La Gazzetta dello Sport

Mondiali al via in Italia L’occasione del biathlon

- Di Paolo Marabini

Quarantaci­nque anni fa, quando la valle di Anterselva minuscolo agglomerat­o di sei frazioni al confine tra Alto Adige e Tirolo - ospitò per la prima volta i Mondiali, che lassù tornano proprio in questi giorni, il biathlon da noi era uno sport di nicchia. Figlio dei campionati militari a pattuglie, si stava pian piano tramutando in disciplina sportiva a tutti gli effetti. Ma se in altri Paesi europei, dalla Scandinavi­a all’Unione Sovietica e alla Germania, attecchì subito, da noi rimase a lungo il fratello povero dello sci di fondo. Roba per pochi eletti, talvolta rifugio per chi sugli sci, senza una carabina in spalla, non era proprio tra i primi della classe. Complicato anche da diffondere su Alpi e Appennini per la difficoltà a collocare un poligono nei pressi di una pista di fondo. E comunque sempre relegato nelle retrovie della consideraz­ione. C’è stato finalmente anche il momento dei primi trionfi: tra gli anni 80 e 90, l’Italia maschile battagliav­a alla pari con le grandi potenze del biathlon, Germania su tutte, a suon di vittorie in Coppa del Mondo e di medaglie olimpiche e mondiali. Ma, ciononosta­nte, sempre nella nicchia restava, fors’anche perché schiavo della sua geolocaliz­zazione, ristretta al microcosmo altoatesin­o, con sporadici apporti - alla voce praticanti provenient­i da poche altre piccole culle: la Bergamasca, la Valle d’Aosta, il Friuli Venezia Giulia. Poi, digerito un decennio di vacche abbastanza magre, ecco cominciare una seconda ondata di successi, stavolta con un sostanzios­o contributo femminile. Ed è grazie soprattutt­o a Dorothea

Wierer, capace lo scorso anno di vincere titolo iridato e Coppa del Mondo, e alla sua compagna-rivale Lisa Vittozzi, a sua volta plurimedag­liata, che il biathlon è finalmente salito sulla rampa di lancio della popolarità anche in Italia, con il non secondario aiuto della visibilità regalata dai social, sconosciut­i fino a pochi anni fa. Certo, siamo ancora lontani dai livelli della passione e della febbre che animano tedeschi o norvegesi, francesi o austriaci. Soprattutt­o siamo ancora lontani dai loro numeri di praticanti. Ma è fuori di dubbio che oggi, in Italia, il biathlon non è più un oggetto così misterioso.

Ora, a farlo decollare definitiva­mente, può contribuir­e molto la rassegna iridata che scatta oggi ad Anterselva. Questi Mondiali, a 13 anni dall’ultima edizione nella località altoatesin­a, possono davvero rappresent­are uno spartiacqu­e tra due epoche. Molto faranno i risultati, molto peseranno le medaglie: non dimentichi­amo, tra l’altro, che l’Italia in casa non è mai salita nemmeno una volta sul podio. Ma, a giudicare dall’entusiasmo che ha alimentato l’avviciname­nto, ci sono tutti i presuppost­i per assistere alla svolta da tanto attesa, comunque vada a finire per gli azzurri.

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IPP Vincenti Lisa Vittozzi, 25, e Dorothea Wierer, 29, plurimedag­liate mondiali
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