La Gazzetta dello Sport

CONTE STOP RINGHIO STAR

Un bel Napoli infilza l’Inter 1-0 nella gara d’andata e Gattuso vince il suo derby Lukaku e Lautaro perdonano, Fabian Ruiz no. Nerazzurri stanchi, stavolta niente rimonta. Il tecnico amaro: «La Juve è ancora lontana»

- di Clari, Garlando, Lusena, Malfitano, Stoppini, Vernazza

Rino Gattuso il derby l’ha vinto. Dalla sua antica panchina ha guidato il Napoli al sacco di San Siro, battendo l’Inter che non perdeva da 10 partite (tutto compreso). Con 22 punti in meno in campionato rispetto a un anno fa, il Napoli può medicare in coppa la sua stagione disgraziat­a: all’orizzonte c’è il Barcellona e il 5 marzo può conquistar­e la finale di Coppa Italia. E’ stato un Napoli a immagine e somiglianz­a di Rino: tosto, concentrat­o, combattivo. Demme, il migliore, rende l’idea. Insigne in panca pure. Ha deciso Fabian Ruiz, fuoriclass­e dormiente. Gattuso non si è vergognato di presentare un catenaccio con la pummarola ‘ncoppa: raccolti e ripartire. Nell’emergenza e nella disparità di valori vale tutto. Ma non sfugga il 52% di possesso del primo tempo. Il Napoli ha anche giocato. E comunque, per passare dal 2-3 col Lecce all’impresa di San Siro, un allenatore deve metterci tanto. E Rino lo ha fatto. Bravo.

L’ora del danese

Dopo l’abbuffata nel derby, l’Inter si è presentata in versione brodino della sera. Ci sta un down motivazion­ale, anche perché è in arrivo l’incrocio chiave con la Lazio. Ma più che sulla sconfitta, Conte deve riflettere su altro. Lo strepitoso secondo tempo del derby non deve far dimenticar­e il primo. L’Inter è stata messa sotto dal Milan sul piano del gioco, come le era capitato con Juve, Lazio (pur battuta), Roma e Atalanta. Ieri, nel primo tempo, i nerazzurri lenti e prevedibil­i, non hanno creato un’occasione vera. Con l’ingresso di Eriksen, la pericolosi­tà si è impennata. Questo è il punto. Le linee di gioco di Conte sono solide ed efficaci, ma se manca furore e velocità, producono poco. Eriksen è arrivato per dare tocco, qualità e fantasia alla manovra, che non può viaggiare sempre a mille all’ora. Ma il danese non può restare un’opzione da fine match. E’ l’ora di accelerare il suo ingresso stabile, per prepararsi agli scontri scudetto.

Diga Gattuso

Elmas alto a sinistra smaschera il finto 4-3-3 di Gattuso. In realtà il Napoli rispetta una doppia linea a 4, con Demme e Mertens un passo avanti: 4-1-4-1. Il piano di Rino è chiaro: gran filtro senza palla e molto palleggio dopo la riconquist­a. Il piano riesce con una certa facilità grazie alla compiacenz­a dell’Inter che non fa nulla per togliersi le ragnatele di dosso: circolazio­ne e ritmo lenti, poco movimento, nessuna giocata illuminant­e. Spicca il ritardo di condizione di Sensi che, in uno scenario di questo tipo, a inizio stagione ci avrebbe messo

qualche serpentina o qualche imbucata preziose. Così i primi 45’ offensivi dei nerazzurri si riassumono in due telefonate di Brozo e Lautaro. Incapace di pressare, l’Inter non riesce neppure a guadagnare corner che sarebbero manna, dati i giganti che ha in squadra e le difficoltà del Napoli a coprire il cielo. Ne raccoglie uno solo a pochi secondi dal tè.

Padelli c’è

Così la sola palla gol capita al Napoli che, in chiusura di tempo, mette Zielinski a tu per tu con Padelli. Il portiere, reduce da un’uscita da brividi, si redime salvando all’Handanovic. E, sullo sviluppo, il Var non punisce una mano di De Vrij. Per il resto, la banda Gattuso ha svolto bene il suo compitino, nascondend­o a lungo la palla come dimostra il 52% di possesso all’intervallo, e soffrendo il minimo. Bene Elmas. Nel complesso, prima metà di una noia mortale. I 2’ di recupero sono parsi un atto di perfidia. E al fischio di Calvarese, molti guardano Insigne ed Eriksen con lo stesso sentimento: fateli entrare, per favore...

Pare che l’Inter riemerga dallo spogliatoi­o più carica, per ricalcare il copione del derby. Gattuso arretra la sua palude di qualche metro, ma, alla prima ripartenza, Fabian Ruiz segna con la classe che, purtroppo per il Napoli, mostra a gocce. Cammina lungo il perimetro come su un cornicione, poi perfetto sinistro a giro (12’). La tenerezza con cui Sensi e Brozovic si fanno saltare dice molto della serata. Conte inserisce Eriksen e poi Sanchez buttando avanti l’Inter: 4-3-3 con il danese avanzato rispetto a Brozo e Barella. L’Inter ora mette pressione e alcuni tocchi di Eriksen aprono spazi che prima non c’erano. Ma Fort Napoli regge e, tre giorni dopo il derby, il milanista Gattuso esce felice da San Siro. Non sarà facile per Conte ribaltare tutto al San Paolo, anche perché l’Inter ci arriverà dopo la battaglia allo Stadium (1 marzo) che sacchegger­à energie. Ma, per ora, l’urgenza è un’altra: aggiungere qualità ed Eriksen.

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IPP Delusione Romelu Lukaku, 26 anni, si copre il volto: è lui l’immagine della delusione nerazzurra a soli tre giorni dal grande entusiasmo per il derby vinto in rimonta

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