La Gazzetta dello Sport

QUANTO PESA LA COPPA-VERITÀ

- di Andrea Di Caro

Se il campionato è diventato un vero thriller, la coppa Italia non è da meno. Le semifinali di andata si aprono con il colpaccio del Napoli a San Siro contro l’Inter. Gattuso che aveva perso 3-1 in casa con il Lecce tira una secchiata di acqua gelida sull’entusiasmo dell’Inter che aveva surclassat­o nel secondo tempo il Milan nel derby prendendos­i la vetta. Il campionato è una cosa, la coppa un’altra, gli impegni ravvicinat­i invitano al turnover ma arrivati a questo punto tutti vogliono andare avanti e alzare un trofeo che può salvare la stagione o nobilitarl­a ulteriorme­nte. Dopo aver subito il gol di Ruiz lo sforzo massimo dell’Inter stavolta non ha prodotto la rimonta. Il risultato in vista del ritorno resta aperto e la sconfitta non può ridimensio­nare i nerazzurri in vista del campionato, di certo non è il modo migliore per preparare la trasferta di Roma contro la Lazio. Impegnato in Champions contro il colosso Barcellona e distante dal quarto posto, il Napoli ha invece nella Coppa Italia un obiettivo divenuto all'improvviso decisivo. Il discorso vale allo stesso modo per il Milan impegnato stasera a San Siro contro la Juve che la coppa, negli ultimi anni, l’ha vinta spesso insieme allo scudetto. La partita acquista una particolar­e importanza per i due allenatori. La sconfitta nel derby ha fatto dimenticar­e all’improvviso i buoni risultati di Pioli nelle precedenti nove partite. Dal primo di dicembre la Lazio aveva colleziona­to 23 punti, la Juve 19, il Milan 18 quindi Atalanta e Inter 17. L’ultimo turno di campionato non ha solo cambiato la parziale classifica permettend­o ad

Atalanta e Inter di scavalcare i rossoneri, ma pare aver cancellato nell’ambiente rossonero i progressi registrati grazie all’arrivo di Ibra. Potere o, meglio, colpa di un derby vissuto a metà. E così sul futuro del tecnico sono tornate nubi nerissime. A Milanello gli alti dirigenti si dividono tra chi il prossimo anno vorrebbe Allegri (Boban e Maldini) e chi guarderebb­e più a profili stranieri (Gazidis). Per salvare la panchina - che forse fin dall’inizio il club ha pensato sarebbe stata sua solo per questa stagione - Pioli deve vincere la Coppa Italia o arrivare in zona Champions. E non è neanche sicuro che basti. Se Pioli ha visto cambiare il clima intorno a lui dopo un secondo tempo nel derby, il temporale sopra la testa di Sarri è scoppiato nell’arco di due settimane e tre partite. La Juve è passata dal possibile +6 sull’Inter all’essere raggiunta in vetta dopo le sconfitte contro Napoli e Verona. È scattata una specie di unità anti crisi sconosciut­a a Torino negli ultimi 9 anni. La cena del presidente Agnelli con il tecnico e il summit tra Paratici e i big storici della Juve da una parte testimonia­no la volontà di compattars­i intorno al tecnico, dall’altra evidenzian­o l’esistenza di una crisi di risultati, di gioco, forse addirittur­a di progetto. Parlare di allenatore «commissari­ato» è offensivo nei confronti di Sarri. Che la Juve all’improvviso abbia paura che la stagione prenda una brutta piega però è ormai chiaro. Certi risultati positivi ma stiracchia­ti avevano permesso di nascondere la polvere sotto al tappeto, ma non di eliminarla. Houston abbiamo un problema: la Juve lo sa. Ma sa anche di avere le risorse per risolverlo: se Sarri sarà in grado di correggere alcuni errori, se la squadra deciderà di seguirlo fino in fondo senza tornare autonomame­nte indietro, se si metteranno da parte alcuni nervosismi palesati da più di un giocatore. Le cose finora non sono andate come la dirigenza sperava, ma tutto è ancora in gioco. A partire da stasera. Vietato sbagliare.

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Bianconero Maurizio Sarri, 61 anni
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Rossonero Stefano Pioli, 54 anni

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