Ibra-Cristiano, c’eravamo tanto odiati
Veleni, successi e una montagna di reti: in Milan-Juve dopo 5 anni torna lo scontro tra re
Stasera dalla corrente risalgono milleduecentosessantuno gol. Il numero può provocare capogiri, ma gli ultimi Samurai hanno davvero dato in carriera 1261 colpi di lama. Seduti sulla riva del fiume, oggi affileranno di nuovo l’arma: entrambi vogliono graffiare una volta in più, soprattutto davanti al vecchio nemico. Zlatan Ibrahimovic e Cristiano Ronaldo, carissimi rivali, si rivedranno a San Siro dopo un lustro: guardandosi vis a vis, scopriranno di essere un po’ cambiati. Non nella fame, non nella leadership che deborda spesso in narcisismo, ma almeno nel look sì: ora anche il portoghese sfoggia un “tuppo”, uno chignon che per anni è stato vezzo svedese. Sembrano entrambi Samurai, guerrieri in lotta contro il tempo. Questo prestigioso Milan-Juve semifinale di Coppa Italia diventa un’occasione per aggiungere una pagina al romanzo interrotto cinque anni fa. Oggi come allora sono quei due a segnare il destino. E a saltare come grilli: nell’ultimo derby Zlatan, di 8 centimetri più alto, ha toccato quota 2,53 metri per l’assist a Rebic, mentre CR7 in volo a Marassi si è arrampicato 3 cm più su.
Tocchi divini
Qualche buontempone amante dei numeri ci ha scherzato su: Ibra e CR7 sono talmente grandi da sommare insieme 5 Palloni d’oro e 5 Champions. Tradotto: tra di loro c’è un vincitore, almeno in Europa e nei premi esibiti in salotto. Zlatan, invece, è un accumulatore seriali di scudetti: batte il rivale 11 a 6. Oggi Pioli si affida al suo colosso per il posttrauma derby, mentre Sarri vuole sfruttare l’onda lunga portoghese per tirarsi fuori dai guai: «Cristiano mi ha detto che sta bene, mi riferirà lui se avrà sensazioni di stanchezza e si deciderà se farlo riposare», ha detto il tecnico toscano. In ogni caso, sarà come rivedere un vecchio kolossal e alla memoria torneranno immagini d’epoca. Come la prima delle 10 volte in cui hanno incrociato la spada: 0-0 asciutto in nazionale a novembre 2008. O come quell’ultima battaglia datata 2015, quando il Real con un 1-0 al Psg allungò la maledizione Champions di Zlatan. In generale, i precedenti portano bene al bianconero che vinse anche in maglia United quando Ibra era all’Inter: portoghese in gol, svedese solo sulla traversa. L’unico successo di Zlatan (con rete annessa) in un Clasico di Liga nel quale subentrò al 51’ e Cristiano uscì al 66’: 15’ sufficienti per alimentare lo scontro. Niente, però, come quella volta nel 2013 quando sulle loro spalle larghissime pesavano i destini di due popoli. La venerazione per Ibra in Svezia e per Cristiano in Portogallo è spesso finita nell’idolatria, ma allora sul piatto c’era il Mondiale brasiliano: per uno dei due niente samba. Prima del playoff, vissuto come il giorno del giudizio, la tv svedese chiese al capitano chi avrebbe vinto. Risposta di Ibra: «Lo sa solo Dio, ce l’hai davanti». In campo, in effetti, mostrò quasi un tocco divino, peccato che il rivale andò oltre il trascendente: mitologico 2-3, doppietta di Ibra e tripletta di CR7. Una fotografia in una sola partita: sono due giganti, ma uno lo è stato un po’ di più. Nell’epoca del dualismo Messi-Cristiano, Ibra ha infatti fatto spesso la parte dell’intruso: avesse vissuto in un altro momento, sarebbe stato re.
Sulla stessa riva
San Siro è grande, sarà bollente, ma farà fatica a contenere i due ego. Nella guerra delle parole CR7 si è morso la lingua o ha solo scelto di ignorare, mentre Zlatan come d’abitudine è andato a briglia sciolta. Non hai nascosto quanto poco gli stesse simpatico quell’altro. Una puntura su tutte: «Il vero Ronaldo è il brasiliano. Cristiano non ha talento naturale, è solo frutto del suo lavoro. Invece Leo è unico». Alla voce premi individuali una battuta dalla discussa paternità datata 2013: «Cristiano è un privilegiato, è in prima fila alla consegna dei premi a Messi». Orgoglioso sul tema rovesciata: «CR7 Ha fatto un bel gol contro la Juve, ma provi a farlo da 40 metri come me...». Non poteva mancare neanche un parere su questo Ronaldo all’italiana: «Andare in un club che vince da 7 anni di fila non è una sfida...». Schermaglie a parte, Cristiano e Ibra continuano a bruciare statistiche. A ruggire come in quel vecchio spot Nike 2006, quando una sfida di pura tecnica tra due giovani campioni era arbitrata da Cantona. È passata una vita, 1261 gol, e siamo ancora là, sulla riva del fiume.