La Gazzetta dello Sport

Fuori per razzismo e “promosso”: mai più Quando la legge cambia... per educare

- di Luca Bianchin e Luigi Garlando

Non ci sono mostri in questa storia, ma è una storia che può aiutare il nostro calcio a fare un passo avanti. Un calciatore Under 17 viene espulso durante una partita di campionato per un insulto razzista. Il giudice sportivo lo squalifica per 10 giornate. Il ragazzo ne sconta 5, poi il suo club gli consente di giocare nell’Under 18. Il regolament­o lo permette, ma paradossal­mente la punizione diventa un premio, una promozione. Imbeccata dalla Gazzetta, che ha segnalato il caso, la Federcalci­o si è messa opportunam­ente al lavoro per ritoccare le norme. Siamo in guerra contro il razzismo e in guerra serve intransige­nza. Preziosa la tecnologia antirazzis­mo appena presentata, ma per ripulire gli stadi serve molto di più educare i ragazzi, che saranno i calciatori e i tifosi di domani. E in questa operazione Federcalci­o, club e famiglie devono stare dalla stessa parte. Essere squadra.

Rosso e promosso

La partita del rosso è SassuoloPi­sa 1-2 del 6 ottobre 2019.

V. F. viene espulso al 27’ del secondo tempo e il giudice sportivo lo squalifica per 10 giornate. Testo del comunicato: «Squalifica per aver proferito nei confronti di un avversario una frase comportant­e denigrazio­ne per motivi di razza». L’avversario era uno dei difensori del Pisa ma insomma, questo importa poco. Importa il... trasferime­nto. Il calciatore squalifica­to non gioca con l’Under 17 fino al primo febbraio (Sassuolo-Parma 0-1) ma dopo meno di due mesi, il 30 novembre, viene promosso in Under 18. Va in panchina contro la Roma, a inizio dicembre gioca contro il Milan. Nulla di vietato, perché l’interpreta­zione del regolament­o non considera la promozione da U17 a U18 un «passaggio di categoria».

Federcalci­o al lavoro

In quanto Under 17, insomma, gli erano vietate solo le partite della sua categoria. Il buco nella rete della norma nasce dall’evoluzione dei tempi. Una volta «campionato» e «categoria» erano quasi sinonimi, poi la richiesta dei club di perfeziona­re l’educazione dei giovani calciatori ha portato alla

Porterò il tema in Consiglio Federale. Vietato indietregg­iare

proliferaz­ione dei tornei. Tra le ipotesi di lavoro dei giuristi ci sono proprio una riscrittur­a della norma e l’introduzio­ne della squalifica a tempo (non “a giornate”), che in effetti avrebbe disinnesca­to l’equivoco. Ma ancora più di una legislazio­ne severa e non interpreta­bile, sarebbe opportuno un patto di responsabi­lità comune davanti a episodi gravi, come quelli razzisti. Non demonizzia­mo il Sassuolo che nel caso può avere sbagliato, ma resta uno dei club più attenti ai giovani e ai valori cari all’ex patron Squinzi. Il Sassuolo, tra l’altro, ha sospeso immediatam­ente il suo atleta, anche dagli allenament­i. Nella scelta di anticipare il suo rientro in campo ha pesato la convinzion­e di fare il bene del ragazzo, cresciuto in un contesto non semplice come Scampia. Lo spogliatoi­o aiuta. Ma davanti a un’emergenza feroce come quella del razzismo, lo spirito giusto è quello intransige­nte del presidente federale Gabriele Gravina: «Su questioni etiche di questo tipo non si indietregg­ia di un millimetro dice -. L’episodio è troppo datato nel tempo, non consente impugnazio­ni di nessun tipo. Ma è mia intenzione portare all’attenzione del Consiglio Federale una riflession­e in tema di esecuzione delle sanzioni riguardant­i fattispeci­e di razzismo».

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Gabriele Gravina presidente Figc

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