Toro, sos difesa: Longo cerca la svolta
Era un reparto da record, nell’ultimo mese calo imprevedibile. Le mosse del tecnico
Quel muro invalicabile è stato il poster da esporre in vetrina, attraverso il quale ricordare l’avventura del Torino dei record dello scorso campionato. Poco più di un semestre dopo, la difesa è il reparto maggiormente in difficoltà. Quarantadue gol incassati nelle ventitré giornate di questa Serie A fanno del Toro la terza peggior difesa dopo Lecce (44) e Genoa (43), in compagnia del Brescia (42). Un passivo decisamente troppo pesante per un reparto che ha conservato gli stessi difensori e lo stesso portiere, Salvatore Sirigu, dell’anno dei record.
Maglia nera
È dall’inizio della stagione che la difesa ha smarrito quella solidità che trasmetteva un’anima riconoscibile al Toro. Nell’ultimo mese, poi, il crollo imprevedibile: dal 18 gennaio, dal 2-1 di Reggio Emilia dal Sassuolo. Dopo quella sera sono arrivati i sette gol dall’Atalanta, i quattro a Lecce, i tre di sabato in casa dalla Sampdoria. Sedici gol incassati in campionato nelle ultime quattro gare, che attribuiscono al Toro la maglia nera di peggiore difesa tra le squadre delle cinque principali leghe europee dell’ultimo mese (seconda è l’Augsburg con 13 gol, poi la Spal con 11,
West Ham e Samp con 10, Nantes 9). Nella statistica non entrano i 4 gol (2 al 90’) subiti il 28 gennaio in Coppa Italia dal Milan. Un passivo quello di Coppa che, tuttavia, conferma il trend negativo del momento.
Come mai?
È difficile fornire una risposta secca a chi si chiede come mai la difesa sia passata dall’essere un punto di forza fino a giugno scorso a un settore oggi in emergenza e da recuperare in fretta. È più verosimile ipotizzare che siano state una serie di concause a determinare i numeri attuali. Dal caso Nkoulou di agosto al calo di rendimento di Izzo, passando agli alti e bassi sia di Djidji che di Bremer, due difensori chiamati a raccogliere l’eredità dell’ex veterano Moretti dopo il ritiro (uno degli insostituibili nell’assetto a tre di Mazzarri del girone di ritorno dello scorso anno) ma che non hanno ancora fornito le stesse garanzie e certezze del «Moro». Non ci sono dubbi poi che i diciannove infortuni con i quali il Toro ha dovuto fare i conti dall’estate abbiano giocato un ruolo determinante, impedendo di poter stabilizzare «l’assetto difensivo» (centrocampo compreso) intorno a un nucleo fisso di giocatori. I ripetuti k.o. di Lyanco, Baselli e Ansaldi e i problemini fisici di Rincon hanno tolto dei riferimenti fondamentali nel lavoro di copertura in fase di non possesso. Le ripetute defezioni hanno impedito di far crescere la condizione atletica dei giocatori: può essere questo il motivo per cui quasi il 60% dei gol i granata li prendono nei venti minuti finali di ogni tempo.
Il centrocampo a 5
Dopo la ricostruzione mentale e il miglioramento della forma, riportare il «muro» all’antico è una delle priorità di Longo. Il rientro di Baselli darà una grossa mano, la voglia di Lyanco sarà una spinta in più. E da ieri sono riprese le prove sul centrocampo a 5 per dare più schermo alla difesa. È una via.