CR7 ROVESCIA RABBIA MILAN
Rebic in gol, Buffon salva la Juve, nel finale il rigore contestato Pioli: «Non c’era, Calabria non poteva sparire». Sarri: «Penalty netto e ce n’era un altro». Ibra: niente ritorno
Bianchi, Bianchin, Bocci, Della Valle, Guidi, Pasotto
Dentro un’atmosfera di altri gloriosi tempi, davanti a uno stadio quasi esaurito, il Milan regala emozioni a iosa, gioca da grande squadra, soprattutto da gruppo unito. Ma trova sempre un modo per farsi del male. Una partita sontuosa per almeno 70 minuti, non un tempo soltanto come nel derby, con un minimo vantaggio che gli stava troppo stretto per le occasioni che ha creato. Poi l’espulsione dello sciagurato Theo Hernandez (due gialli per falli plateali) cambia l’inerzia della partita. E la Juve, fin lì un esercizio di stile senza costrutto, riesce a portare a casa un pareggio con poco merito. Indovinate chi ci mette lo zampino? Cristiano Ronaldo, ovvio, con una rovesciata delle sue su cross di Bentancur. La palla incoccia il braccio largo di
Calabria voltato e amen. Var e rigore da regolamento. Che CR7 non sbaglia. Ibrahimovic, un paio di buone cose ma senza esaltare, non riesce a pareggiare il conto dei fenomeni. Anche se si chiama Diavolo, ci vorrebbe un pellegrinaggio per questa squadra che non riesce a raccogliere quanto semina anche in partite come questa: 11 conclusioni in porta a quattro, almeno cinque occasioni vere. La Juventus deve ringraziare il vecchio Buffon che la tiene in partita e le dà l’occasione di sbarcare in finale. Al di là del vantaggio dell’1-1 in trasferta, Il Milan si presenterà all’Allianz Stadium senza Ibra, oltre che Theo e Castillejo, tuti squalificati . Davvero brutte tegole per Pioli.
La chiave
L’unica consolazione per il Milan è che stavolta è avviato davvero sulla strada giusta. Per due motivi. Il primo, psicologico: anche in dieci, non ha sbracato davanti alla Juve che aveva messo in campo tutte le bocche da fuoco a disposizione. Si è difeso con grinta e un certo ordine, concedendo il minimo indispensabile. Il secondo motivo, tattico: Pioli ha riproposto il 42-3-1 del derby e con questi uomini sembra il sistema migliore. Con Rebic e Castillejo capaci di coprire nella fase difensiva, lasciando Calhanoglu alto. La disposizione della Juventus invece aveva tutta l’aria di un adattarsi al rivale: un 4-3-3 con Cuadrado alto e De Sciglio basso, pronto a trasformarsi nel centrocampo a quattro con il colombiano. Una chiara scelta per tamponare la catena più pericolosa del Milan, quella di sinistra con Theo Hernandez e Rebic. E, anche, un segno dei tempi grami. Questa Juve si è persa, Verona non è stato un
episodio. Sarri ha provato Ramsey interno a palleggiare con Pjanic e a cercare l’imbucata. Non c’è mai riuscito. Il Milan è sembrato subito più in palla, molto aggressivo e soprattutto abile a chiudere tutti gli spazi con un buon pressing in fase di non possesso. La Juve fraseggiava corto con una certa precisione, ma tendeva spesso a giocare la palla dietro per la rabbia di Ronaldo che ha alzato le braccia perlomeno un paio di volte. Il Diavolo no, il Diavolo ha provato a far male sempre, concedendo il maggior possesso palla per ripartenza veloci e rabbiose. Ha presto impegnato Buffon che ha sfornato la paratona su una sassata dal limite di Calabria e già prima aveva respinto un tiraccio di Rebic. E Ibra? Sornione al limite dell’apatico, ha regalato un tacco uscito di parecchio e una gomitata a De Ligt che gli è costata il giallo e la vacanza per il ritorno all’Allianz.
La svolta
Nel primo tempo al Diavolo è mancato soltanto il gol, ma anche nel secondo continuava a piacere più della Juve, che cercava di frenare l’impeto rossonero nascondendo la palla con fraseggi precisi, ma senza trovare mai il modo per lanciare Ronaldo o Dybala, che si sbatteva più di tutti. Quando Rebic, sempre lui, ha trovato il varco per bucare Buffon, per il Milan sembrava fatta. Ma è arrivato il harakiri di Theo che stendeva Dybala in modo scomposto per il secondo giallo. Sarri, che aveva già inserito Bentancur per Ramsey, ha speso prima Higuain per De Sciglio, arretrando Cuadrado, e poi Rabiot per Matuidi, subito molto più propositivo del connazionale. Il Milan si è chiuso inserendo forze fresche e senza l’invenzione di Ronaldo, al primo minuto di recupero, forse avrebbe tenuto. Invece deve leccarsi un’altra volta le ferite. Un pari che fa male quanto una sconfitta, soprattutto perché a Torino dovrà andarci con quel che resta dei giocatori. E senza il suo totem.