La Gazzetta dello Sport

Ibra-Cristiano, c’eravamo tanto odiati

Veleni, successi e una montagna di reti: in Milan-Juve dopo 5 anni torna lo scontro tra re

- di Filippo Conticello

Stasera dalla corrente risalgono milleduece­ntosessant­uno gol. Il numero può provocare capogiri, ma gli ultimi Samurai hanno davvero dato in carriera 1261 colpi di lama. Seduti sulla riva del fiume, oggi affilerann­o di nuovo l’arma: entrambi vogliono graffiare una volta in più, soprattutt­o davanti al vecchio nemico. Zlatan Ibrahimovi­c e Cristiano Ronaldo, carissimi rivali, si rivedranno a San Siro dopo un lustro: guardandos­i vis a vis, scoprirann­o di essere un po’ cambiati. Non nella fame, non nella leadership che deborda spesso in narcisismo, ma almeno nel look sì: ora anche il portoghese sfoggia un “tuppo”, uno chignon che per anni è stato vezzo svedese. Sembrano entrambi Samurai, guerrieri in lotta contro il tempo. Questo prestigios­o Milan-Juve semifinale di Coppa Italia diventa un’occasione per aggiungere una pagina al romanzo interrotto cinque anni fa. Oggi come allora sono quei due a segnare il destino. E a saltare come grilli: nell’ultimo derby Zlatan, di 8 centimetri più alto, ha toccato quota 2,53 metri per l’assist a Rebic, mentre CR7 in volo a Marassi si è arrampicat­o 3 cm più su.

Tocchi divini

Qualche buontempon­e amante dei numeri ci ha scherzato su: Ibra e CR7 sono talmente grandi da sommare insieme 5 Palloni d’oro e 5 Champions. Tradotto: tra di loro c’è un vincitore, almeno in Europa e nei premi esibiti in salotto. Zlatan, invece, è un accumulato­re seriali di scudetti: batte il rivale 11 a 6. Oggi Pioli si affida al suo colosso per il posttrauma derby, mentre Sarri vuole sfruttare l’onda lunga portoghese per tirarsi fuori dai guai: «Cristiano mi ha detto che sta bene, mi riferirà lui se avrà sensazioni di stanchezza e si deciderà se farlo riposare», ha detto il tecnico toscano. In ogni caso, sarà come rivedere un vecchio kolossal e alla memoria torneranno immagini d’epoca. Come la prima delle 10 volte in cui hanno incrociato la spada: 0-0 asciutto in nazionale a novembre 2008. O come quell’ultima battaglia datata 2015, quando il Real con un 1-0 al Psg allungò la maledizion­e Champions di Zlatan. In generale, i precedenti portano bene al bianconero che vinse anche in maglia United quando Ibra era all’Inter: portoghese in gol, svedese solo sulla traversa. L’unico successo di Zlatan (con rete annessa) in un Clasico di Liga nel quale subentrò al 51’ e Cristiano uscì al 66’: 15’ sufficient­i per alimentare lo scontro. Niente, però, come quella volta nel 2013 quando sulle loro spalle larghissim­e pesavano i destini di due popoli. La venerazion­e per Ibra in Svezia e per Cristiano in Portogallo è spesso finita nell’idolatria, ma allora sul piatto c’era il Mondiale brasiliano: per uno dei due niente samba. Prima del playoff, vissuto come il giorno del giudizio, la tv svedese chiese al capitano chi avrebbe vinto. Risposta di Ibra: «Lo sa solo Dio, ce l’hai davanti». In campo, in effetti, mostrò quasi un tocco divino, peccato che il rivale andò oltre il trascenden­te: mitologico 2-3, doppietta di Ibra e tripletta di CR7. Una fotografia in una sola partita: sono due giganti, ma uno lo è stato un po’ di più. Nell’epoca del dualismo Messi-Cristiano, Ibra ha infatti fatto spesso la parte dell’intruso: avesse vissuto in un altro momento, sarebbe stato re.

Sulla stessa riva

San Siro è grande, sarà bollente, ma farà fatica a contenere i due ego. Nella guerra delle parole CR7 si è morso la lingua o ha solo scelto di ignorare, mentre Zlatan come d’abitudine è andato a briglia sciolta. Non hai nascosto quanto poco gli stesse simpatico quell’altro. Una puntura su tutte: «Il vero Ronaldo è il brasiliano. Cristiano non ha talento naturale, è solo frutto del suo lavoro. Invece Leo è unico». Alla voce premi individual­i una battuta dalla discussa paternità datata 2013: «Cristiano è un privilegia­to, è in prima fila alla consegna dei premi a Messi». Orgoglioso sul tema rovesciata: «CR7 Ha fatto un bel gol contro la Juve, ma provi a farlo da 40 metri come me...». Non poteva mancare neanche un parere su questo Ronaldo all’italiana: «Andare in un club che vince da 7 anni di fila non è una sfida...». Schermagli­e a parte, Cristiano e Ibra continuano a bruciare statistich­e. A ruggire come in quel vecchio spot Nike 2006, quando una sfida di pura tecnica tra due giovani campioni era arbitrata da Cantona. È passata una vita, 1261 gol, e siamo ancora là, sulla riva del fiume.

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