci sono mostri in questa storia, ma è una storia che può aiutare il nostro calcio a fare un passo avanti. Un calciatore Under 17 viene espulso durante una partita di campionato per un insulto razzista. Il giudice sportivo lo squalifica per 10 giornate. Il ragazzo ne sconta 5, poi il suo club gli consente di giocare nell’Under 18. Il regolamento lo permette, ma paradossalmente la punizione diventa un premio, una promozione. Imbeccata dalla Gazzetta, che ha segnalato il caso, la Federcalcio si è messa opportunamente al lavoro per ritoccare le norme. Siamo in guerra contro il razzismo e in guerra serve intransigenza. Preziosa la tecnologia antirazzismo appena presentata, ma per ripulire gli stadi serve molto di più educare i ragazzi, che saranno i calciatori e i tifosi di domani. E in questa operazione Federcalcio, club e famiglie devono stare dalla stessa parte. Essere squadra.
Rosso e promosso
La partita del rosso è SassuoloPisa 1-2 del 6 ottobre 2019.
V. F. viene espulso al 27’ del secondo tempo e il giudice sportivo lo squalifica per 10 giornate. Testo del comunicato: «Squalifica per aver proferito nei confronti di un avversario una frase comportante denigrazione per motivi di razza». L’avversario era uno dei difensori del Pisa ma insomma, questo importa poco. Importa il... trasferimento. Il calciatore squalificato non gioca con l’Under 17 fino al primo febbraio (Sassuolo-Parma 0-1) ma dopo meno di due mesi, il 30 novembre, viene promosso in Under 18. Va in panchina contro la Roma, a inizio dicembre gioca contro il Milan. Nulla di vietato, perché l’interpretazione del regolamento non considera la promozione da U17 a U18 un «passaggio di categoria».
Federcalcio al lavoro
In quanto Under 17, insomma, gli erano vietate solo le partite della sua categoria. Il buco nella rete della norma nasce dall’evoluzione dei tempi. Una volta «campionato» e «categoria» erano quasi sinonimi, poi la richiesta dei club di perfezionare l’educazione dei giovani calciatori ha portato alla
Porterò il tema in Consiglio Federale. Vietato indietreggiare
proliferazione dei tornei. Tra le ipotesi di lavoro dei giuristi ci sono proprio una riscrittura della norma e l’introduzione della squalifica a tempo (non “a giornate”), che in effetti avrebbe disinnescato l’equivoco. Ma ancora più di una legislazione severa e non interpretabile, sarebbe opportuno un patto di responsabilità comune davanti a episodi gravi, come quelli razzisti. Non demonizziamo il Sassuolo che nel caso può avere sbagliato, ma resta uno dei club più attenti ai giovani e ai valori cari all’ex patron Squinzi. Il Sassuolo, tra l’altro, ha sospeso immediatamente il suo atleta, anche dagli allenamenti. Nella scelta di anticipare il suo rientro in campo ha pesato la convinzione di fare il bene del ragazzo, cresciuto in un contesto non semplice come Scampia. Lo spogliatoio aiuta. Ma davanti a un’emergenza feroce come quella del razzismo, lo spirito giusto è quello intransigente del presidente federale Gabriele Gravina: «Su questioni etiche di questo tipo non si indietreggia di un millimetro dice -. L’episodio è troppo datato nel tempo, non consente impugnazioni di nessun tipo. Ma è mia intenzione portare all’attenzione del Consiglio Federale una riflessione in tema di esecuzione delle sanzioni riguardanti fattispecie di razzismo».