SARRI IN TRINCEA
«Sotto esame, normale alla Juve» Poi, che botta e ris...Poste!
Come se non bastassero le orde di tifosi che via social chiedono la sua testa, fantasticando su un improbabile ritorno di Massimiliano Allegri, Maurizio Sarri si è messo contro anche buona parte dei 129.300 dipendenti di Poste Italiane, per averli incautamente tirati in ballo in conferenza stampa. «Se non avessi voluto essere sotto esame avrei fatto domanda alle Poste - ha detto l’allenatore della Juve -. Questo lavoro è così, non vedo niente che non sia ampiamente nella normalità. Dopo una sconfitta ci sono sempre delle valutazioni esterne. A febbraio siamo in lotta su tutti i fronti, quindi perfettamente in linea con gli obiettivi stagionali, però veniamo da una brutta partita e quindi le ripercussioni esterne sono molto più grandi di quelle interne alla società». Una battuta che però è stata presa seriamente da Poste Italiane, che ha replicato con un comunicato in cui «invita Sarri a dedicare qualche minuto del suo prezioso tempo per informarsi sulle Poste, che è la più grande azienda del Paese. Gli esami ci sono eccome e l’azienda ne risponde ai cittadini, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni».
Cena e cali
Dubitiamo che Sarri volesse essere offensivo e irriguardoso verso il lavoro altrui. Sarri in passato ha lavorato in banca, dove aveva altre responsabilità ma di sicuro meno occhi puntati addosso e meno persone pronte a giudicare il suo lavoro. Questa situazione però non gli pesa, perché quando alleni grandi club devi imparare a convivere con critiche e pressioni. Gli rode di più non riuscire ad aiutare la squadra a evitare blackout e cali di attenzione come a Verona. Anche di questo si sarà parlato nella cena di lunedì con Andrea Agnelli, sebbene il tecnico ci tenga a precisare che «era un appuntamento programmato dopo la Fiorentina, però io ero a Coverciano e ho fatto tardi, il presidente aveva impegni e l’abbiamo rimandata. Ogni tanto ci vediamo, Agnelli dice che vuole farmi conoscere i ristoranti migliori di Torino, ma non si parla mai di una partita singola, piuttosto della globalità».
Leader e moduli
Quanto ai giocatori, il problema della testa «non è di facilissima risoluzione, viene fuori solo in alcune situazioni però ci vuole un rimedio, perché succede spesso quando siamo in vantaggio. La squadra si allena bene, per questo di fronte a una prestazione negativa resto sorpreso. La loro disponibilità è totale, però la gestione del vantaggio non è ottimale». Sarri ha chiarito anche alcune frasi del dopo gara di Verona («Spero che qualcuno mi aiuti» e «Questa squadra non ha doppioni»): «Mi riferivo ai leader, li abbiamo e spero che durante la partita qualcuno sia in grado di metterci una pezza. È chiaro che devo farlo io, ma a volte in campo sono lontano. Quanto alla rosa, ho fatto una valutazione sulle caratteristiche, è ampia anche se ora un po’ meno per gli infortuni, però ha sempre portato tutti gli allenatori ad utilizzare più di un modulo. Lo faremo anche noi, li alterneremo in base ai singoli e con il Milan c’è anche la possibilità del ritorno al trequartista». Infine sulla suggestione Messi-Ronaldo insieme il prossimo anno, il tecnico se la cava con un’altra battuta: «E’ un giocatore del Barcellona e non credo sia giusto rispondere. Se fossi il presidente del club penserei: “Ma che c .... vuole questo Sarri”». Speriamo che almeno lui non se la prenda con il tecnico bianconero.