CR7 ha le spalle larghe Juve aggrappata a lui E Milano gli porta bene
A San Siro su rigore aveva già deciso la Champions ‘16 Nel 2020 sta segnando con una continuità da record
Non basterà in eterno il guizzo dell’uomo col codino a salvare questa Signora scapigliata. Cristiano Ronaldo è sempre lui, quello chiamato a metterla dentro in qualche maniera, semmai sono gli altri ad aver smarrito se stessi. In attesa di risolvere questo cortocircuito, il portoghese gioca la sua personalissima stagione ruggente: è a 35 gol in 35 partite tra Juve (24) e nazionale (11). I numeri, a volte, sono potenti come simboli: 35 sono gli anni di Cristiano, compiuti la settimana scorsa.
Su l’umore
Ormai si entra in campo con la consapevolezza che questa povera Juve un gol lo troverà comunque: in fondo, ha un’arma atomica nell’arsenale. Ieri il portoghese ha proseguito l’onda lunga degli ultimi due mesi e, soprattutto, ha salvato i sonni di Sarri che potevano essere assai più tormentati. Lo ha fatto nella maniera più teatrale: con una semirovesciata da posizione complicata finita sul braccio di Calabria e poi trasformata in rigore dal Var. I tifosi della Juve, che avevano ancora negli occhi la rovesciata con cui CR7 li aveva “ribaltati” con il Real, adesso hanno un’altra acrobazia da inserire nel libro. Leggere delle meraviglie di Cristiano aiuta a tirare su l’umore, ma non risolve i problemi, tanti, in casa bianconera.
Codino batte codino
Da cinque anni Ronaldo non incrociava quell’altro tipo col codino, un Samurai che un tempo ambiva al suo trono. Stavolta sembrava proprio che Ibra potesse finalmente prendere lo scalpo portoghese, come in un Clasico di Liga di 11 anni fa, quando segnò facendo crollare il Camp Nou. E, invece, è finita come quasi sempre, con Cristiano esultante e lo svedese imbronciato. Certo, questo rigorino non rimarrà nella galleria del duello tra i due giganti: in questi luoghi si sono combattute battaglie assai più epiche. Una volta, ad esempio, CR7 ha tolto all’arcinemico la possibilità di giocare l’ultimo Mondiale della carriera. Allora servì una tripletta, questa volta si è accontentato di molto meno. Più che il tiro dagli 11 metri, a Ronaldo interesserà di più aver medicato l’emorragia bianconera. Ha messo un tampone, perché la Signora di Sarri è tutt’altro che guarita. I guai sono tutti quanti là, attorno a Cristiano: anche quando ha avuto accanto sia Dybala, il più ispirato, che Higuain, il più fischiato, non ci sono state occasioni vere. Senza quella semirovesciata tutto lo scenario sarebbe stato assai più traballante, ma San Siro un po’ deve portare bene a Cristiano.
Spalle larghe
Una volta in questo stadio, proprio contro quelle maglie da diavoli, perse una drammatica semifinale di Champions: era allo United, era il 2007 e il codino non stava neanche nei sogni. Ma il ricordo più lieto è una Coppa alzata in faccia ai cugini dell’Atletico. La finale del 2016 la risolse lui e anche allora fu un destro da 11 metri: i rigori e San Siro, per il portoghese sarà stato un dejà-vu. Tutto il 2020 è, in realtà, una lunga coazione a ripetere. Ronaldo continua con lo stesso gesto senza mai stancarsi: ha segnato 12 gol in otto gare di questo anno in tutte le competizioni, almeno tre reti in più di ogni altro giocatore di Serie A nello stesso periodo. La Juve si aggrappa alle sue spalle larghissime, ma non può bastare. A volte, neanche Ronaldo basta.
Coincidenze A 35 anni, è a 35 gol in 35 partite tra Juve (24) e nazionale (11)...
La super sfida Il portoghese è uscito col sorriso, Ibra imbronciato